MASSIMILIANO CRISTINA Corrispondente - MLS Soccer Italia Il soccer è da sempre lo sport più amato e praticato nella città di St. Louis, Missouri. Quando il Commissioner della MLS Don Garber ha terminato il tour delle Expansion MLS nella città di St. Louis, Missouri, in buona parte degli Stati Uniti è riecheggiato un metaforico “Oh, finally!”. Il calcio è arrivato nella Soccer City, finalmente a St. Louis c’è una franchigia nella Major League Soccer, era un sogno e un obiettivo degli appassionati in città sin dal 1996, anno della fondazione della lega calcistica nordamericana. L’annuncio di Garber della prossima squadra a St. Louis, che scenderà in campo dal 2023 in un nuovo stadio, è stato vissuto come una sorta di liberazione dagli appassionati di soccer, il lieto fine di un romanzo che per più di venti anni non si era sviluppato come in molti avrebbero voluto; un vuoto riempito dalla città che più di tutte ha contribuito nello scorso secolo a far sviluppare uno sport storicamente chiuso tra baseball, football americano, basket e hockey. La città di St. Louis, nonostante non avesse una squadra nell’élite del soccer nordamericano ormai da decenni, ha una lunga tradizione calcistica fatta di vittorie, imprese storiche e passione per le strade che non ha eguali nel resto del territorio statunitense. Trofei vinti prima ancora che la prima NASL e la MLS potessero essere realmente concepite; trionfi a livello di College; soprattutto un’impronta ben definita nella Nazionale degli Stati Uniti che riuscì nella prima grande impresa calcistica della sua storia: ai Mondiali brasiliani del 1950, gli Usa batterono addirittura l’Inghilterra (1-0), dopo una partita rimasta della leggenda del calcio, non solo americano. Ecco, non solo cinque undicesimi di quella squadra erano originari di St. Louis, ma l’unico media a coprire quell’evento negli Stati Uniti fu proprio il St. Louis Post-Dispatch. Proprio in virtù di una storia così importante, l’esultanza collettiva di St. Louis dopo l’ingresso in MLS ha stupito più che sorpreso solo chi non vive dalle parti del Gateway Arch, la porta sul mitico West della città, costruito paradossalmente dopo che tutti questi trionfi sportivi erano già passati all’archivio della memoria. In una città che è andata avanti in tutti gli sport, seppure tra alti e bassi – in NHL ora ci sono i St Louis Blues, in MLB ci sono i St Louis Cardinals –, il calcio è rimasto a lungo escluso dalle dinamiche cittadine e non solo, quasi snobbato dalla politica, fino ancora al novembre 2018, quando il progetto St. Louis-MLS rischiò il naufragio dopo il rifiuto della città di finanziare, con 60 milioni di dollari di fondi pubblici, parte del nuovo stadio previsto nel progetto presentato alla lega. Il soccer, però, vive e pulsa nelle strade, è parte integrante della comunità, non solo perché ha dominato per decenni – e domina ancora oggi – la scena sportiva a livello amatoriale e collegiale: si stima che a St. Louis ci siano circa 40-50mila bambini iscritti alle varie scuole calcio, organizzate e strutturate – con ricostruzioni certe – fino dal 1880, quando immigrati dalla Gran Bretagna e soprattutto dall’Irlanda trapiantarono il gioco in città, e iniziarono ad allevare i migliori calciatori dello stato. La crescita generale di questo sport nel corso degli ultimi venti anni ha portato città più attrezzate, popolose, ricche e influenti a superare St. Louis in più di una corsa al posto nel professionismo, ma ciò non ha tolto la passione per questo sport ai St. Lousians, Taylor Twellman, nativo di St. Louis, uno degli undici giocatori nella storia della MLS ad aver segnato almeno 100 gol, ha chiarito come questo amore per il gioco sia radicato nella storia della città: "Per come conosco St. Louis, per come l’ha conosciuta mio padre, per come l’hanno conosciuta i miei zii e i miei nonni, il calcio è sempre stato il cuore pulsante di tutto. Credo che STL sorprenderà molti per la passione che porterà sui campi della MLS". Contestualizzata la situazione e ricostruito il background storico, quello che potrebbe a questo punto sembrare un investimento sicuro della MLS in un mercato dove la fame di calcio è evidente, rappresenta anche una scelta con lo sguardo rivolto al futuro, al progresso e alla sostenibilità del progetto. La proprietà della nuova franchigia di St. Louis sarà la prima a maggioranza femminile nella storia della Mls, una novità importante in una nazione e in un periodo storico in cui le donne nel calcio hanno alzato la voce e costruito un dibattito su tantissimi temi. A guidare il club saranno Carolyn Kindle-Betz e altre sei donne della famiglia Taylor, tutte di St. Louis. Si tratterà di un’ulteriore spinta nella rincorsa al titolo di “Soccer City”, oggi messo in discussione da Portland e Seattle, ma rappresenta anche un’immagine di straordinaria normalità nella scelta, una “prima volta” fortemente progressista in un mondo da sempre etichettato come maschilista, ma che in realtà ha trovato terreno fertile e disponibilità da parte della MLS. Sicuramente una proprietà a maggioranza femminile porterà una prospettiva del tutto nuova al tavolo dei presidenti nella lega, coinvolti praticamente in tutte le decisioni delle varie franchigie. Un modo di vedere le cose che dovrà svuotarsi da quelle residue convenzioni o preconcetti che da sempre caratterizzano le proprietà condivise da uomini, con possibilità di vie alternative e futuribili nelle fase decisionali. Una proprietà al femminile è anche una scelta con interessanti sbocchi commerciali: l’appeal della squadra presso il pubblico femminile, già di per sé molto attivo negli Stati Uniti, potrebbe infatti giovarsene. Un altro aspetto per cui la città del Missouri ha battuto la concorrenza di Sacramento per il posto numero 28 in MLS riguarda proprio il coinvolgimento dei Taylor, famiglia locale che ha permesso di evitare fondi pubblici per la costruzione dello stadio, e di assecondare le richieste di Don Garber, sempre attento a preferire imprenditori coinvolti sul proprio territorio piuttosto che facoltosi mecenati pronti a dirigere società da lontano, come sarebbe stato nel caso di Sacramento. Ora per il progetto St. Louis in MLS c’è tempo fino al 2023, e ci sono tante decisioni che i proprietari dovranno prendere nei prossimi mesi. Saranno mesi intensi e complicati, scanditi da un countdown cittadino di attesa, entusiasmo e passione che promette battaglia a piazze bollenti in MLS come Seattle, Portland (che ha inciso la scritta “Soccer City” sui seggiolini del suo stadio, il Providence Park) o Atlanta. Il nome del nuovo club, così come logo e colori sociali, sono stati scelti coinvolgendo la fanbase. St Louis ha ufficialmente un nome, un logo e dei colori sociali: St Louis City Soccer Club o St Louis City SC. Per lo stadio, Centene Stadium, che sarà dunque finanziato privatamente, il progetto è già pronto: capienza da 22.500 posti, possibile espansione fino a 25mila. St. Louis c’è, è pronta a organizzare ed essere the next big thing del calcio a stelle e strisce. Il pallone tornerà a rotolare nella Soccer City, questa volta finalmente ai massimi livelli. E niente sarà più come prima.
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MARCELLO RABOZZI In Missouri – il Cave State – la US 66 da St. Louis, che sprizza carisma metropolitano, segue crinali e valli offrendo una strada serpeggiante e a curve. Porzioni veramente difficili le valsero il sopranome di “Bloody 66”. Il Missouri mantiene almeno 483 km della storica strada, ed è proprio questo stato che le impose il nome ROUTE 66. Il Missouri è riuscito a conservare una buona dose di memoria dell’autentica Route 66 in una byway contrassegnata da insegne, location storiche, trading post, diner, musei ad attrazioni. Il Missouri é stato il primo stato a erigere le insegne sulla storica US 66. L’allineamento storico si basa sull’originale strada del 1935. La Route 66 nel Missouri eredita il percorso della State HWY 14 del 1922, poi ampliata su quattro corsie nel 1950 per offrire maggiore conforto in tutta la sua lunghezza di 482 km. Oggi non esiste una cartina moderna che mostri l’originale Route 66 a due corsie benché molte sezioni sopravvivano ancora, conservando cimeli storici tramite insegne, motel, attrattive. Il percorso parte da St. Louis e giunge a Joplin. Il viaggio inizia a St. Louis: la città più grande sulle Route 66 tra Chicago e Los Angeles. St. Louis fu fondata sulle rive del Mississippi River nel 1764 e divenne la "Gateway to the West". Lewis e Clark partirono da qui nell’epico viaggio attraverso terre sconosciute verso il Pacifico. Cacciatori di pellicce e mercanti di pelli usarono St. Louis quale avamposto d’approvvigionamento prima di partire alla volta delle Rocky Mountains. I cercatori d’oro lasciarono St. Louis alla ricerca della ricchezza nel West. Immigranti e coloni affrontarono l’immensità delle praterie partendo da St. Louis, tanto che si può ben dire che St.Louis ha messo in moto una nazione e ha segnato la strada per l’ovest a chi cercava una vita migliore. La Route 66 vi giunse nel 1926 e perpetuò la tradizione dei viaggi che aveva preso piede un secolo prima. Il percorso della Route 66 attraverso St. Louis si perde in un dedalo di numerose tracce che si confondono, più che in qualsiasi altro punto della Mother Road. Molti vecchi quartieri che confinavano con la Route 66 non sono più riconoscibili come Route 66 storica, ma nonostante ciò tantissime sono le testimonianze della 66 a St. Louis. Ted Drewes è sulla vecchia cintura della storica Route 66, oggi Interstate 270. TED DREWES FROZEN CUSTARD al 6726 di Chippewa è una sosta da non mancare per gustare il famoso gelato definito “concretes” per la sua solidità, popolare già dal 1941. Ancora oggi la gente transita nelle giornate di sole per gustare una tipicità che accompagnò i viaggiatori sulla Route 66. Anche il DONUT DRIVE INN – restaurato alla sua gloria – è un edificio del 1952 che vendeva donut freschi: il suo neon è uno dei migliori dell’area di St. Louis. Conservato anche l’EAT‐RIDE DINER sulla vecchia Route 66, si trova da oltre settanta anni sull’angolo della 622 Choteau Ave e 7th a sud del downtown cittadino: è una vecchia tradizione della Route 66 a St.Louis. Ha visto tanto “traffico 66” e ancora oggi serve un pasto veloce. Vale la pena curiosare a FOREST PARK, zona storica di St. Louis attraverso la quale si snodava l’originale Route 66. Tra le tante attrattive ospitate nel parco anche il MISSOURI HISTORY MUSEUM ed il SAINT LOUIS ART MUSEUM. Originalmente fu costruito quale primo monumento negli USA a Thomas Jefferson, ma nel 1904 diventa il fulcro dalle World’s Fair.
Appena fuori St.Louis la tappa ad EUREKA vale la visita al Route 66 State Park. Il visitor center è l’ex Bridgehead Inn, risalente al 1935 sull’originale Route 66. Una mostra offre uno sguardo completo sulle Route 66 in Missouri con foto, oggetti, ritagli di giornali. Si possono vedere le splendide architetture degli edifici e delle cittadine che fiancheggiavano la Mother Road dal 1930 al 1960 in Missouri, e i souvenir che un tempo i turisti compravano viaggiando nel Missouri. Per gli appassionati collezionisti ed amanti del turismo, una bella collezione di chiavi di camere di motel è rappresentativa del boom commerciale che la strada 66 offrì ai vacanzieri, con la disponibilità di alloggi lungo il percorso. Notevole è il gift shop per appassionati di Route 66. La location del parco è vicino alla città di St. Louis e offre una fuga nella natura: oltre quaranta esemplari d’avifauna, zone per comodi picnic e sentieri per passeggiate sono distribuiti in tutto il parco. CUBA lungo il Route 66 corridor – conosciuta come Route 66 Mural City – propone arte e sculture in tutta la cittadina: dodici murali del Viva Cuba Mural Project adornano alcuni edifici, ognuno con la sua storia, ed ognuno dipinto da diversi artisti. La città narra le sue vicende storiche – compresa la Guerra Civile – sui muri: il Presidente Harry S. Truman visitò Cuba durante un giro di campagna presidenziale sulla storica strada; anche Bette Davis e la pilota Amelia Earhart visitarono la città in occasioni distinte. I suoi ristoranti sono sempre un "must stop" per i viaggiatori della Route 66, mentre la Crawford County Courthouse locale offre una mostra sulla Route 66 nei tre piani dell’edificio storico del 1938: non tutte le piccole cittadine possono vantare un museo della propria storia quale il Crawford County Historical Society & Museum. Tra gli alloggi autentici il The Wagon Wheel Motel, reperto storico tanto che la sua presenza sulla Route 66 data 1930: a oggi é il motel a gestione più longeva sulla US 66. Il suo ristorante è un negozio di souvenir e la pompa di benzina non è più attiva, ma il Motel continua a offrire alloggio ai viaggiatori dopo settantacinque anni dalla sua apertura. The Wagon Wheel Motel fu tappa turistica famosa ed oggi ‐ grazie all’acquisizione da parte di un residente ed al suo completo restauro ‐ risplende come nel passato con bei bungalow in un grande giardino, dietro a quella che soleva essere una stazione di rifornimento ed un garage. Queste attrattive turistiche fornivano ai viaggiatori sulla Route 66 una serie di servizi tra i quali le riparazioni d' auto, il rifornimento di benzina, spesso la ristorazione con un ristorante ed ovviamente un motel sistemato attorno al parcheggio auto. La segnaletica stradale “Washington” ed “Historic Route 66” segnala un altro reperto vintage sulla Mother Road di Cuba: é la vecchia stazione di servizio Carr Phillips 66 Service Station del 1932, all’angolo tra Washington e Franklin Street. Wallis Companies é la proprietaria che ha restaurato questa vecchia stazione di rifornimento. Il suo quartier generale é proprio di fronte in un edificio moderno colorato. Oggi quest’azienda gestisce una catena di minimarket, tra i più diffusi nel Midwest. Tre murali adornano la vecchia stazione di benzina narrando eventi della vita del proprietario Bill Wallis e della comunità di Cuba grazie alla mano dell’artista Ray Harvey. A quattro miglia ad ovest di Cuba c’è la frazione di FANNING: é la location della sedia a dondolo più grande del mondo della Route 66 entrata nel Guinness dei Primati. La sedia è alta 10 metri ed attira viaggiatori per qualche scatto fotografico; l’attiguo trading post 66 OUTPOST vende ricordi ed é un buon punto di sosta sul percorso. STANTON é invece la sede delle celeberrime Meramec Caverns – grotte sotterrane con stalattiti e stalagmiti che si percorrono a bordo di un veicolo in un tour accompagnato ‐ uno dei nascondigli del famoso fuorilegge nativo del Missouri, Jesse James. Furono aperte commercialmente da Lester Dill negli anni ’30 e vantavano un parcheggio per 300 auto, luce elettrica ed una grande pista da ballo. E’ una delle soste turistiche più famose sulla Route 66. Il bandito Jesse James ne frequentava i sentieri e gli anfratti molto prima che questa strada fosse celebrata come superstrada. Ancora oggi continuano le leggende sul bandito con racconti sui vari nascondigli nelle montagne Ozarks. Tra le attrattive da visitare: The Jesse James Wax Museum e Stanton Toy. Il Missouri vanta sicuramente un numero impressionante di grotte sotterranee, tanto da guadagnarsi il soprannome di Cave State. ROLLA a metà strada tra St. Louis e Springfield ‐ si pronuncia RAW‐LA ‐ iniziò quale avamposto ferroviario nel 1855: qui finiscono le praterie e iniziano le montagne Ozarks. Nei vecchi tempi della Route 66 le Ozarks erano una meta vacanziera per chi fuggiva dalla città. Sulla strada The Hooker Cut ‐ tra Rolla e Waynesville ‐ é un taglio netto nella montagna, profondo 12 metri che consentì il passaggio della storica strada tra le montagne, in un paesaggio di contrasti. A Rolla c’è la sede della Missouri University of Science and Technology, molto conosciuta anche in campo internazionale per le sue facoltà d’ingegneristica e di scienze del computer. E’ anche il quartier generale della Mark Twain National Forest nonché area di viticoltura Ozark Highlands American Viticultural Area, che fu impostata all’origine dagli immigranti Italiani. Rosati Winery Museum ad esempio é la più antica vinicola della Ozark Highlands wine region ed anche una delle più antiche di tutto il Missouri. Che dire poi dei negozi o empori di modernariato sulla Route 66? Il Missouri ne conta parecchi da curiosate e scoprire, poiché catturano per fascino e per le tante cose vecchie: scatole di latta di biscotti o di tabacco, dischi, cassette, radio, elementi elettronici vari, gioielli, vestiti, poster, cartoline, targhe, libri e vecchi giocattoli. Basti citare Totem Pole Antiques Old Trading Post, che aprì nel 1933: é l’esercizio commerciale più antico ed ancora in servizio della Route 66 in Missouri. Offre vero antiquariato e vari ricordi della Route 66 oltre a delicatezze tipicamente locali. E’ gestito da due “veterani” della 66, Jones e Alice che lo dirigono da 30 anni. Uno dei gioielli storici della Route 66 é la comunità di DEVIL’S ELBOW: qui sembra che i decenni si susseguano lontano dal rumore e dal traffico dell’Interstate. Negli anni ‘30 e ‘40 Devil's Elbow era una località di villeggiatura con chalet, canoe ed il famoso Munger Moss Sandwich Shop che fu poi spostato a Lebanon. Lo storico alloggio Elbow Inn risale agli anni ’30, costruito da Nelle & Emmett Moss. E’ un posto per mangiare un ottimo barbecue sul fiume Big Piney River: ancora oggi affumicano la propria carne per il BBQ, luogo pittoresco e curioso, con biliardo, tavoli e sedie ed un fornito bar. Al suo interno dal soffitto pende una vera marea di reggiseni, ricordi e trofei dei viaggiatori. Elbow Inn Bar and BBQ Pit occupa esattamente lo stesso posto dell’originale Monger Moss Sandwich Shop del 1929. All’esterno esistono ancora poster originali d’epoca che promuovono le mitiche moto Indian. E’ certamente un locale da non mancare, raduno di molteplici motociclisti che qui trovano veramente l’autenticità di un luogo storico delle Mother Road. Devil's Elbow Bridge é un antico ponte di ferro in un bosco: fu famoso per essere pericoloso, spesso ostacolo letale sulla Route 66 ai guidatori che si trovavano improvvisamente immersi nelle brume del mattino. Viaggiando verso est ci si trova immersi nel bel paesaggio delle Ozark Mountains con le sue piccole comunità pittoresche: St. Robert, Waynesville, Buckhorn, Laquey ed Hazelgreen, tutte validi esempi delle tappe storiche sulla Route 66. Tra le tante curiosità conservate lungo la US Route 66, una bella fermata dell’ antica diligenza nel cuore di WAYNESVILLE. la Old Stagecoach Stop del 1853; in passato taverna, poi alloggio, fu usata anche come ospedale dalle truppe dell’Unione durante la Guerra Civile. L’Old Courthouse Museum é accanto alla Old Stagecoach Stop. Il Route 66 Candy Shoppe – emporio di caramelle classico all’Americana ‐ si trova invece attorniato da delle serie di attrattive kitch, ma che ricreano efficacemente il divertimento classico d’epoca della Route. Lebanon é una bella cittadina, importante tappa sulla Route 66 con servizi indirizzati ai viaggiatori. Infatti, uno dei primi motel sull’highway fu Camp Joy, che aprì nel 1927 quale accampamento alla tariffa di $0.50 a notte. Più tardi si aggiunsero cottage abbinati a pompe di benzina e negozi di generi alimentari. Oggi ritroviamo il famoso Munger Moss Motel ed il Wrink’s Food Market, vera istituzione per oltre 50 anni. Ai tempi in questo negozio si vendevano panini alla Bologna per 99 cents! Il Munger Moss Motel rimane una vera a propria Vintage Auto Court che richiama ai tempi gloriosi della Route 66! Per generazioni è stata la "home away from home" dei viaggiatori ed ancora oggi offre alloggio con tutti i servizi del caso dei tempi moderni: semplice, pulito e pieno di ricordi. La Neon Heritage Preservation Committee, la Route 66 Association of Missouri ed il National Park Service hanno contribuito a restaurare l’insegna che fu riaccesa nel Novembre 2010. Il Bell Restaurant continua a servire pietanze ai viaggiatori affamati. Lebanon conserva molte memorie storiche della Route, vere e proprie attrattive: una di queste é il nuovo museo nella Laclede county library che oltre ai tanti ricordi e reperti, ha ricreato i veri ambienti tipici degli esercizi commerciali lungo la strada. La stazione di benzina Texaco è esattamente come le originali degli anni '50 e '60. Springfield é la "Queen City of the Ozarks" e si trova nel cuore di queste belle montagne. E’ una cittadina moderna nata sull’Interstate 44. La Route 66 è nata proprio qui il 30 Aprile 1926 quando le autorità cittadine inviarono un telegramma proponendo il nome alla nuova superstrada. La Route 66 Association of Missouri ha denominato Springfield luogo di nascita ufficiale della Route 66 con un’insegna ora posta sul versante orientale della Park Central Square. Oggi Springfield mischia passato e futuro proprio nel punto ove la Route 66 attraversava il suo centro. Una delle prime visite in città è il The Route 66 Information Center per poter collezionare cartine, informazioni e scoprire circuiti da fare. Il momento migliore per celebrare la Mother Road nella Queen City é il Birthplace of Route 66 Festival ad Agosto: la città festeggia la storia della Route 66 con 3 giorni di festival pieni di spettacoli, eventi, competizioni, intrattenimenti e auto in bella mostra sulla sezione delle 66 di Springfield. Il festival offre tante attività e svaghi: la Route 66 Parade ed un mercato con banchi all’aperto, uno show di moto e di auto, una gara di moto e due serate di concerti al Gillioz Theatre, cinema al drive‐in una maratona ed un chiacchierata di autori, artisti, collezionisti e associazioni della Route 66 al The Old Glass Place, 501 E. St. Louis St., dove gli aficionado della Route 66 mettono in vendita vari prodotti. Un buon boccone, rimanendo in tema, si gusta nel cuore di Springfield da Tubby’s Diner: colazioni, pranzi e cene in un’ambientazione, giusto scenario alla storica strada. E’ sempre aperto, tutti i giorni dalle 7 del mattino alle 8 di sera. Un altro classico assoluto è Steak 'n Shake che fa parte della tradizione di Springfield da 50 anni ed è ancora in voga: é un diner con servizio anche in auto, risalente al 1962; l’unico rimasto di questa catena di ristorazione in franchising ed anche l’unico ancora con servizio ai clienti seduti in auto! Sulla piazza centrale si trova il teatro Gillioz Theatre in stile Spanish Colonial Revival del 1926, perfettamente restaurato e riaperto nel 2006. Qui lo spettacolo con musica è assicurato. Mentre nella storica piazza centrale di Springfield si trova l’History Museum on The Square, che include lo storico edificio Berth ed il Fox Theatre con una varietà di esposizioni ed informazioni su tutto quanto c’è da sapere su Springfield. Per il 2016 l‘History Museum On The Square inaugura completamente rinnovato con una sezione intera dedicata alla Route 66. Per dormire si sceglie un alloggio che riporti proprio alle atmosfere storiche della 66: da 75 anni il Best Western Route 66 Rail Haven ha dato il benvenuto a ospiti di tutti i paesi del mondo. L’hotel è nel National List of Historic Places. Non si può mancare quest’esperienza: qui Elvis Presley dormì nella camera 409. Le vecchie pompe di benzina con l’insegna Sinclair sono ancora una delle attrazioni di maggior fascino. Springfield sulla Route 66, ne conserva ancora una presso la quale sostare per immergersi nella memoria storica del viaggio sulla Mother Road. Gli appassionati di vintage devono raggiungere la piccola cittadina di HALLTOWN a soli 14 km. ad ovest di Springfield: é un vero Tesoro di aneddoti e di antichità della Route 66. Piccola, quasi addormentata, Halltown cattura per il suo fascino che la rende un classico del Missouri. Molto forte la presenza della chiesa nella vita quotidiana: tante, infatti, le parrocchie che si alternano a vecchi edifici decadenti e nuovi, moderni ed immacolati. Chi ama il modernariato curiosa da Whitehall Mercantile, che occupa due piani di un edificio sulla storica Route 66 – "Mainstreet USA." Costruito nel 1900, all’origine era un general store con un ufficio postale a pianterreno. La 66 aiutò la trasformazione di Halltown nel diventare "the antique capital of the world". Era una cittadina di 190 abitanti con ben sette negozi di antiquariato, ognuno specializzato in qualcosa di diverso: dalle bambole alle lampade. La cittadina ha sempre avuto un forte carattere. Per trovare un drive inn di tutto rispetto si va a CARTHAGE che dista solo 93 km. da Springfield: il Drive In Theatre è in assoluto il più bello e meglio restaurato di tutta la Route 66. Risale al 1940 ed è stato riaperto nel 1998. Vi si proiettano film ogni venerdì, sabato e domenica sera. Fu uno dei nove drive in che esistevano sulla Route 66 e fu costruito dagli imprenditori William D. Bradford e V. F. Naramore nel 1949 e fece parte di un boom del periodo, dopo la Guerra mondiale. La Route 66 scorre attraverso Carthage a circa un isolato dalla Town Square. Lungo il suo percorso sorge il famoso Boots Motel, un classico esempio di Streamline Modern Architecture, uno degli ultimi rimasti sulla Route 66. Arthur Boots costruì il Boots Motel nel 1939 "At the Crossroads of America." All’epoca fu veramente un albergo moderno con tanto di radio in ogni camera, docce piastrellate, pavimento riscaldato con termostato, aria condizionata e garage. Si dice che anche Clark Gable vi abbia soggiornato. Il "Motel" fu salvato dalla demolizione grazie alla passione di due sorelle che l’hanno restaurato com’era all’origine nel 1949, con cinque camere completate e disponibili dal 2012. Tutte le camere ad oggi disponibili forniscono letti doppi; non c’è la televisione poiché Carthage non l’aveva fino al 1953, quindi Boots non la offre ma in compenso in ogni camera c’é la radio, così com’era pubblicizzato negli anni ’40. Internet gratuito e praticamente invisibile in queste abitazioni decorate in stile anni ’40. Alcuni servizi moderni quali ad esempio il dispensatore di sapone nei bagni, sono temporanei in attesa di poter trovare elementi in stile d’epoca. Si può parcheggiare l’auto proprio davanti alla camera come si faceva ai tempi ed il parcheggio é abbastanza ampio da consentire posto anche a camper. E’ veramente un’ “esperienza66” poter soggiornare in un autentico edificio Art Deco‐Streamline Modern, che attualmente Trip Advisor segnala quale "Best Motel in Carthage"! L’ultima tratta della storica Route 66 nel Missouri conduce a JOPLIN, prima del confine con lo stato del Kansas: dislocate all’incrocio tra le Interstates 44 & 49 e la Route 66. La cittadina lega il suo nome a Bonnie e Clide che nel 1933 vi stracorsero ‐ nascosti in un appartamento ‐ alcune settimane, lasciando ovviamente cadaveri durante la fuga. La Missouri Advisory Council on Historic Preservation ha nominato la casa ove la coppia soggiornò al 34th Street e Oak Ridge Drive per entrare nel National Register of Historic Places, per il significato storico ed architettonico. Numerosi edifici di Joplin sono già inseriti in questa lista soprattutto le belle residenze Vittoriane del Murphysburg Historic Residential District e, recentemente la città ha intrapreso progetti di restauro sulla Main Street, quartiere del downtown che si trova sulla Route 66 rinnovando facciate, marciapiedi, aggiungendo lampioni in stile e panchine. Un trolley compie il tour della cittadina evocandone il passato. La storica strada portò a Joplin traffico, commercio e notorietà tanto che Bobby Troupe scrisse la canzone “Route 66” e scelse di citare citare Joplin in un verso. Oggi al City Hall si trovano tre murali: Joplin at the Turn of the Century, Evolution of a Mural, Route 66 attraverso i quali si ottiene un assaggio anche sull’artista Thomas Hart Benton e su come suo nipote Anthony Benton Gude abbia interpretato la città nel 20° secolo. Nel 2014 è stato inaugurato il Route 66 Mural Park, parco accanto alle strade Seventh e Main — ove si allineano due corsie della Route 66 – che mostra una mezza porzione di una Corvette del 1964 incastonata nel muro. Il murale include due dipinti dedicati alla Route 66: “Cruisin’ into Joplin” e “The American Ribbon”. Tra la 7th Street e la Schifferdecker Avenue, si trova un pezzo originale delle Route 66 del Missouri, quella che univa l’Oklahoma ed il Kansas a Joplin e divenne l’America’s Main Street. Se si va in direzione Route 66 ad est di Joplin si nota che la strada attraversa alcuni quartieri storici tranquilli. In uno di questi c’è ancora una stazione di benzina in stile originale Phillip’s Cottage Style: uno sguardo indietro nel passato quando questa strada ora tranquilla, era un movimento continuo di una nazione in spostamento! Olimpiadi, il mistero di Frank Bizzoni: Olimpiadi di St. Louis 1904 da italiano o americano?2/1/2022 GIANMARIO BONZI Giornalista e Telecronista presso Eurosport Italia Non si finirà probabilmente mai di scoprire nuovi partecipanti, nuovi risultati e magari anche nuove medaglie relative all’edizione dei Giochi di Parigi 1900 e, soprattutto St Louis 1904. I Giochi più disastrati della storia, che portarono quasi al collasso la creatura voluta da Pierre de Coubertin, a causa soprattutto dell'inserimento della manifestazione all’interno dell'Expo, in un caso in Francia, nell'altro negli Stati Uniti. Più che Giochi, sagre da strapaese, con mille gare che nulla avevano e hanno a che vedere con lo sport. Per fortuna le Olimpiadi sono riuscite a sopravvivere a tali strazi.
La terza edizione si svolge a Saint Louis, negli Stati Uniti, nel 1904. È un edizione “povera”, soprattutto a causa delle difficoltà nel raggiungere la città nel cuore degli Usa; la partecipazione è decisamente bassa. Solo dodici le Nazioni in lizza, mentre gli americani, presenti in gran numero, vincono 77 delle 95 medaglie d’oro (è la prima volta che vengono assegnate le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo per i primi tre classificati). L'Italia non partecipa a quella rassegna, non si è in grado di sostenere le ingenti spese. Ecco però che un italiano, un lodigiano, ha la ventura di misurarsi in quell’agone a dir poco piuttosto "strano", ma è stato riconosciuto solo pochi anni fa. Francesco Filippo Bizzoni era nato a Lodi nel 1875. Il cognome esiste nel Lodigiano, ma al di là dei documenti dell'anagrafe che provano la sua nascita, non si trovano altri riferimenti. Nel 1898 il giovane emigra in Inghilterra, dove, a Bournemouth, lavora quale cameriere. È il periodo in cui l’emigrazione italiana è indirizzata verso diversi Paesi, la situazione, spesso di miseria induce a cercare fortuna altrove. Nel 1903 Bizzoni attraversa l’Atlantico e si reca a New York. Il suo "inglese" dev’essere "passabile" e così trova lavoro quale autista e cameriere al New York Club. Da allora il suo nome diventa Frank. Ha la passione per la bicicletta, si cimenta in gare e mostra di saperci fare nello sprint. Decide di andare a Saint Louis. È probabile che qualche persona caritatevole lo abbia aiutato nel sostenere il viaggio e poi il soggiorno. Le gare si richiamano a un autentico pionierismo che non ha riscontro con l'oggi. Queste le distanze: un quarto di miglio, un terzo, mezzo miglio e così via fino alla tirata più lunga di 25 miglia. Bizzoni partecipa alla gara più breve, supera il primo turno, ma in semifinale è battuto dall’americano Billington. Frank, finita così la sua avventura olimpica, torna a New York dove continua a gareggiare ottenendo qualche successo. Non si sa nemmeno se riesce a costruirsi una famiglia. Gli organizzatori dell'Olimpiade lo avevano iscritto quale "americano", ritenendolo uno dei loro. Si apprende invece da un censimento dell’epoca che nel 1917, quando si arruola nella Us Army e partecipa alla prima Guerra Mondiale, è ancora cittadino italiano. Si sa che riesce a cavarsela senza danni, torna a New York, nel Bronx, dove muore nel 1926. Dopo la sua morte, fu organizzata la "Francesco Bizzoni Memorial Race", una competizione che si svolse per un certo numero di anni: Lodi – Bournemouth – New York – Saint Louis, questo il lungo percorso di Francesco Filippo Bizzoni che volle onorare lo sport tramandato dalla mitica Olimpia. |
AuthorsGiovanna Leopardi Year
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