Dr. Elizabeth Bernhardt, Current Lecturer of Italian Language and Women’s and Gender Studies at Saint Louis University; previous lecturer of Italian History at the University of California in Rome and of Art History at the Liceo Classico Giulio Cesare in Rome Come potrei contribuire alla cultura guatemalteca dell’America Centrale? Con ciò che segue desidero soltanto condividere alcune cose interessanti imparate recentemente—e dal vivo, ma davanti ad un ostacolo: la lingua spagnola! Come sapete…rispetto alla nostra lingua sembra simile ma è in realtà un’altro paio di maniche! Invito quindi commenti e chiarificazioni da lettori que hablano español e che magari conoscono meglio di me questo paese eccezionale.
Diversi mesi fa mia sorella mi ha invitato insieme ai nostri figli a fare un viaggio di 10 gg a … La Antigua! Di solito noi quattro studiamo arte di tutti i tipi quando siamo in viaggio ovunque nel mondo—essendo lei una pittrice e io una studiosa di cultura e storia e i nostri figli artisti in formazione. Con questo viaggio la nostra intenzione principale era di conoscere meglio la produzione di huipiles—le camice tessute e ricamate a mano dalle donne indigeni d’origine Maya, una produzione attiva che ha le sue origini nell’epoca ben prima del contatto con gli europei. Abbiamo accettato l'invito malgrado il fatto che al momento della partenza sapevamo che COVID-19 era in arrivo… tutti i giorni guardavamo la sua diffusione in Italia e sapevamo quanto velocemente si muoveva. Siamo partiti immaginando che sarebbe arrivato in Guatemala proprio durante il viaggio ed infatti è andato cosi. A causa del virus stiamo stati a La Antigua per tre mesi interi, fino all’inizio di giugno, pochi giorni fa… Abbiamo vissuto in un hotel chiuso al pubblico dove siamo stati gli unici ospiti tranne un uomo anziano che viaggiava in America latina da quattro anni. Malgrado la chiusura, lavoravano li ancora circa trenta persone, soprattutto giardinieri… e infatti abbiamo potuto godere un enorme giardino meravigliosamente pieno di fiori e piante gigantesche: philodendron monstera, heliconie di vari tipi, strelitzie nicolai, e tante piante colorati di cui non conosco ancora i nomi. Nel giardino vivono due pappagalli “guacamaya” che hanno 35 anni ciascuna, si chiamano Lola e Pepa, e ci salutavano con “hola” quando passavamo nelle vicinanze. Mangiavamo piatti tipici guatemaltechi e pure piatti italiani—tutti fatti con prodotti freschissimi della zona. E se facevamo una passeggiata nel giardino la frutta letteralmente ci cascava in testa cadendo dagli alberi. A causa dell’assenza dei conservanti in questi cibi freschi e locali, sono felice di dire che ci siamo sentiti tutti molto meglio. La nostra pelle è letteralmente cambiata. Nel mio caso la mia eczema, che mi rende pazza di solito, è scomparsa a 100% perché sono riuscita solo lì ad eliminare i conservanti e gli ormoni aggiunti nei cibi che si consumano nei paesi del “primo mondo” che causano questo disturbo. Vivevamo in modo più semplice e naturale, mangiavamo in modo biologico e locale per forza. Tra l’altro facevamo il bucato a mano col sapone locale (come le donne fanno all’aperto nelle piazze in tutto il paese) e stendevamo il nostro bucato all’aperto come fanno loro—e come si fa dappertutto in Italia. Abbiamo potuto visitare la città mentre era ancora “viva” per un paio di giorni prima della sua chiusura totale. Questa cittadina colorata sembrava familiare pure anche se non ci eravamo mai stati prima…sembrava avere molto in comune con la cultura e la storia italiana che ci faceva sentire proprio a casa. Visualmente la città sembra italianissima. Non è difficile credere che la sua pianta urbanistica fosse disegnato da un romano, Giovanni Battista Antonelli, nel lontano 1524. La piazza principale, Plaza Mayor, si trova all’incrocio delle strade principali, come un cardo incrociato da un decumano. Nella Plaza Mayor c’è una fontana di donne, La Fuente de las Sirenas, creato da Diego de Porres nel 1739—e dicono che sarebbe stata basata in parte sulla fontana di Nettuno in Piazza Maggiore a Bologna creato da Giambologna nel 1565—e infatti sono simili (e scusate per queste due foto qui sotto delle due fontane che non sono mie—mentre tutte le altre qui e diverse altre sul mio Instagram sono state scattate da me). Come in Piazza Maggiore, attorno alla plaza d’Antigua si presentano grandi palazzi formali con colonne e portici, e poi c’è l’enorme Cattedrale di San José (San Giuseppe). Tutte le case d’Antigua sono costruite in uno stile “coloniale” oppure “spagnolo” e significa che si assomigliano alla fine tantissimo ad alcune case in Italia. Sono case di un piano ciascuno e hanno atri cioè patios che servono come fonti d’acqua, luce, e bellezza con piante e fiori tropicali e con le camere costruite attorno ad essi (e sotto i portici interni). Guardando sopra le case si vedono vulcani giganteschi che sembrano di sorgere subito fuori città. Uno di questi vulcani, Fuego, è attivo e rende l’esperienza visuale vicina a quella di Pompeii. Antigua è piena di chiese e d’ordini religiosi che conosciamo nelle città d’Italia. Non so se siano ancora attivi ma esistono oltre trenta conventi dei vari ordini quali le Clarisse, i Francescani, la Compagnia di Gesù, i Cappuccini, ed altri. Molte chiese si trovano in uno stato di rovine a causa del terremoto del 1713 che le ha distrutte. I fedeli le hanno ricostruite—ma dopo il secondo terremoto forte del 1773 hanno scelto piuttosto di lasciarle stare e quindi quello che vediamo oggi sono spesso grande strutture barocche con tetti crollati e i detriti dei loro colassi ancora per terra nelle vicinanze—qualche volta ancora nelle nave e cappelle. Rimane scioccante vedere monumenti importanti in un tale stato pure se in Italia ci siamo abituati a vedere varie rovine—come tante zone dei monumenti antichi a Roma oppure come a Palermo dove di recente ho visitato la Chiesa (senza tetto e in rovine) di Santa Maria dello Spasimo. Una pratica antica, della tessitura, sembra una cosa molto familiare alla cultura italiana d’una volta—ma qui questa pratica femminile “pre-colombiana” è tutt’ora in vita, anzi rimane l’attività principale di molte donne. Come in Italia nei tempi passati, la tessitura è praticata da donne di tutte le classi sociali e da tutte da quando sono piccole ed è un’arte imparata in famiglia dalle nonne, mamme, zie, e sorelle più grandi. È comune per le donne di creare tessuti per se stesse e per le loro famiglie—fanno soprattutto huipiles (camicie commode quadrate o rettangolari e fatte di cotone) ma pure cortes (gonne), borse, coperte, tovaglioli, cinture, ecc. Abbiamo incontrato diverse donne che passano un paio d’ore ogni pomeriggio con i loro telai, e sono telai portatili ed originali (un tipo che non penso di aver mai visto nella storia europea), che viene attaccato ad una specie di cintura alla vita loro e poi ad una colonna del patio se stanno a casa o ad un albero se stanno fuori casa. Queste artigiane inventano disegni complicati in testa che loro paragono alla composizione d’un puzzle matematico; hanno la capacità incredibile di realizzare forme colorati di vari animali, oggetti e simboli in modo regolare sulle tele. I loro simboli includono: quetzales (l’uccello nazionale che si trovano nelle foreste fresche di certe altitudini), l’anfora (che rappresenta le idee che si versano fuori dalla mente di ogni donna che tessa), fiori, colibrì, leoni, serpenti, diamanti, forme astratti, coppie di galli e galline, e molt’altro. Ogni pueblo in Guatemala ha il suo disegno (oppure diversi suoi disegni) immediatamente riconoscibile da tutti e in tutto il paese; in altre parole identificare la provenienza delle tele portate identifica pure la provenienza delle donne che le indossano—tranne il mix di vestiti portate di alcune donne attive nel mondo della politica che portano una varietà di elementi tessili di vari pueblos per rappresentare tutte le donne indigene, cioè tutte del mondo pan-Maya. Poi è utile sapere che Ixchel è il nome della dea Maya che aiuta le femmine a fare tante cose nel loro mondo, incluso la tessitura. Gli italiani sono venuti qui fin dal Cinquecento e soprattutto nell’Ottocento quando migliaia d’immigranti sono arrivati da tutta la penisola. Oggi malgrado la chiusura di tutto per il virus si notano le organizzazioni italiane in città come la "Sociedad Dante Alighieri Club Cultural” e nella capitale un grande “Istituto di Cultura Italiana.” Ci sono pubblicità nei giornali locali per lezioni di lingua italiana con docenti di madrelingua. Ad Antigua ci sono parecchie ristoranti con nomi italiani: La Pasta Nostra, Tre Fratelli, Osteria da Francesco, Santo Spirito, Caffè Mediterraneo, La Toscana, Pizzeria Napoli, Mamma Roma, ed altre. Vorrei aggiungere che tutti i ristoranti e bar italiani (e tutti gli altri presenti) che preparano pasti da portare via usano per legge una specie di “plastica” che sarebbe invece un materiale 100% biodegradabile, e che sacchetti di plastici ed altri tipi di plastici di mono-uso sono rari se non impossibili a trovare. L’Italia proibisce l’uso di molti oggetti plastici e la gente è molto sensibile alla loro diffusione. Per esempio nella scuola media di mia figlia a Roma la plastica mono-usa è stata vietata da anni sulla sua proprietà ma la Guatemala è molto più avanti rispetto alle norme italiane (e non ne parliamo rispetto alla situazione nel Missouri dove il governatore dello stato e i nostri rappresentanti a Washington rifiutano di creare leggi che tutelano l’ambiente contro i danni delle produzioni della plastica). Quindi alla fine ci sono tante tracce italiane ad Antigua: la pianta urbanistica e il modo di costruire le case, le chiese, ed i conventi; la religione e la venerazione dei santi poi l’enorme festa della Settimana Santa; la lingua spagnola derivata dal latino che spesso riusciamo a capire—o quasi; la presenza di migliaia di persone d’origine italiana ed i loro costumi, cibi e i nostri istituti di cultura, ecc… Insomma tutti questi elementi rendono la visita ad Antigua molto familiare. Ho quasi dimenticato dire che il presidente attuale di Guatemala sia un medico d’origine (e di cittadinanza) italiana: Alejandro Giammattei. A causa della sua preparazione professionale e al fatto che non vuole che il virus si estenda nel paese, ha subito sviluppato un piano per contenerlo e ben prima che ci fosse nemmeno arrivato. Prima che un caso fosse conosciuto, le mascherine sono state obbligatori e c’è stato un coprifuoco quotidiano dalle ore 16 (poi cambiato dalle 17) fino alla mattina dopo, e la chiusura totale ogni weekend di tutto da venerdì pomeriggio fino a lunedì mattina—e se uno non segua queste regole di base può essere multata di 150,000 Quetzales (cioè $20,000 USD) e la polizia è dietro ogni angolo almeno ad Antigua per controllare la gente. Ogni volta che volevamo entrare in un negozio d’alimenti oppure in una farmacia già alla soglia della porta ci davano del gel per disinfettare le mani, misuravano le nostre temperature, solo una persona alla volta poteva entrare, e mettevano uno spray dappertutto sulle nostre scarpe per ammazzare l’eventuale virus per terra. Quando siamo partiti alcuni giorni fa non si poteva ancora attraversare le frontiere di una regione ad un’altra e il trasporto pubblico era ancora fermo dall’inizio di marzo. Giammattei parla al popolo ogni domenica sera in televisione e quindi sapevamo della crisi nel paese e nel mondo dagli occhi di un medico che vuole evitare il contagio. Si, sto parlando d’un paese considerato “limitato” oppure “del terzo mondo” per molte cose ma per il rispetto per la salute e per salvare vite, ci siamo sentiti ben più sicuri ed avanti qui rispetto a molti altri paesi, grazie ad un piano nazionale seguito da tutti per legge. Qui a causa delle precauzioni seguite (e che in alcuni esempi si assomigliano alla situazione in Italia con i coprifuochi, ecc.) la curva è sempre rimasta piccola e piatta. Fino ai primi giorni di giugno la Guatemala ha perso circa cento persone—una tragedia di sicuro—ma una cifra che non ha nulla a che fare con altri posti “avanzati” che conosciamo. Malgrado il lockdown in effetto da tutti i tre mesi in cui ci siamo stati, siamo riusciti a conoscere e a fare tante cose: abbiamo potuto visitare Antigua (almeno per strada da lunedì a venerdì in orari precisi), abbiamo conosciuto alcuni tessitori indigeni affascinanti che lavorano di giorno per strada, ed in albergo abbiamo imparato molto della cucina e della cultura maya e guatemalteca, e abbiamo stretto amicizie con diverse persone che lavoravano lì. Nel frattempo mia figlia come mio nipote hanno seguito le loro lezioni online per concludere l’anno scolastico, mia sorella è riuscita a dipingere tanti quadri basati sulla vita popolare guatemalteca, ed io sono riuscita ad insegnare italiano tramite Zoom alla SLU e a concludere il semestre in modo quasi normale. Ho scritto qualche comunicato stampa per mia sorella per le sue prossime mostre, e stavo finendo di scrivere un libro su una protagonista bolognese. Passando del tempo in Guatemala ci ha fatto vedere un modo di vivere più semplice, un modo che ci dà speranza nel ritorno ad una vita più semplice per tutti, ad una vita più legata alla natura, una più in armonia con l’ambiente ed insomma una vita molto più rispettosa verso le risorse preziose della terra—com’è pure vissuta dagli italiani soprattutto in campagna e nel meridione (e una volta dappertutto) dove le famiglie sono orgogliose dei loro orti e dei loro prodotti fatti a mano e in casa e dove si spreca ben poco che viene regalato dalla natura. Malgrado la pandemia vissuta in un posto sconosciuto prima, ci siamo riusciti a sentirsi tutti molto bene e “a casa” grazie alla gentilezza della gente locale, alla comprensione del presidente italo-guatemalteco che si comporta in modo efficace, alla buona cucina sana e naturale (e spesso italiana), al clima perfetto, alla vita che si assomigliasse visualmente molto all’Italia, e forse soprattutto alla semplicità—e sarebbe una semplicità che non è per nulla un passo indietro ma un passo ben più avanti rispetto alla realtà di molti posti considerati “avanzati” nel mondo. ¡Gracias para la atención y hasta luego…espero!
2 Comments
Elizabeth Bernhardt, PhD Lecturer of Italian at Saint Louis University Benvenuti! Ecco la seconda edizione della newsletter che serve ad avvicinare St. Louis e Bologna, città gemellate nel 1987, e ri-gemellate nel 2017. Il nome qui è stato cambiato rispetto alla prima edizione uscita qualche mese fa. La prima edizione si chiamava “La voce del popolo” che è un bel nome con tante connotazioni positive per quello che vorremo promuovere come organizzazione internazionale; però nel frattempo sono arrivata io e ho pensato che sarebbe bello trovare, se possibile, un nome più specifico e creativo, che magari legasse qualcosa di comune tra queste due città, un nome che magari c’entra in modo più preciso con due posti cosi diversi.
Allora, avendo vissuto quasi tutta la mia vita tra St. Louis e Bologna, ogni tanto la gente di qua e di là mi chiede: “Ma sono simili queste due città?” Negli ultimi vent’anni ho dato diverse risposte, ma la prima cosa che noto tra di noi è che condividiamo un clima simile, quasi uguale, e quindi “godiamo” di molta umidità e, come conseguenza, di molte zanzare… Ma a parte il clima e gli insetti, noto che St. Louis e Bologna sono due luoghi costruiti—almeno in parte e duranti alcuni secoli delle loro storie—in mattoni. Le due città hanno quindi origini umili in comune: sono costruite dalla terra, e dalla terra similmente rossa, malgrado le loro posizioni geografiche lontanissime tra di loro. Queste due città sono state costruite dalle mani d’ artigiani che hanno creato e usato questo materiale pratico e letteralmente basilare per noi tutti. Con questo titolo, vorrei avvicinare le culture delle due città per arricchire i lettori di St. Louis e di Bologna, facendoli conoscere meglio e facendolo con un articolo interessante alla volta, per contribuire alla “costruzione” della conoscenza della gente tra due città e in modo “terra terra” dalla base in su. In secondo luogo trovo bello il fatto che gli studenti bolognesi chiamino i loro testi più pesanti e impegnativi “mattoni” — un nome che, non solo richiama questo stesso oggetto di cui stiamo parlando, ma è un termine della parlata degli studenti ed è legato alla sapienza che acquistano e che hanno reso Bologna famosa come “la dotta.” Per ultimo, il nostro titolo “mattoni rossi”, riflette un altro dei soprannomi di Bologna che viene chiamata “la rossa” per diversi motivi: per il colore dei suoi mattoni, ovviamente, per le tonalità “ufficiali” rossastre dipinte sull’intonaco che copre i mattoni (il cui pigmento appartiene pure alla stessa terra), e per lo spirito “rosso” cioè “sociale” di Bologna che gode di un’enorme università piena di giovani studiosi di tutta la penisola e del continente europeo (e nei nostri tempi, pure del tutto il mondo), e delle loro idee nuove che scambiano e si infiltrano da secoli nel modo di pensare bolognese. Da secoli Bologna è simbolo della massima espressione della vita studentesca in Italia, ed è un posto conosciuto in tutto il mondo per la sua Università fin dall’anno 1088 (o nei dintorni) quando lo studium fu fondato. Quindi si dice che Bologna abbia uno spirito colto, libero e “rosso,” cioè uno spirito giovanile con gran voglia di conoscere il mondo, e che rende la città particolarmente attiva, spiritosa, artistica, poetica, e per forza ben-informata—e sono tutte caratteristiche che piacciono quando si pensa ad una newsletter informativa. Desideriamo promuovere esattamente questi principi, con questa nuova pubblicazione. Gli articoli importanti presenti in queste pagine sono la prova del nostro desiderio di lavorare in modo “costruttivo” per conoscerci meglio. Vi auguro buona lettura! A Conversation on Race with Ngone Seck, an Italian Citizen with African Roots Living in St Louis. Interview Conducted by Michael Cross Ngone, you were born and raised in Italy. You are an Italian citizen and a person of color. What was your experience growing up in Italy as someone born of an immigrant family of African descent?
I had quite a difficult time fitting in with my peers during my younger years in Italy. My parents are from Senegal, but I was born and raised in Italy for 13 years. I was the only black girl in my class from kindergarten to 6th grade, and it definitely wasn’t easy because my peers didn’t have much awareness regarding diversity. My classmates simply didn’t think it’d be possible for a black person or any other person of foreign ethnicity to be considered an Italian citizen. You learned Italian just like any other girl or boy growing up in Italy. You attended school just like your peers. Were you looked upon differently even though you spoke fluent Italian and embraced the Italian way of life, or do you feel that you were treated the same as your peers who were not persons of color? I’ve always loved my country. I grew up with a deep admiration for it and love for the culture. Growing up, I spoke Italian much more often than my parents' native tongue Wolof. Eventually, I grew a thick northern Italian accent that still leaves its traces in my voice. Although I sounded exactly like any other Italian girl or boy, I faced racism on multiple occasions because of the color of my skin. My peers had the misconception that Africans were savages who live like uncivilized animals. I lived in Collio di Vobarno in the city of Brescia, one hour north of Milan. I attended Scuola Primaria Giorgio Enrico Falck and Scuola Media Statale A. Migliavacca. I was pushed intellectually daily, and to this day, I rave about the education system in Italy. During my years in Italy, I never realized the advantage of the education I was receiving, but I can certainly say that it put me at great advantage once I entered the American schooling system. However, while I was given an amazing education at a young age, I also received much discrimination and racism growing up. Tell us about your journey to the United States and specifically why you and your family came to St Louis? What has been your experience in this city as a person of color? During the decades my family lived in Italy, my dad worked for an industrial factory called Fondital SPA which manufactures heaters. My mother worked for a similar factory which is now out of business because of worker’s rights lawsuits. My parents both worked at their industrial jobs for over 15 years, but my mother lost a long legal fight against her employer after she and many others found out that they were being underpaid according to their contract and were not receiving their full benefits. For that reason we migrated to the United States because of better job opportunities for my mother. I honestly love St Louis. After 8 years here, I have grown to love my home away from home very much, although I have experienced many eventful days here. Upon arriving in St Louis, we first lived in the Versailles apartments in the heart of Ferguson. There I learned first hand how truly dangerous the world is - a fact that I was shielded from and unaware of during my years in the peaceful small city of Vobarno. After 2 years of living in the United States, I witnessed the events surrounding the shooting of Michael Brown on Canfield Drive which was just a 3 minute walk from my apartment. I watched from my bedroom window, in the fall of 2014, as a man approached the QT gas station just feet away from me and set it on fire with a match and a container of gasoline. This was the event that started the snowball effect and began the historic Ferguson protests, looting, and arson. This also happened just a couple of days before my first day of my freshman year of high school, and to this day, I remember how terrified I was. I was shaking and panting as I stood in the middle of the protest area to catch the school bus on my first day of high school. Of course, I’ve also had amazing memorable experiences in St Louis: studying and performing in the HEAL Center for the Arts, attending many concerts at the Sheldon and Powell Halls, spending weekends in the Delmar Loop with college friends, and becoming a member of the student board of directors at the Federal Reserve Bank of Saint Louis, along with many more. However, even during triumphant moments such as those, I was reminded of the unfair treatment my skin color receives in this world. On one of my days at the Federal Reserve Bank, I shared an elevator ride with a lady working in the building. That morning I spent two hours creating an updo with my natural hair that I was very proud of, but all that pride was shattered in the one minute I spent in that elevator. The lady said to me something along the lines of “sweetie your hair is cute, but I would recommend you straighten your hair instead next time. It would look more professional.” It pains me so much to think that my natural hair texture isn’t seen as “professional” even when combed back in an organized updo. Attacks and beatings on persons of color in Italy have unfortunately become more and more common each year. Small towns are not immune to these vicious attacks. In the past two years, in the small town of Partinico, Sicily, four Gambians and an Ivorian citizen were beaten and assaulted by several attackers for racist motives. In the exact same town, a 19 year old girl from Senegal who was working at a local cafe, was harshly beaten by four men while one of them screamed insults at her: "vattene via sporco negro" which means "go away dirty negro". Her beating came after the men taunted her for three days at the cafe in Partinico where she worked. This anger and hatred against a girl of color who was simply doing her job is nothing new in certain parts of Italy. What are your thoughts on why these situations continue to occur? In my personal experience racism in Italy can be pretty heavy. It seems to me that the lack of diversity and education regarding race creates a grey area. To the youngsters, this gray area sparks questions such as “Why am I white and why are they dark brown?”, “Why are there more of us in this room than those people?”, “If there are more of us, does it mean we’re better?” Those unanswered questions along with a commonly publicized notion of the uncivilized and savage Africa seem to develop a sense of superiority which eventually causes individuals to look down on us, at times with hatred. Of course, that is my personal speculation, but these thoughts are the products of a severely bullied little Ngone eating her lunch in a school closet while the rest enjoy outdoor playtime. Some Italian cities and towns experience a higher rate of hate crimes than others. Are there certain areas which persons of color are not advised to go? I’m certain there are. As a child I often overheard the grown ups discussing such towns and warning each other. However I was too young to understand or remember the details. Racism in the U.S. can appear more subtle while racism in Italy can be more blatant. From your experience, can you reflect on the differences between racism in Italy and racism in the United States? I believe I can better answer using examples from my experiences: In 6th grade, palestra, or gym, was my favorite class. I was very athletic and enjoyed outrunning the boys. One day, as I collected my items from the classroom to head to the gym, I was approached by three boys also heading to the gym. I was alone in the long narrow hallway and the boys were running towards me. Before I had the time to process what was happening I was soaked from head to toe with soapy water. My eyes were burning and it was freezing cold, but I managed to squint my eyes and see the boys giggling at me saying “we wanted to see if all that brown on your skin would wash off. It looks dirty.” I was speechless, truly. I felt a gut wrenching sensation shoot through me while I watched them walk away as if they hadn’t just shattered my world. In confrontations such as that one, I was lucky to walk away without serious physical injuries. However I’ve often been kicked, punched, and rocks were thrown at me at times. The worst of those physical confrontations also happened in 6th grade. Yassin, an Arabic boy craving the acceptance of his caucasian Italian friends, pulled my chair from under me right as I was sitting down. I hit my bottom on the floor with force and was taken to a hospital the next day after being punished by the principal for blaming my “innocent” classmate. I couldn’t walk or sit for weeks and this incident resulted in a bruised tailbone that still pains me to this day almost eight years later. In my years in America, I have never experienced anything close to what I’ve been through in my childhood. Maybe it’s because this country has seen one of the worst cases of racism during its colonial period and is still in the process of healing from it. Perhaps during this healing process, the leadership of black rights activists has created a lot of awareness and compassion for the African-American community. In my opinion, that lack of mainstream activism is what allows for such blatant racism in Italy. Italy is located at the heart of the Mediterranean and has always had strong links to Africa over the past three millennia. African-Italian author, Igiaba Scego, once said: "Italy could be the perfect pivot between continents, between Europe and Africa, yet it persists in denying its mixed-race identity as a country made of diversity. Everyone has passed through here: Arabs, Austrians, Africans, the French, the Spanish. This is Italy, a mixture of different blood and skins. When it finally accepts this identity, it will once again be the Bel Paese we all love." In reflecting on these words, I get a sense of hope, the virture which is always at the forefront of her writing. In your experience, what are some positive exchanges you've had on race? What are some improvements that you've seen taken place? What are you hopeful for that will change in your lifetime? My heart explodes with joy when I witness a person step out of their privilege to humbly help someone who is needy in the black community: not with a meal, not with money necessarily, but with knowledge and guidance that will equip them with the power to rise above racial stereotypes. I attended an unaccredited high-school comprised of almost entirely low-income, first generation African students. I witnessed first hand students taking public transportation for over two hours everyday to make it to school from their homeless shelters. I've seen teen pregnancies that cost girls their futures, the use of drugs as an escape from difficult situations at home, I’ve had bright friends and classmates become victims of gang related shootings, and many other terrible things. Every one of these kids’ lives could have been forever altered, and maybe even saved, if someone stepped up to guide them and teach them what their parents and grandparents weren’t taught: building a credit score, tax filing, networking, following a passion, starting a profitable business, healthy coping mechanisms, building and maintaining functional and healthy relationships, investing and saving money, as well as many other life skills that are almost nonexistent in many underprivileged communities. I have a lot to learn myself, but I have taken the initiative to start a sisterhood of young black women coming together to bond and support each other. I aim to provide guidance in areas I’m knowledgeable in, and connect my small community with resources in areas which are in desperate need of hope. I want to influence my community while creating a safe space where these individuals are able to grow, support each other, confide in one other, feel seen, cared for and loved as they aim to achieve goals they have for themselves. No matter what I achieve for myself, I am not winning if my people don’t win. Ngone, you've undergone many obstacles throughout your life and yet you seem to not only persevere, but thrive. What can you teach us about your experiences? We have to be here for one other, we have to realize what shaped us and how we could contribute to the growth of underdeveloped communities by sharing the knowledge, resources, and skills we possess and have received. Racism and racial inequality could go extinct if we take real action and reach out to those who really need it, especially if each of us helps one other person. The effects of our actions will ripple exponentially. I also would like to note that I LOVE la mia bella Italia and I miss her so much. I have forgiven anyone that has hurt me in my past, and still do believe that Italy is the most beautiful country there is. The fact that you can forgive those who have hurt you in the past is something beautiful and is a reminder to all of what a strong woman you are. Bullies are everywhere in life and it's important to rise above them and, moreover, rise above their hatred. Much of this hatred is due to ignorance but also fear. Deep down inside those same people who lash out in anger or demean others based on race, or any other motive for that matter, are only masking their own deep insecurity. It's been a pleasure once again, Ngone. Thank you for being a part of our inclusive Italian community, for taking part in our activities, for bringing to light your story, and for your positive impact on all of us. We love you, Ngone. Exclusive Interview by Michael Cross with Nicholas Karidis, President of Juventus Academy Saint Louis Soccer, or calcio in Italian, is by far the most popular sport in Italy. The spirit of soccer remains strong and passionate and has contributed to the nation's collective memory and sense of identity. The Italian style of soccer is marked by its unique tactical and defensive approach. Up and down the peninsula, there are great teams with great fans. One team in particular, however, stands out: Juventus. Unlike most Italian teams, whose fans are concentrated around their particular city or region, the fan base of i Bianconeri is widespread throughout Italy and the Italian diaspora making the team a symbol of italianità. Today, I have the privilege of speaking with Nicholas Karidis, who quite literally brought Juventus to St Louis.
Nicholas, it is very exciting to have such a famous Italian team being represented in St Louis. What inspired you to open an academy here? It is truly an honor to have been chosen by Juventus Football Club to represent their prestigious and global powerhouse organization. Through a long and vigorous application process, the Karidis Group International's youth soccer club was selected to represent the Midwest as an official youth academy of Juventus Football Club. KGI’s Juventus Academy Saint Louis (JASTL) became the 9th Juventus Academy in the United States, and the only academy in the Midwest. The club’s initial history in St Louis, dating back to 2007, has always shown a strong foundation rooted in European football training platforms, so we are excited to see our club take it to an even higher level guided by Juventus Football Club. Joining the Juventus family has opened up vast resources and support from one of the most successful and decorated football clubs in the world. The philosophy at the heart of Juventus Football Club’s work with young players is parallel to how we have always run our club - helping to develop our players as people first, and second, as smart, creative and dynamic critical thinking footballers. What programs and tournaments do you have in St Louis and where are they located? What age groups do you target? Juventus Academy Saint Louis offers programs for all youth ages 3-19. Our programs include the following three levels:
We also host multiple leagues and tournaments throughout the year. Our main events are our tournaments. The Americas Cup is hosted by Juventus Academy Saint Louis in the Fall while the Juventus Academy Champions Cup is hosted in the Spring. These tournaments take place locally in St Charles. We are also famous for hosting multiple 3v3 indoor tournaments at our indoor facility, Olympia, located in St Charles. Our Winter Indoor League is also popular with the local clubs where we play 6v6 on our indoor turf space. Tell us about the "Juventus Way". What does it mean and how do you implement it? Building upon our philosophy, we aim to develop footballers through a vision which combines technical aspects with mental, emotional and interpersonal ones. The “Juventus Way” of training aims to develop players through the following five points: Style of Play, Technical, Tactical, Mental and Emotional/Social. The Juventus training platforms and vast player resources and opportunities, as well as coaching support and education directly from Juventus Football Club in Italy, will help propel our footballers to the next level.
What are you doing to increase diversity among your participants in St Louis? We firmly believe that there is a strong link between diversity and high level organization performance. In order to increase diversity among our participants in St. Louis, we encourage all to come and experience our unique and tight knit family. Our coaches and volunteers are from around the globe and around the United States. They bring new insights and passions for the game that they share with our members. We support local businesses and communities through outreach programs, volunteering, and using their products or services. The diversity is growing in St. Louis and we always invite all to join and volunteer. We run our foundation on family and making the love for football available to all. There are quite a few young Italian soccer players in St Louis who travel here to play college soccer. Are there any coaching or volunteer opportunities for these young men and women? 100% yes! We are always looking for volunteers and coaches. As we continue to sustainably grow our academy, we want passionate and qualified individuals to join our coaching staff. If anyone is interested in being a part of Juventus Academy Saint Louis, please reach out to our Academy Director, Corey Adamson at [email protected]. Intervista esclusiva di Michael Cross all'Onorevole Francesca La Marca, Deputata al Parlamento Italiano, Circoscrizione Estero - Ripartizione Nord e Centro America. Le comunità di cittadini italiani e italofoni di tutto il mondo sono costituite da persone con varie convinzioni politiche. La scorsa settimana abbiamo avuto il privilegio di intervistare l'On. Fucsia Nissoli di Forza Italia. Oggi abbiamo l'onore di fare un’intervista con l'On. Francesca La Marca del Partito Democratico. Grazie mille della sua disponibilità.
Come mai ha deciso di diventare un membro del Parlamento e, in particolare, essere rappresentante dei connazionali che vivono all'estero? Sono un'italiana di seconda generazione, nata a Toronto, con doppia cittadinanza, italiana e canadese. La mia famiglia allargata, pur essendo perfettamente integrata nel tessuto sociale canadese, ha conservato la lingua e le tradizioni delle origini. In più, fin da piccola, ho fatto con i miei vita associativa nell'ambito della comunità italo-canadese e quasi ogni anno trascorrevamo le vacanze estive in Italia. Nei miei studi superiori ho avuto la possibilità di perfezionare la lingua italiana nel confronto non solo dell'inglese, ma delle altre lingue di studio, il francese e lo spagnolo, nel quadro di una formazione multilinguistica e multiculturale. Gli italiani all'estero, dunque, io non li ho incontrati per strada, ma sono parte integrante della mia vita, così come io stessa sono un tassello della loro realtà. Quando si è presentata l'opportunità di far vivere queste esperienze nelle istituzioni italiane per consolidare in grande quel ponte che io ho costruito in piccolo con il Paese delle origini, mi è sembrato naturale mettermi a disposizione. Gli elettori hanno evidentemente compreso che le mie motivazioni sono profonde e che il mio intento è quello di rendere un servizio ai miei connazionali, in trasparenza e lealtà. Quali sono le questioni che ritiene rilevanti e qual è la sua visione a lungo termine in qualità di deputata al Parlamento eletto dai cittadini italiani che vivono nel Nord e Centro-America? La scala di priorità che ho cercato di rispettare nel mio impegno parlamentare è costruita su questi punti: il recupero della cittadinanza per chi è nato in Italia e il riconoscimento per le donne, e loro discendenti, che l'hanno perduta involontariamente sposando uno straniero; la promozione della lingua e della cultura italiana; il sostegno alle comunità d'affari e alle Camere di commercio italiane all'estero per l'attività che svolgono a favore del Made in Italy e dell'internazionalizzazione dell'economia italiana; il rilancio e l'incremento del turismo di ritorno, vero fattore propulsivo della ripresa italiana; il rafforzamento dei servizi consolari per i connazionali con un particolare riguardo al sostegno dei consolati onorari, e altro ancora. Un filo rosso che tutti li lega è costituito dalla legge sull'istituzione della “Giornata nazionale degli italiani nel mondo”, che avevo già presentato nella scorsa legislatura, quando si era bloccata per via dello scioglimento del Parlamento alla fine del 2017, e che, mi auguro, a breve venga calendarizzata per l’approvazione da parte della Camera. In prospettiva, il mio vero obiettivo, attraverso una pressione continua e una serie di proposte normative e di altro genere, è quello di concorrere ad aumentare la consapevolezza nell'opinione pubblica e nella classe dirigente italiane che gli italiani all'estero sono per l'Italia un’arma in più per rilanciare il Paese dopo il disastro della pandemia e competere con vantaggio nella dimensione globale. La lingua italiana per la nostra comunità è di massima importanza. Quali sono i passi che sta compiendo in modo che ci siano risorse disponibili per i programmi di lingua italiana all'estero? Penso anch'io che la lingua e la cultura siano la carta strategica più importante che l'Italia ha nelle sue mani per proiettarsi con successo nel mondo. Voglio ricordare che se fino ad oggi le risorse ad esse destinate hanno raggiunto standard accettabili, lo si deve soprattutto all'attività dei rappresentanti del PD, che ha consentito di ritornare a 12 milioni per lo svolgimento dei corsi degli enti gestori, di rendere permanente questo budget in bilancio e, soprattutto, di istituire il Fondo quadriennale per la promozione della lingua e della cultura nel mondo, dotato di ben 150 milioni, approvato dal governo Gentiloni di centrosinistra, che è stato in questi anni una vera manna dal cielo. Ora, però, le cose rischiano di cambiare bruscamente perché con il 2020 il Fondo scade e si rischia di rimbalzare all'indietro. Con i miei colleghi del PD eletti all'estero stiamo cercando di ottenere sia il prolungamento che il rifinanziamento. Siamo riusciti a riaprire una finestra anche per i prossimi anni ma i soldi sono ancora troppo pochi. Questa sarà una delle nostre battaglie nella prossima legge di bilancio ma poiché a me piace parlar chiaro non posso fare a meno di dire che sarà dura, molto dura. Perché? La pandemia ha comportato una polarizzazione di risorse sui problemi della salute, dell'occupazione e della ripresa economica. Si sta raschiando il fondo del barile. Ripeto, non sarà facile, ma ci proveremo perlomeno a limitare il ridimensionamento del fondo. Lingua e cultura sono una cosa seria, in tempi difficili, come questi, non meno che in tempi normali e il mio impegno c’è e ci sarà sempre. Come Lei ben saprà, le riforme strutturali delle istituzioni che rappresentano gli italiani all'estero sono necessarie da tempo. Senza un consolato a St Louis, i cittadini italiani qui presenti hanno grandi difficoltà nell'ottenere informazioni e assistenza per quanto riguarda una vasta gamma di esigenze. Il COMITES, inoltre, non e’ stato realmente presente nel venir incontro alle esigenze della nostra comunità sempre più in crescita e sempre più giovane. Quali sono i passi che farà per far sì che le varie istituzioni, finanziate dalle tasse pagate dagli italiani, siano ritenute responsabili del loro operato? Dal nostro punto di vista, il modo di operare del COMITES dovrebbe venir modificato radicalmente. Quali riforme strutturali propone per trasformare il modo in cui viene gestito? Capisco il disagio dei connazionali di St. Louis e sono sinceramente solidale con loro e con le comunità che proprio per il loro attivismo maggiormente avvertono i limiti operativi delle nostre strutture amministrative. D'altro canto, è necessario considerare che in oltre dieci anni di blocco del turnover del personale del ministero degli Esteri si è perduto oltre un terzo degli effettivi e questo purtroppo ha inciso sulla quantità e qualità dei servizi, proprio nel momento in cui crescevano le esigenze da soddisfare. Per la verità, negli ultimi anni si è riaperto il circuito delle assunzioni del personale, sia pure senza reintegrare interamente le perdite degli anni passati, ma prima di arrivare a un assestamento operativo delle nuove figure ci vorrà un po' di tempo. In ogni caso, poiché quella dei servizi consolari, come ho detto, è una delle mie battaglie fondamentali, sono a disposizione di chiunque da St Louis voglia segnalarmi situazioni sulle quali sia possibile intervenire efficacemente. Quanto ai COMITES, resto convinta che la prima riforma sia dargli i soldi per fare delle cose utili per la comunità e la possibilità di muoversi con una certa autonomia, liberandoli dai lacci nei quali spesso sonno irretiti. Circa i soldi, con nostri emendamenti parlamentari, siamo riusciti a reintegrare il milione di euro che il precedente governo aveva eliminato. Circa i poteri, c'è una recente circolare del MAECI che consente loro di fare anche attività sociali e culturali prima bloccate e di usare i fondi per progetti speciali. Non è tutto, ma incominciamo a fare concreti passi in avanti, occupando gli spazi che si sono aperti, senza aspettare un'ora X che rischia di arrivare chissà quando. Il Partito Democratico è orgoglioso di essere una voce progressista in un panorama politico italiano sempre diviso. Il diritto al voto è essenziale per esprimere le opinioni degli italiani all'estero. Nel 21° secolo, come vorrebbe rendere piu’ semplice il voto alle elezioni ed ai referendum per gli italiani all'estero? In molti hanno proposto piattaforme di voto online. Crede siano fattibili? Cosa ne pensa della proposta? Senza fare propaganda spicciola, mi limito a dire che in una fase così convulsa e drammatica per la società italiana e forse per la democrazia italiana, il fatto che vi sia al governo una forza riformatrice, equilibrata e riformista come il PD, dotata di una elevata cultura di governo, è un bene non per noi, ma per l'Italia. Basta pensare al peso che nel buon esito della trattativa europea hanno avuto persone come Gentiloni e Gualtieri. Il voto all'estero va certamente adeguato ai tempi, facendo tesoro dell'esperienza acquisita. Senza buttare, però, il bambino con l'acqua sporca, ma anzi facendo passi concreti nella giusta direzione. Quindi, per quanto mi riguarda, terrei intanto il voto per corrispondenza con tutti gli accorgimenti necessari per assicurare la tracciabilità dei plichi ed evitare possibili brogli. Non sono favorevole all'introduzione della richiesta da parte dell'elettore di votare per corrispondenza, di cui pure si parla, perché la stessa esperienza fatta per i COMITES ha contribuito a far precipitare la partecipazione degli elettori, e questo alla lunga sarebbe una minaccia per lo stesso voto estero. Contemporaneamente, sono dell'avviso che sia necessario avviare una seria sperimentazione del voto su piattaforme digitali, dopo avere risolto però i problemi di sicurezza che restano ancora delicati. Non ho dubbi, comunque, che il futuro vada in questa direzione. Cosa avrebbe il piacere di riferire, per concludere, agli italiani e agli italofoni che vivono a St Louis? Desidero salutare, infine, i connazionali e gli italofoni di St Louis e ringraziarli per la tenacia con cui preservano i rapporti con l'Italia. Voglio dire anche a loro che la prova durissima alla quale la pandemia ci sta sottoponendo, dovunque ci troviamo, deve rafforzare la consapevolezza che abbiamo sempre più bisogno gli uni degli altri. Incrociando il nostro impegno e il nostro desiderio di ripresa riusciremo a fare un'Italia più moderna e dinamica perché più capace di valorizzare e utilizzare le qualità della rete di comunità che ha nel mondo e che nonostante delusioni e difficoltà continuano a guardare ad essa con amore e fiducia. Cari Italiani a St Louis,
Vi riportiamo le istruzioni ricevute dall'Ambasciata in merito al REFERENDUM COSTITUZIONALE EX ART. 138 DELLA COSTITUZIONE INDETTO PER IL 20 E 21 SETTEMBRE 2020. ELETTORI TEMPORANEAMENTE ALL'ESTERO Gli elettori italiani che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovino temporaneamente all'estero per un periodo di almeno tre mesi, nel quale ricade la data di svolgimento del referendum popolare confermativo della legge costituzionale in materia di riduzione del numero dei parlamentari (20-21 settembre 2020), nonché i familiari con loro conviventi, potranno esercitare il diritto di voto per corrispondenza (art. 4-bis, comma 1, legge 27 dicembre 2001 n. 459), ricevendo il plico elettorale contenente la scheda per il voto all'indirizzo di temporanea dimora all'estero. Per esercitare il proprio diritto di voto per corrispondenza, tali elettori dovranno far pervenire AL COMUNE d'iscrizione nelle liste elettorali un'apposita opzione entro il 19 agosto 2020. L'opzione (esercitabile tramite il modulo allegato o in carta libera) può essere inviata per posta, telefax, posta elettronica anche non certificata, oppure fatta pervenire a mano al Comune anche da persona diversa dall'interessato. L'opzione, obbligatoriamente corredata di copia di documento d'identità valido dell'elettore, deve in ogni caso contenere l'indirizzo postale estero completo cui va inviato il plico elettorale, l'indicazione dell'Ufficio consolare competente per territorio e una dichiarazione attestante il possesso dei requisiti per l'ammissione al voto per corrispondenza (ovvero che ci si trova - per motivi di lavoro, studio o cure mediche - per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento delle consultazioni in un Paese estero in cui non si è anagraficamente residenti, oppure che si è familiare convivente di un cittadino che si trova nelle predette condizioni). L'opzione va resa ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica del 28 dicembre 2000, n. 445 (testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa), dichiarandosi consapevoli delle conseguenze penali in caso di dichiarazioni mendaci (art. 76 del citato DPR 445/2000). È possibile la revoca della medesima opzione entro lo stesso termine (19 agosto 2020). Si ricorda infine che l'opzione è valida solo per il voto cui si riferisce (ovvero, in questo caso, per le consultazioni referendarie del 20-21 settembre 2020). Ulteriori informazioni sul Referendum e sulle modalita' di voto sono reperibili alla pagina del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: https://www.esteri.it/mae/it/servizi/italiani-all-estero/referendum-costituzionale-2020 |
AuthorsGiovanna Leopardi Year
All
Archives
August 2024
|
|
Contact us:
|