Remembering Armando Pasetti: Friend, Benefactor, and Founding Member of Club Italiano Per Piacere12/27/2020 MICHAEL CROSS President, St Louis - Bologna Sister Cities Consigliere, Club Italiano Per Piacere Armando Leopoldo Pasetti was an anchor of the Italian community in St Louis. A beloved man, father, and friend to many, he passed away on Christmas Eve at the age of 96. Pasetti was born on June 20, 1924 in San Martino dall'Argine in the region of Lombardia. He first came to St. Louis in 1938 when he was only 14 years old and followed in the footsteps of his uncle, Giovanni Volpi, who founded Volpi Foods in 1902. After Volpi's death, Pasetti, who had become a master salumiere, led the company from 1958 until 2002, when he passed on his business to his daughter Lorenza. Pasetti is survived by three daughters, eight grandchildren and 10 great-grandchildren. He was a founding member of Club Italiano Per Piacere, a St Louis Hills resident, and a parishioner of St Raphael the Archangel Catholic Church. The Italian Community of St Louis will deeply miss Armando and owes a debt of gratitude for his steadfast support and his dedication to preserving and promoting l'italianità in St Louis. Services: Visitation Wednesday, December 30 at 9:30, Mass at 10:30 at Saint Raphael the Archangel Church, 6047 Bishops Place, 63109. Mass will be live streamed to the parish website. Armando Leopoldo Pasetti era una figura fondamentale della comunità italiana a St Louis. Amato da tutti, padre ed amico di molti, è morto durante la vigilia di Natale all'età di 96 anni. Pasetti arrivò per la prima volta a St. Louis da San Martino dall'Argine, in Lombardia, quando aveva soltanto 14 anni, seguendo le orme dello zio Giovanni Volpi, fondatore della Volpi Foods nel 1902. Dopo la morte di Volpi, Pasetti, divenuto maestro salumiere, è stato a capo dell'azienda dal 1958 fino al 2002, quando ha ceduto l'attività alla figlia Lorenza. Pasetti ha lasciato tre figlie, otto nipoti e 10 pronipoti. Era uno dei membri fondatori del Club "Italiano Per Piacere", cittadino di St Louis Hills ed un parrocchiano della chiesa cattolica di St Raphael the Archangel. La Comunità italiana di St Louis sentirà la profonda mancanza di Armando e gli sarà per sempre grata per il suo costante sostegno e la sua dedizione nel preservare e promuovere l'italianità a St Louis. Rito funebre: L'eucarestia di saluto al caro Armando verrà celebrata mercoledì il 30 dicembre alle ore 10.30 nella chiesa parrocchiale di St Raphael the Archangel, 6047 Bishops Place, 63109. Dopo il rito proseguirà in forma privata. CONDOLENCES FROM THE ST LOUIS ITALIAN COMMUNITY AND FROM ABROAD È con grande rammarico che vi informo che questa mattina Armando Pasetti è morto, a casa sua, assistito dalla figlia Angela Pasetti Holland. Confido che tutto il nostro club si unirà a noi nel porgere a Angela, Lorenza, Carla e l’intera famiglia Pasetti le nostre più sentite condoglianze. Armando è stato un grande amico della comunità e particolarmente di Italiano per piacere come socio e sostenitore sin dai nostri inizi, vent’anni fa. Si ricongiunge ora con la sua amata Evelina e noi ricorderemo sempre entrambi con grande simpatia e affetto.
- Cav. Franco e Nerina Giannotti Un grande uomo che ha tenuto alto negli Stati Uniti il nome dell’Italia e della mia e sua Lombardia. La comunità italiana ed Italo-americana perde uno dei suoi più grandi riferimenti. Riposi In Pace. - On. Luigi Augussori, Senatore della Repubblica Italiana My prayers and heartfelt condolences to the Pasetti Family in their time of mourning. I will remember the repose of the soul of Armando in my prayers and celebrated Masses. We are grateful for his support of the mission of the Church in our Archdiocese, as well as his contribution to the greater community. May the Risen Lord bless him with eternal life and grant consolation and hope to those in their time of grief. - Most Rev. Mark Rivituso, Auxiliary Bishop of St Louis Con immenso dolore e sentite condoglianze uniti alla famiglia, un grande uomo, una colonna portante della Italian Hill, un caro amico, ci mancherà tanto quando si verrà, a Saint Louis e non vederlo, sorridente, dietro il bancone. - Maria Grazia Hayes, Tarquinia, Italia Quanto ci dispiace. Lo ricorderemo sempre con piacere, il caro zio Armando. Indimenticabile il suo sorriso buono unito alla contagiosa positività. - Alberto e Annarita Gabbiani, Cremona, Italia Grande uomo di rispetto. Condoglianze a tutta la sua famiglia. - Antonio e Marisa Gandolfo, St Louis, Missouri
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Michael Cross intervista Joe Kurowski, proprietario e pizzaiolo della "Pizzeria da Gloria" Joe, per prima cosa voglio dirti che è molto emozionante incontrare un appassionato dell’autentica pizza italiana come te. Come sapete, non capita tutti i giorni di aprire una pizzeria italiana particolare a St Louis. Sottolineo la parola "autentica" perché la pizza non è nuova a St Louis e conosciamo tutti l’origine del formaggio "provel". Non intendo chiederti nulla a riguardo delle opinioni degli italiani nei confronti del "provel", ma sono sicuro che ci sono state discussioni accese mentre vivevi in Italia.
Cosa ti ha portato a trasferirti in Italia? Per quanto tempo ci sei rimasto? Dove vivevi esattamente? La storia inizia con mio padre. Negli anni '70 ha studiato all'Università Loyola nella zona di Monte Mario a Roma. Quando ero piccolo, mio padre decise di fare viaggi di famiglia in Italia. Non c'è mai stato nessun dilemma a riguardo della destinazione. Questo è stato il mio primo impatto con cultura Italiana. Dal 2006 al 2007 ho frequentato la stessa università a Roma. Ricordo che è sempre stata la sensibilità italiana ad attrarmi — i cibi tipici italiani locali. Nel 2018 sono tornato in Italia, trasferendomi a Napoli. Volevo conoscere le mie origini per poter imparare la ricetta tradizionale dell'ottima pizza napoletana. Avevo trovato una pizzeria nei pressi dello storico “spaccanapoli” o Via dei Tribunali, la "Pizzeria dal Presidente”, dove mi hanno insegnato a fare l'impasta per la pizza napoletana. Parlaci del tuo sogno di aprire una pizzeria. Hai sempre avuto la passione per la pizza? La mia passione è per la creatività. Il mio obiettivo non è replicare la pizza napoletana più autentica. O la pizza romana più autentica. La mia pizza rende omaggio a tutti i posti in cui ho viaggiato. Prati. Ischia. Ortiga. Brooklyn. San Francisco. La lista continua. Per darti un'idea, la mia crosta è più croccante di quella napoletana. Cuoce per un periodo di tempo più lungo. Il sogno si è realizzato dopo tanti anni di visualizzazione nella mia mente. Roma, Napoli, Sicilia e le lezioni col maestro pizzaiolo Gabriele Bonci mi hanno aiutato a cristallizzare la mia passione. Parlaci della “Pizzeria da Gloria”. Perché hai scelto proprio questo nome? Gloria era la mia nonna, e questo è un omaggio a lei. È una pizzeria nella sua forma più pura. Qual è il processo di produzione della tua pizza? Quali ingredienti usi e qual’è il loro origine? Usiamo un forno Pavesi di Modena, Italia. La base del processo coinvolge tecniche antiche e cerchiamo di procurarci ingredienti da fornitori negli Stati Uniti. Pomodori della California. Formaggio del Wisconsin. Farina dello Utah. Il mio vino proviene dai vigneti biologici. L'impasto è composto solamente da farina, acqua e sale. Usiamo lievito naturale. I prodotti sono prevalentemente statunitensi, ad eccezione di alcuni formaggi e vini. Come mai hai scelto di aprire la tua pizzeria nel quartiere di The Hill? Hai ricevuto qualche feedback per non aver messo il "provel" sulla tua pizza? (The Hill è un quartiere che è stato insediato dagli italiani da 100 a 150 anni fa. Oggi ci vivono parecchi americani di origine italiana.) The Hill è l'ultimo quartiere italo-americano negli Stati Uniti. È una comunità piena di panifici, trattorie, osterie, birrerie e alimentari. È un quartiere nel vero senso della parola. Ho un'idea creativa per quanto riguarda il provel ma è solo un concetto. Vieni a trovarci per una festa quando la pandemia sarà finita! Attualmente, siamo aperti per pizza e vino da asporto da mercoledì a domenica. È aperto per pranzo durante il weekend (da venerdì a domenica). Per maggiori informazioni, visitate il nostro sito: www.pizzeriadagloria.com Joe, è stato un vero piacere parlare con te. La comunità italiana è molto entusiasta della tua pizzeria e so che alcuni di noi hanno già assaggiato la tua pizza e ne sono rimasti entusiasti. Ho mangiato una pizza Margherita l'altro giorno ed è stata una delle migliori che abbia mai provato. È bello conoscere altri americani entusiasti e determinati nel portare l'autentico cibo italiano negli Stati Uniti. ANDREA BARRONE Italian Chef living in St Louis I'm Andrea, I'm from a little town near Milan, where I grew up with my family originally from the South of Italy. I moved to St. Louis together with my wife a couple of years ago. Here, I wanted to pursue and broaden my career as a Chef. Before the restaurants were shut down, I was working at Casa Don Alfonso at the Ritz-Carlton, in Clayton. During this unprecedented time, I decided to keep cooking as much as I can and share my passion for the food and my Italian culture through my authentic lasagna. Mi chiamo Andrea, vengo da un paesino vicino Milano, dove sono cresciuto con la mia famiglia di origini pugliesi e campane. Da un paio d'anni mi sono trasferito a St. Louis con mia moglie, dove ho proseguito ed ampliato la mia carriera come Chef. Prima che chiudessero i ristoranti, avevo iniziato a lavorare per Casa Don Alfoso, presso il Ritz-Carlton Hotel in Clayton. In questo periodo ho deciso comunque di non smettere di cucinare e con le mie lasagne cerco di trasmettere la mia passione per il cibo e la cultura italiana. IF YOU ARE INTERESTED IN ORDERING FROM CHEF ANDREA, PLEASE EMAIL HIM AT: [email protected]MICHAEL CROSS President, St Louis - Bologna Sister Cities Thanks to all who participated in the 5th World Week of Italian Cuisine (La Settimana della Cucina Italiana nel Mondo). Congratulations to Tanya Apostolova of St Louis who won our contest and receives a $100 gift certificate to Casa Don Alfonso - St. Louis! Voters selected the food picture or video on our social media pages that they felt most intrinsically expresses authentic Italian cuisine. Those who received the most likes are listed in order below.
1st place - Tanya Apostolova (Fettuccine cacio e pepe) 2nd place - Fiorella Buonagurelli (Pasta tricolore) 3rd place - Giovanna Capaldo (Gnocchi alla sorrentina) Special Mention - Annamaria Pascale (Rummo spaghetti with butternut squash cream, parmigiano reggiano and pistachio crumbs) MICHAEL CROSS President, St Louis - Bologna Sister Cities Il Senatore Augussori, lodigiano, ha incontrato i vertici della Comunità italiana di St. Louis Lunedì 2 novembre, in un'atmosfera piena di aspettative in vista di un'elezione presidenziale statunitense altamente contestata, il Senatore italiano Luigi Augussori ha visitato i leader della comunità italiana di St Louis. Non capita certo tutti i giorni che un senatore italiano visiti St Louis e non è assolutamente previsto alla vigilia di un evento politico così importante. Poiché il Senatore è membro dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), lo scopo del suo viaggio alla “Gateway City” era principalmente quello di osservatore internazionale per le elezioni. Tuttavia, il Senatore Augussori ha gentilmente scelto di trascorrere il suo tempo libero con i suoi connazionali italiani per fare visita alle aziende italiane locali. Augussori proviene da Borghetto Lodigiano, nei pressi di Milano, la stessa città in cui è nato Giovanni Volpi, fondatore della "Volpi Foods". Durante gli incontri, ai quali ho avuto il privilegio di partecipare in qualità di presidente delle St Louis - Bologna Sister Cities, il Senatore ed i leader della comunità italiana hanno discusso dell’ulteriore sviluppo commerciale tra la città di St Louis e l'Italia. Tra i partecipanti, era presente Giorgio Bucci, CEO della società di software globale Arteco Global e uno dei principali donatori delle iniziative e delle attività della comunità, comprese le celebrazioni annuali di Ferragosto e Carnevale. Il Senatore, che conosce molto bene le particolari dinamiche degli italiani residenti a St. Louis, si è congratulato con il lavoro di diversi personaggi di spicco tra cui Barbara Klein dell'Italian Film Festival USA e il Cav. Franco Giannotti, fondatore dell'unica associazione di lingua esclusivamente italiana della regione, il "Club Italiano Per Piacere". Augussori ha elogiato Giovanna Leopardi, che ha fondato il “St Louis Italian Language Program” a settembre 2019, e che ha avuto un grande successo già nel suo primo anno di attività con un'iscrizione di oltre 75 studenti di tutte le età e livelli di competenza. Il Senatore ha riconosciuto l’impegno della “St Louis - Bologna Sister Cities Organization” e del “World Trade Center - St Louis” che sono stati determinanti nel ristabilire i legami economici con la regione Emilia-Romagna, in particolare nel settore ag-tech e scientifico-agricolo. Non tutti sanno, però, che questo non è il primo viaggio del Senatore Augussori a St Louis. Augussori è un fan sfegatato dei “St. Louis Cardinals” e si è recato a St Louis quattro volte per vedere i Cardinals giocare al Busch Stadium. Il Senatore ha giocato a baseball per trent'anni dalla sua infanzia e si è prefissato l'obiettivo di visitare ogni stadio della MLS in Nord America. Augussori ha parlato di alcune delle sue amicizie con i giocatori dei “Cardinals” che ha stretto durante negli anni scorsi. Durante il suo breve soggiorno a St. Louis, il Senatore ha visitato “Volpi Foods” ed ha consegnato all'azienda un’onorificenza da parte del sindaco di Borghetto Lodigiano, Giovanna Gargioni. “Volpi Foods” è stata fondata nel 1902 da Giovanni Volpi giunto a St. Louis all'inizio del XX secolo. Il nipote Armando Pasetti, mantovano, ha rilevato l'attività dopo la scomparsa del signor Volpi. Armando ha poi ceduto l'attività alla figlia Lorenza Pasetti che l'ha portata ad oltre 200 dipendenti. “Volpi Foods” è sponsor della comunità italiana e negli anni ha supportato numerosi eventi. Il Senatore ci ha riferito, in seguito alla sua visita: "Durante la missione di osservazione elettorale ho avuto modo di incontrare l’associazione degli italiani che vivono a Saint Louis. Ho conosciuto imprenditori che hanno avuto l’opportunità e trovato le condizioni per sviluppare le proprie aziende e ho apprezzato le numerose iniziative culturali organizzate da Italian Community of St Louis" Da parte nostra, siamo onorati di aver incontrato il Senatore Augussori e siamo rimasti colpiti dall'interesse che ha manifestato per nostra comunità. Convinti del fatto che il nostro dialogo sia stato proficuo, confidiamo di poterlo incontrare in futuro, sia qui a St Louis che a Lodi. Senator Luigi Augussori, from Lodi in Lombardia, met with leaders of the Italian Community in St Louis On Monday, November 2nd, amidst an atmosphere of anticipation in the run-up to a highly contested U.S. presidential election, Italian Senator Luigi Augussori visited with leaders of the St Louis Italian community. It is certainly not every day that an Italian Senator visits St Louis and it is definitely not expected on the eve of such an important political event. Since the Senator is a member of the Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE), the purpose for his trip to the Gateway City was primarily as an international observer for the elections. Yet, Sen. Augussori graciously chose to spend his free time visiting with his Italian compatriots and visiting local Italian businesses. Augussori comes from Borghetto Lodigiano near Milan, the very same town where locally owned Volpi Foods founder Giovanni Volpi was born.
During the meetings, which I was privileged to participate in as president of the St Louis - Bologna Sister Cities, the Senator and leaders of the Italian community discussed increased business development between the St Louis region and Italy. Among the attendees was Giorgio Bucci, CEO of the global software company Arteco Global and a major donor of the community's initiatives and activities including the annual Ferragosto and Carnevale celebrations. The Senator, who understands quite well the particular dynamics of Italians living in St Louis, congratulated the work of several outstanding individuals including Barbara Klein of the Italian Film Festival USA and Cav. Franco Giannotti who founded the region's only exclusively Italian speaking association Club Italiano Per Piacere. Augusorri also praised Giovanna Leopardi who founded the St Louis Italian Language Program in September 2019 which has had great success in its first year with an enrollment of over 75 students of all ages and levels of proficiency. The Senator also praised developments made by the St Louis - Bologna Sister Cities Organization and the World Trade Center - St Louis which have been instrumental in re-establishing economic ties with the Emilia-Romagna region of Italy, particularly in the ag-tech and agricultural sciences sector. Believe it or not, this is not Augussori's first trip to St Louis. He is a diehard fan of the St Louis Cardinals and has traveled to St Louis four times to watch the Cardinals play at Busch Stadium. The Senator played baseball for thirty years beginning in his youth and made it his goal to visit each MLS stadium in North America. Augussori spoke about some of his personal friendships with Cardinals players he has had over the years. During his brief stay in St Louis, the Senator visited Volpi Foods and presented the business with a proclamation from the mayor of Borghetto Lodigiano, Giovanna Gargioni. Volpi Foods was founded in 1902 by Giovanni Volpi who came to St Louis at the turn of the 20th century. His nephew, Armando Pasetti, from Montova, also in Lombardia, took over the business after Mr. Volpi passed away. Armando then passed on the business to his daughter Lorenza Pasetti who has grown the business to over 200 employees. Volpi Foods is a sponsor of the Italian community and has donated to numerous events over the years. The Senator bestowed us with the following statement following his visit: "During my mission to St Louis as an international observer for the U.S. presidential elections, I had the chance to meet with the main organization for Italians living in the region. I met with Italian entrepreneurs who found the right opportunities and conditions to develop their businesses. I also appreciated the numerous cultural initiatives organized by the Italian Community of St Louis." From our part, we are honored to have met Senator Augussori and were impressed by the interest he took in our community. Knowing that our dialogue was fruitful, it is our hope that we can visit with him once again in the near future, whether here in St Louis or in Lodi. On behalf of the entire Italian Community of St Louis, we would like to express our gratitude to the Iaccarino Family and Casa Don Alfonso - St Louis for their generosity in supporting our local Italian and Italophone community. We are, moreover, honored to begin a partnership with such an esteemed and storied Italian restaurant which shares our values and which dedicates itself to promoting authentic Italian cuisine in the U.S. We are very happy to have welcomed chef de cuisine Sergio Chierego into our community and we look forward to the events and other surprises he has planned for us in the coming year. We sincerely look forward to celebrating many memorable moments together in the near future. ABOUT CASA DON ALFONSO AT THE RITZ-CARLTON ST LOUIS Casa Don Alfonso - St Louis is restauranteur Mario Iaccarino's very first restaurant in the United States. The Iaccarino family has been in the hospitality business for over 120 years beginning with Mario's great-grandfather Alfonso who built the famed Hotel Iaccarino in 1890 at Sant'Agata, near Naples, in the region of Campania. Over the years, the establishment at Sant'Agata has become a beautiful gem on the Mediterranean Sea which respects the thousand-year-old food tradition of the Sorrento peninsula and Amalfi coasts.
The opportunity to open Casa Don Alfonso at the Ritz-Carlton in Clayton came about because of a personal connection that Mario Iaccarino had with the owner of the Ritz-Cartlon who has frequented Don Alfonso 1890 at Sant'Agata for many years. Through this friendship, a vision was born which now has become a reality. The 140-seat restaurant and bar, slated to open in late February, will feature multiple dining areas with relaxed seating in the lounge area and counter seating surrounding the open kitchen. The Italian Community is excited to begin cooking classes in 2021 with Chef Sergio! Non vediamo l'ora! Intervista esclusiva di Michael Cross a Sergio Chierego, Chef de Cuisine di Casa Don Alfonso al Ritz-Carlton di St Louis Exclusive Interview with Sergio Chierego, Head Chef of Casa Don Alfonso at the Ritz-Carlon in St Louis, conducted by Michael Cross (Interview in English Below) Un nuovo ristorante italiano è arrivato a St Louis. Non si tratta di un ristorante italiano qualunque, ma di “Casa Don Alfonso”, uno dei ristoranti italiani più famosi e leggendari di tutta Italia. La Comunità Italiana di St Louis è onorata di accogliere a St Louis “Casa Don Alfonso” ed il suo chef Sergio Chierego. Siamo entusiasti di avere con noi un altro talento italiano madrelingua. Benvenuto nella nostra comunità, Sergio. Un'istituzione culinaria così importante merita un luogo adatto e tu hai scelto il Ritz-Carlton, situato nel cuore di Clayton. Gran parte della nostra comunità risiede a Clayton e dintorni, quindi avrai numerosi supporter fin da subito. Voglio ringraziarti personalmente per aver dedicato del tempo a questa intervista. Puoi presentarti alla nostra comunità? Da dove vieni? Cosa ti ha spinto a diventare uno chef? Il piacere è tutto mio, mi chiamo Sergio, ho 32 anni e vengo da Cagliari, Sardegna. In viaggio dall'età di 17 anni, ho avuto il piacere di poter lavorare nel Regno Unito, Germania, Anitgua & Barbuda e Arabia Saudita. Da 4 mesi mi sono trasferito a St Louis, più precisamente qui a Clayton e come menzionato prima, mi occuperò della cucina a Casa Don Alfonso al Ritz-Carlton. Riguardo a questo mestiere e del motivo per cui l'abbia scelto sta nel fattore umano. Cucinare mi dà gioia. Amici, parenti o clienti, non importa. Hai viaggiato molto durante la tua carriera. Raccontaci alcuni aneddoti del tuo ruolo di chef, in riferimento ai luoghi in cui hai lavorato prima di venire a St Louis. Potrei iniziare con piccoli aneddoti di quando lavoravo in un pub inglese a Londra, come offerte del giorno facevo pasta fresca, ravioli e altre pietanze che mi ricordassero casa. In Germania organizzavo grandi tavolate nel giardino del ristorante e insegnavo ai clienti come fare i gnocchetti sardi a mano. A quando ai Caraibi, preparavo gli “Spaghetti della mezzanotte” ai clienti Americani che arrivavano tardi per l'ora di cena. Infine, la caffettiera Moka sempre sul fuoco per condividere un caffè con gli ospiti al Ritz-Carlton, Riyadh. Come sei venuto a sapere di questa opportunità riguardante “Casa Don Alfonso” a St Louis? Durante il mio ultimo ruolo al Ritz-Carlton di Riyadh all’inizio di quest'anno. Ho sempre desiderato lavorare negli Stati Uniti e non appena si è presentata l’occasione dell’apertura di Casa Don Alfonso a St. Louis ho fatto richiesta per un colloquio e subito dopo per una prova in cucina. Puoi condividere con noi i piatti che adori preparare? È una domanda difficile, lo so! Forse hai un piatto tipico sardo che vorresti condividere con noi? Sicuramente il pesce, in qualsiasi forma, ma adoro anche le paste, quelle che ricordano casa. Gnocchetti al sugo con salsiccia, ravioli con ricotta e bietola. Come dolce adoro fare il tiramisù. Cosa ti piace di più del tuo mestiere? Come accennato prima, la cosa che mi piace di più in questo mestiere è il contatto con gli ospiti, il fatto che scelgano di passare la propria serata nel ristorante dove cucino mi rende felice, lo trovo soddisfacente. Potrei aggiungere anche il fatto che adori dare la giusta motivazione alla mia brigata, stimolarli a dare il meglio di sè stessi. St. Louis risente della mancanza dell'autentica cucina italiana. Con l'entrata in scena di “Casa Don Alfonso” a St Louis, le dinamiche culinarie andranno sicuramente a migliorare. Quali idee avete in serbo per sviluppare la cucina italiana genuina a St. Louis? Penso sempre alla incredibile possibilità e responsabilità data, rappresentare Casa Don Alfonso quà a St Louis mi rende molto orgoglioso. L'apertura del ristorante, quà nel Missouri, darà la giusta sterzata all'immagine del autentico Made in Italy nel Missouri. Il nostro focus sarà puntato sulla scelta della materia prima, i prodotti freschi e delle eccellenze italiane. Lavoreremo su base giornaliera tutto il menu mantenendo il prodotto più autentico possibile. Non vedo l'ora di conoscervi per avere un caffè e una sfogliatella assieme. A presto! INTERVIEW IN ENGLISH A new Italian restaurant has come to St Louis. This is not just any ordinary Italian restaurant, this is Casa Don Alfonso, one of the most famed and storied Italian restaurants in all of Italy. The Italian Community of St Louis is honored to welcome Casa Don Alfonso and its head chef Sergio Chierego to St Louis. Furthermore, we are thrilled to have yet another talented native Italian with us. We welcome you to our community, Sergio. Such an outstanding institution in our city deems a fitting location and you have chosen wisely to locate yourself at the Ritz-Carlton in the heart of Clayton. Much of our community resides in and around Clayton so you will certainly have some immediate patrons.
Personally, I want to thank you for taking the time for this interview. Can you introduce yourself to our community? Where are you from originally in Italy? What inspired you to become a chef? It is my pleasure to be here. My name is Sergio, I am 32 years old, and I come from Cagliari, a city on the southern coast of the island of Sardinia. I have been travelling since the age of 17. I lived in the UK, Germany, Antigua and Barbuda and, most recently, in Saudi Arabia. Four months ago, I moved to St Louis. To be precise, I live in Clayton and I am proud to be "chef de cuisine" for Casa Don Alfonso at the Ritz-Carlton. Regarding this job and the reason why I accepted this position, it is precisely the human factor. For me, it's very simple: to cook gives me joy. Some like to boast about their creations to guests, friends, or family. For me, that doesn't matter. It's the cooking itself which gives me the greatest satisfaction. In your career as a chef, you have traveled the world. Tell us about some of the places you have been before coming to St Louis. I can start with some early memories from my time in London. In my late teens, I used to work in a English pub where, for daily specials, I would prepare fresh pastas, ravioli or dishes that would remind me of my mother's cuisine. During my time in Germany, I enjoyed organizing evening cooking classes at a restaurant garden where I would teach guests how to prepare Sardinian "gnocchetti" from scratch. I remember fondly my time in the Caribbean where I created the dish “Spaghetti della mezzanotte” to American guests who were late for dinner. That was a fun experience! A memory which stands out during my last position at the Ritz-Carlton in Riyadh, Saudi Arabia, was having my moka pot (Bialetti) always on the stove and sharing an espresso with my guests, who preferred this simple way of having coffee over all the others. How did you hear about this opportunity with Casa Don Alfonso in St Louis? I heard about the opportunity during my last job at the Ritz-Carlton in Riyadh earlier this year. Since it has always been a dream for me to work in the United States, as soon as I heard about the opportunity at Casa Don Alfonso, I immediately applied for the job. They were obviously impressed with my resume. I did some interviews and eventually they flew me to St Louis for a tasting. Can you share with us some of your favorite dishes that you enjoy preparing? It's a difficult question, I know! Perhaps you have a typical Sardinian dish that you'd like to share with us? The Sardinian fish dishes are my absolute favorite dishes to prepare in any way. I also love pasta dishes, especially the ones that remind me of my mother's home cooking. Two examples of my favorites are: gnocchetti con sugo e salsiccia and ravioli con ricotta e bietola. And of course, for someone with a sweet tooth, I love preparing a classic tiramisù. What are some things that you enjoy about being a chef? One thing that makes me enjoy this job is being in contact with guests. The fact that they choose the restaurant where I cook makes me happy. It's very fulfilling. Another factor that I enjoy about being a chef is to mentor and guide my kitchen brigade, support them and give them the rights tools to express their very best in our culinary world. With the introduction of Casa Don Alfonso to the St Louis culinary scene, how do you plan on introducing authentic Italian food to St Louisans? I always go back to the huge opportunity and responsibility that I have been given. To represent Casa Don Alfonso here is St. Louis makes me extremely proud. The restaurant opening will give the right direction to the image of the authentic Made in Italy in the St Louis area and in Missouri. Our main focus will be on the products, their freshness, and the authenticity of the Italian dishes. Every day we will cook as fresh and authentic as possible. To be honest, I can’t wait to meet all of you and enjoy a coffee and sfogliatella together. A presto! EVELYN ASTEGNO artista vicentina a St Louis Sono un'artista nata in Italia, a Vicenza. In giovinezza, ho partecipato a viaggi culturali per tutta l'Europa con la mia famiglia, visitando siti storici, archeologici e musei: esperienze d'arricchimento e ispirazione artistica. Ho frequentato il Liceo Classico, che mi ha dato una formazione di base solida, varia e stimolante. Mi sono poi laureata in Architettura all’Università Iuav di Venezia nel 1999. Tuttavia, la pittura e il disegno sono stati al centro dei miei interessi, come un modo per esprimere me stessa e di comunicare, fin da quando sono stata in grado di tenere in mano una matita.
Dopo la laurea, ho atteso a lezioni private di pittura presso il celebre illustratore Giorgio Scarato. A Vicenza, ho partecipato a tre mostre personali e altre collettive. Ho fatto ritratti su commissione e lavorato com decoratrice di maschere veneziane con soggetti personali per ditte che esportano internazionalmente. Dopo essermi trasferita a St Louis, sono stata la "resident artist" della Third Floor Gallery dal 2004 al 2007, partecipando a mostre collettive e personali. Ho lavorato come curatrice della stessa galleria nel 2008. Ho inoltre atteso a varie sessioni del “Draw Club”, partecipato a mostre organizzate da “Art Dimensions”, “Women's Caucus for Art” a St Louis, gli “Open Studios” organizzati dal Contemporary Art Museum (SLAM), a una mostra organizzata da AMP a Los Angeles e una dal "Board of Investment Art a Chicago". Ho dipinto dal vivo a St Louis ad eventi come il “Taste of St Louis”, lo “Stan Musial Gala”, e per undici anni consecutivi al Wall Ball. Nel 2014 in giugno ho ottenuto una mostra personale alla SOHA Gallery, intitolata “Masquerade: Flirting with Decadence”. Successivamente, parte dei dipinti è stata in esposizione alla Houska Gallery. Un mio ritratto di Philip Slein è stato in esposizione nell'omonima galleria del direttore e collezionista. Altre partecipazioni riguardano una lezione sulla ritrattistica al Science Center di St Louis, un'intervista alla radio con Kelley Lamm, il progetto “Faces not Forgotten' contro la violenza d'armi da fuoco. Alcuni dipinti della serie “Masquerade” sono stati esposti alla Mad Art Gallery in occasione della festa del Carnevale veneziano organizzata della comunità Italiana a St Louis, nel febbraio 2020. I miei lavori personali, che appartengono a una sorta di Realismo Magico, hanno l'obiettivo di investigare il significato dell'esistenza. Anche se lascio il discorso visuale aperto a interpretazioni individuali, cerco di trasmettere un senso profondo d'amore, in connessione con la sua suprema fonte originale. Anche e soprattutto i soggetti più cupi rivelano una finestra sulla speranza. La mia attenzione ai dettagli e al realismo, in un contesto complessivamente surreale, è solo uno strumento per incuriosire e coinvolgere la gente in questo processo. Anche il dettaglio piu intricato rimane in qualche modo incompiuto, in modo da evitare che diventi auto referenziale e che perda il suo potere di connettersi con gli altri dettagli e con l'intera sostanza. Allo stesso modo, la mia scelta di tecniche è pure determinata dallo sforzo di comunicare tali significati. Mentre la maggior parte dei miei dipinti sono fatti ad acrilico o olio, e i miei disegni a carboncino o pastelli colorati, ho anche dipinto su stoffe con particolare attenzione ai dettagli, mentre ho fatto murali con una sorta di vena impressionistica. Solitamente, idee diverse sullo stesso argomento, schizzate su carta, si integrano in una composizione dinamica e significativa che, anche quando è complessa, non lascia spazio a dettagli superflui. In un certo modo, i miei dipinti possono essere visti come pensieri tradotti in immagini. Ho anche lavorato e continuo a lavorare su commissione, di solito su ritratti a olio o carboncino, concentrandomi sulle richieste specifiche dei committenti. Nei miei ritratti mi piace rappresentare la somiglianza fisica e anche il carattere e l'anima delle persone ritratte. Seguendo un'inspirazione che è diventata sempre più chiara e forte nel corso degli anni, ho cominciato e continuerò a produrre dipinti personali incentrati sulla fede cristiana/cattolica. Il mio scopo è di mostrare l'amore di Dio, mentre sfido gli osservatoria meditare su alcune degli aspetti della vita piu difficili e a volte estenuanti, in connessione con la fede. Intervista esclusiva di Michael Cross a Nicola Aravecchia, PhD, professore di archeologia alla Washington University in St Louis Raramente le parole "archeologia" e "St Louis" vengono utilizzate nella stesso contesto, a meno che ovviamente non si parli di Cahokia Mounds, le strutture create dai popoli precolombiani lungo il fiume Mississippi. A parte i pochi ricercatori che si avventurano a Cahokia, St Louis non viene considerata dagli archeologi, la loro “casa”. Ecco perché è un privilegio intervistare il Prof. Nicola Aravecchia, famoso archeologo ed egittologo, proprio a St. Louis.
Raccontaci di come sei entrato nel mondo dell'archeologia? Cosa ti ha ispirato a intraprendere questo viaggio unico ed emozionante? Fin da bambino sono stato affascinato dalla storia antica, in particolare quella dell’antica Roma. Essendo cresciuto vicino a Modena, ho avuto molte possibilità di confrontarmi con le testimonianze archeologiche della civiltà etrusca e di quella romana. E anche mia madre ha svolto un ruolo molto importante nel trasmettermi l’amore per il mondo antico. Quando è arrivato il momento di iscrivermi alle scuole superiori, non ho avuto dubbi nella scelta del liceo classico, che mi ha permesso di studiare, tra l’altro, il Latino e il Greco antico, due delle mie materie preferite. Dopo la maturità, ho conseguito una laurea in Lettere Classiche all’Università di Bologna. Non solo ho approfondito la mia conoscenza delle lingue classiche, ma ho sviluppato un interesse particolarmente forte per l’archeologia, in particolare di epoca tardoantica e bizantina. Ottenuta la laurea, ho deciso di trasferirmi a Minneapolis, dove ho intrapreso un Master in arte e archeologia antica e medievale, seguito da un Dottorato di ricerca in storia dell’arte, entrambi presso l’Università del Minnesota. È stato durante la mia permanenza alla UofM che ho effettuato scavi nell’Alta Galilea, dove ho fatto ulteriore esperienza nell’archeologia di campo. Nello specifico, quando ti sei interessato all'egittologia? Anche se la mia formazione scolastica è stata incentrata sullo studio delle lingue classiche e della cultura materiale dell'antica Grecia e di Roma, sono sempre stato affascinato (come tanti di noi!) dalla civiltà egizia. Durante i miei studi di Dottorato, seguii un seminario sull'archeologia monastica dell'Egitto paleocristiano e rimasi immediatamente colpito dall’affascinante mondo del cristianesimo copto egiziano. Quello fu il momento in cui decisi di concentrare la mia formazione professionale sull’Egitto cristiano antico. Iniziai immediatamente a studiare il Copto (l'ultima fase della lingua egiziana), a seguire numerosi corsi sull’Egitto tardoantico e a partecipare a conferenze in materia. Fu durante una di queste conferenze che ebbi la grande fortuna di incontrare Roger Bagnall, stimato studioso dell’Egitto greco-romano e direttore di un progetto archeologico a Dakhla, un’oasi del deserto occidentale egiziano. Il prof. Bagnall mi invitò a partecipare ai suoi scavi nel 2005 e il resto è storia! Di quale tipo di ricerche specifiche ti occupi alla Washington University di St. Louis? Cosa insegni ai tuoi studenti? Parlaci di cosa ti ha colpito di più dei dipartimenti di lettere classiche e di storia dell’arte e archeologia della Washington University. Alla WashU ho il grande privilegio di lavorare per due dipartimenti, ovvero Lettere Classiche e Storia dell'Arte e Archeologia. Ciò mi permette di sfruttare appieno le mie conoscenze e i miei interessi, che includono le lingue classiche e l’archeologia classica e tardoantica. Un altro grande vantaggio di essere alla WashU è che posso collaborare con un vasto numero di colleghi eccezionali, sia nei miei due dipartimenti che in altri dipartimenti e programmi. I miei attuali interessi di ricerca si concentrano sulle origini delle prime comunità cristiane dell’Egitto tardoantico, in particolare nelle oasi del deserto occidentale egiziano. Mi considero molto fortunato perché ho spesso la possibilità di includere i risultati delle mie ricerche nell’ambito dell’insegnamento, ad esempio in un corso sull’arte e archeologia dell'Egitto greco-romano. Insegno anche un corso sull'arte e architettura dell’Egitto di epoca faraonica e, di recente, ho creato un nuovo corso sulle origini dell’urbanistica nel Mediterraneo antico e nel Vicino Oriente. Oltre a questi corsi, che vengono offerti dal Dipartimento di Storia dell’Arte e Archeologia, insegno anche Latino nel Dipartimento di Lettere Classiche. Non potrei essere più felice di appartenere a entrambi i dipartimenti! Sin dal mio arrivo alla WashU a inizio 2018, tutti i miei colleghi sono stati estremamente solidali, collegiali e amichevoli. Per non parlare delle numerose risorse, fondamentali per la mia crescita professionale, che la WashU mi ha messo—e mette—a disposizione e che rendono questa istituzione uno dei posti migliori in cui insegnare e fare ricerca. Vorrei anche sottolineare l’alto livello qualitativo degli studenti che frequentano la WashU. Non solo sono brillanti e motivati da un forte desiderio di apprendere, ma sono anche rispettosi, gentili e simpatici! Un anno fa hai tenuto una conferenza al nostro club "Italiano per piacere" sul tema delle tue recenti scoperte in Egitto ed in particolare sui ritrovamenti di chiese cristiane conservate nel deserto del Sahara. Potresti raccontarci le tue esperienze in Egitto, per coloro che non hanno potuto essere presenti? Hai novità interessanti da condividere con noi? Come accennato in precedenza, ho svolto ricerche sul campo in Egitto dal 2005, come membro di una missione internazionale della Columbia University (successivamente New York University). I nostri scavi si svolgono nell’Oasi di Dakhla, situata in un’area remota nel mezzo del deserto occidentale egiziano. A causa del suo isolamento geografico (circa 800 km a sud-ovest del Cairo), questa regione è stata meno soggetta all’esplorazione archeologica nei secoli precedenti. Tuttavia, negli ultimi decenni si sono susseguite numerose missioni di ricerca, che hanno scoperto testimonianze importanti sul ruolo strategico svolto dalle oasi del deserto occidentale nella storia dell'Egitto faraonico e greco-romano. Tra il 2006 e il 2010 ho lavorato, in qualità di direttore archeologico, agli scavi di ʿAin el-Gedida, un villaggio del quarto secolo d.C. dove il nostro team ha identificato un complesso ecclesiastico tra i più antichi scoperti finora in Egitto. Particolarmente significativa è anche l’identificazione del sito come un epoikion, un termine greco che si riferisce a un piccolo insediamento rurale (spesso associato a una grande tenuta agricola). Il valore di questa scoperta sta nel fatto che tale forma di insediamento è ben nota in base a numerosissime fonti documentali, ma non ne è stata trovata alcuna testimonianza archeologica fino ai nostri scavi. Oltre agli scavi di ʿAin el-Gedida, sono coinvolto, come vicedirettore archeologico, negli scavi ad Amheida, un'importante città di Dakhla risalente al quarto–quinto secolo d.C., dove sono stati trovati resti di un tempio, una scuola, una casa con ricche decorazioni parietali e perfino un vasto impianto termale. Dal 2012 sono impegnato nello scavo di una chiesa di quarto secolo con annessa cripta funeraria (la più antica scoperta finora in un contesto cristiano in Egitto). A quali progetti stai lavorando attualmente? Vuoi raccontarci qualche dettaglio a riguardo delle tue ultime avventure in giro per il mondo? Al momento, sto usufruendo di un anno sabbatico per lavorare al mio prossimo libro, uno studio archeologico e storico-artistico sulla chiesa che il mio team ha portato alla luce ad Amheida. Questa chiesa aveva caratteristiche che erano relativamente comuni nell'architettura cristiana dell'Alto Egitto nella tarda antichità, inclusa una pianta basilicale con navata centrale, navate laterali e un’abside con stanze di servizio ai lati. Notevole è il fatto che l’adozione della pianta basilicale in un’oasi remota del deserto occidentale avvenne all'incirca nello stesso periodo in cui furono costruite le prime basiliche cristiane a Roma e nel resto del Mediterraneo. Ciò suggerisce che gran parte del mondo antico era significativamente più ‘interconnesso’ di quanto si potrebbe inizialmente supporre, soprattutto considerando la lontananza geografica di alcune di queste oasi dai principali centri urbani della Valle del Nilo e del Delta egiziano. Sebbene si sappia poco o nulla delle pratiche liturgiche svolte all'interno della chiesa di Amheida nel quarto secolo, le testimonianze archeologiche dimostrano che l’edificio funse anche da complesso funerario. Questa associazione di un luogo di culto cristiano con pratiche funerarie era già nota nell’Oasi di Dakhla prima dell’identificazione di questa chiesa. Tuttavia, la scoperta di una cripta funeraria sotterranea rende la chiesa di Amheida un edificio di grande importanza. Come ho menzionato in precedenza, l’ipogeo, situato sotto la zona dell’abside (e delle due stanze laterali) è la più antica cripta funeraria cristiana ritrovata in Egitto sino ad oggi. Pertanto, la sua identificazione fornisce un contributo significativo allo studio dell'architettura funeraria, nonché delle pratiche funerarie cristiane, con particolare riferimento all’Egitto tardoantico. Sto trascorrendo il semestre autunnale del 2020 presso il Centre for Classical and Near Eastern Studies of Australia dell’Università di Sydney e presso il Dipartimento di Storia Antica della Macquarie University, sempre a Sydney. Durante la primavera del 2021, continuerò a lavorare al mio libro come Fellow a Dumbarton Oaks, un istituto di ricerca dell'Università di Harvard con sede a Washington, D.C. Questa borsa di studio mi consentirà di avere accesso a una ricchissima collezione di risorse presso la biblioteca dell'istituto e di condividere le mie ricerche con la locale comunità accademica, prima della pubblicazione finale del volume. Quali sono i tuoi progetti di scavo per i prossimi anni? Al momento, gli scavi nell’Oasi di Dakhla sono sospesi, a causa della situazione di instabilità nel deserto occidentale. Tuttavia, spero di poter riprendere il progetto in un prossimo futuro e di poter anche portare studenti della WashU in Egitto per fare esperienza di scavo. Sto anche sviluppando un nuovo progetto di ricerca in un’altra regione del Mediterraneo, in collaborazione con alcuni colleghi dell’università. Al momento, sto vagliando idee e opportunità ma non vedo l’ora di condividere maggiori dettagli con i miei colleghi e studenti della WashU e anche con i miei amici della Comunità Italiana di St. Louis! Nicola, ti ringraziamo per aver dedicato del tempo per questa intervista; è per noi stato un piacere scoprire molte curiosità riguardanti il mondo dell'archeologia. E’ evidente che tu osserva il mondo sotto un’ottica diversa. Speriamo che le tue scoperte ed i tuoi contributi alla storia del mondo non passeranno inosservati. Attendo con ansia il nostro prossimo caffè insieme. Fucsia Nissoli, deputata di Forza Italia eletta nella circoscrizione Nord-Centro America: "Come dico da tanto tempo, adesso che ha vinto il Sì bisognerà fare una riflessione seria e onesta sull’efficienza ed efficacia di noi parlamentari eletti all’estero." Il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari ha visto la netta vittoria del Sì. Il Sì alla legge che taglia il numero di deputati e senatori raggiunge il 69,96% contro il No fermo al 30,05% dei voti. L'affluenza è stata del 53,84%. Netta vittoria per il Sì anche nelle sezioni Estero. Il voto degli italiani all'estero sul referendum costituzionale per la riduzione dei parlamentari è infatti andato per il 78,7% ai Sì (673.899 voti). Ai No il 21,29% (182.251 voti).
Con la vittoria del Sì al referendum, a partire dalla prossima legislatura verranno eletti complessivamente 345 parlamentari in meno: la sforbiciata interesserà 230 deputati e 115 senatori. Queste le modifiche approvate dal referendum:
Intervista esclusiva di Michael Cross al prof. Nicola Pozzi, PhD, professore di biochimica alla Saint Louis University Ci racconti un po' su di Lei, da dove viene, del suo periodo presso l'Università di Padova e del suo viaggio a St Louis.
Mi chiamo Nicola Pozzi e vivo in St. Louis da circa 10 anni. Sono sposato con Barbara Hawatmeh e ho tre bellissime bambine, Valentina (7), Alessandra (5) e Bianca (3). La mia storia inizia 39 anni fa a Feltre, un piccolo paese di montagna ricco di storia, cultura e bellezze naturali. Feltre è posizionato ai piedi delle Dolomiti, in provincia di Belluno, nei pressi di località sciistiche rinomate come Cortina D’Ampezzo, Madonna Di Campiglio, e, allo stesso tempo, vicino a città d’arte come Vicenza, Padova, Verona e Venezia. Mia madre, Lucia Perenzin, e la sua famiglia sono “feltrini” da generazioni, mentre mio padre, Fabrizio Pozzi, e la sua famiglia sono originari da Verona e naturalizzati “feltrini”. Ho un fratello più grande, Stefano, con cui sono molto legato. Stefano vive a Feltre con sua moglie Alessia e il mio super nipote Francesco. Sono molto orgoglioso delle mie origini feltrine e delle nostre tradizioni, che sono inevitabilmente legate alla storia secolare della nostra città e del territorio. Particolarmente importanti per me sono due eventi che si celebrano ogni anno: il Palio e la Festa della Liberazione. Il Palio è una manifestazione che celebra ogni anno la consegna di Feltre alla Serenissima di Venezia, un evento storico importante per la città e i suoi abitanti. Ogni estate, ad agosto, i quattro quartieri della città si sfidano e danno spettacolo ad uno degli eventi più affascinanti a cui abbia partecipato. La Festa della Liberazione è una festa nazionale, che viene celebrata in tutta Italia. A Feltre e dintorni, però, questa festa è molto sentita perché ci ricorda il sacrificio dei nostri familiari caduti durante la Prima e la Seconda guerra mondiale per difendere il nostro territorio e la libertà. Come molti feltrini, sono cresciuto all’aria aperta, praticando vari sport tra cui calcio, ciclismo e scii. Ho avuto la fortuna di giocarne per molti anni a calcio a buoni livelli, facendone una professione, fino a che ho deciso di dedicarmi complementarmente agli studi all’ Università di Padova. A Padova, una delle più antiche e prestigiose Università’ in Europa, ho prima ricevuto la laurea in Farmacia (Pharm.D.) e poi mi sono specializzato in un’area dell’ industria farmaceutica che si chiama biotecnologia, il cui obiettivo è sviluppare bio-farmaci, come ad esempio vaccini e nuove medicine per cancro, autoimmunità, malattie cardiovascolari, etc. Dopo aver ricevuto il mio Ph.D. in Scienze Biomolecolari (i.e., Biochimica e Biofisica), mi sono trasferito a St. Louis per continuare la mia carriera di ricercatore. Sembra che Lei avesse sviluppato particolare interese per i processi chimici delle proteine. Da dove proviene la sua curiosita’ per questo campo? Da bambino, a detta di mia madre, ero molto curioso e avevo il desiderio di capire come funzionano le cose nel dettaglio. Prendevo oggetti molto semplici come sveglie, radio, lampadine, li disfacevo e ceravo di rassembrali (con poco successo). Mi sono poi appassionato, con la stessa voglia di conoscere i dettagli, allo studio del corpo umano. A quel tempo non sapevo cos’erano le proteine ma credo che la mia passione sia il frutto di quel desiderio di conoscere come funzionano le cose. Mi sono innamorato dei processi chimici delle proteine all’Università dove ho cominciato ad apprezzare la bellezza e complessità del corpo umano. Oltre all'insegnamento, di quali progetti si sta occupando all'università? Come molti professori nelle Scuole di Medicina negli Stati Uniti, la maggior parte del mio tempo lo passo facendo ricerca, la mia vera passione. In questo contesto, il mio lavoro è sviluppare nuovi progetti di ricerca, trovare i soldi necessari per far si che le idee diventino realtà e divulgare i risultati in riviste scientifiche e congressi. In generale, il mio laboratorio si interessa di capire i meccanismi che ci consentono di non sanguinare quando ci procuriamo una ferita (coagulazione) e, allo stesso tempo, di non formare coaguli quando non è necessario. Purtroppo, questi meccanismi non sempre funzionano come dovrebbero. Di conseguenza, molte persone sono a più alto rischio di sviluppare malattie molto gravi, come gravi forme di sanguinamento (emorragia), infarto cardiaco, embolia polmonare e ictus cerebrale. Ci potrebbe raccontare dei nuovi sistemi diagnostici e terapeutici che sta sviluppando per combattere i disturbi cardiovascolari e autoimmuni? Al momento, abbiamo due progetti di ricerca attivi. Il primo progetto si occupa di sviluppare dei nuovi farmaci anticoagulanti che permettano alle persone di vivere una vita normale, senza doversi preoccupare di effetti collaterali molto gravi e debilitanti, come il sanguinamento. Oggi, questo tipo di farmaci non esiste. Il secondo progetto ha come obiettivo quello di capire il motivo per cui alcune persone sviluppano inaspettatamente dei coaguli in assenza di fattori di rischio conclamati, come ad esempio malattie genetiche, ipertensione, diabete, etc. Negli ultimi anni stiamo studiando una malattia autoimmune che si chiama sindrome da anticorpi antifosfolipidi, o più semplicemente APS. Mentre gli anticorpi sono importanti e necessari per proteggere il corpo da infezioni, gli anticorpi antifosfolipidi attaccano delle proteine che contribuiscono nel mantenere il sangue fluido, e questo li rende molto pericolosi. Il nostro lavoro consistente nel capire perché e come gli autoanticorpi antifosfolipidi aumentano il rischio di trombosi, e, allo stesso tempo, nello sviluppare delle metodiche che ci consentano di diagnosticare e trattare in modo tempestivo i pazienti a rischio. Grazie ad alcune scoperte fatte di recente, ora stiamo sviluppando dei nuovi test diagnostici e abbiamo nuove idee per combattere questi tipi di autoanticorpi. Spero che il nostro lavoro possa aiutare molti pazienti in futuro. Dr. Elizabeth Bernhardt, Current Lecturer of Italian Language and Women’s and Gender Studies at Saint Louis University; previous lecturer of Italian History at the University of California in Rome and of Art History at the Liceo Classico Giulio Cesare in Rome Come potrei contribuire alla cultura guatemalteca dell’America Centrale? Con ciò che segue desidero soltanto condividere alcune cose interessanti imparate recentemente—e dal vivo, ma davanti ad un ostacolo: la lingua spagnola! Come sapete…rispetto alla nostra lingua sembra simile ma è in realtà un’altro paio di maniche! Invito quindi commenti e chiarificazioni da lettori que hablano español e che magari conoscono meglio di me questo paese eccezionale.
Diversi mesi fa mia sorella mi ha invitato insieme ai nostri figli a fare un viaggio di 10 gg a … La Antigua! Di solito noi quattro studiamo arte di tutti i tipi quando siamo in viaggio ovunque nel mondo—essendo lei una pittrice e io una studiosa di cultura e storia e i nostri figli artisti in formazione. Con questo viaggio la nostra intenzione principale era di conoscere meglio la produzione di huipiles—le camice tessute e ricamate a mano dalle donne indigeni d’origine Maya, una produzione attiva che ha le sue origini nell’epoca ben prima del contatto con gli europei. Abbiamo accettato l'invito malgrado il fatto che al momento della partenza sapevamo che COVID-19 era in arrivo… tutti i giorni guardavamo la sua diffusione in Italia e sapevamo quanto velocemente si muoveva. Siamo partiti immaginando che sarebbe arrivato in Guatemala proprio durante il viaggio ed infatti è andato cosi. A causa del virus stiamo stati a La Antigua per tre mesi interi, fino all’inizio di giugno, pochi giorni fa… Abbiamo vissuto in un hotel chiuso al pubblico dove siamo stati gli unici ospiti tranne un uomo anziano che viaggiava in America latina da quattro anni. Malgrado la chiusura, lavoravano li ancora circa trenta persone, soprattutto giardinieri… e infatti abbiamo potuto godere un enorme giardino meravigliosamente pieno di fiori e piante gigantesche: philodendron monstera, heliconie di vari tipi, strelitzie nicolai, e tante piante colorati di cui non conosco ancora i nomi. Nel giardino vivono due pappagalli “guacamaya” che hanno 35 anni ciascuna, si chiamano Lola e Pepa, e ci salutavano con “hola” quando passavamo nelle vicinanze. Mangiavamo piatti tipici guatemaltechi e pure piatti italiani—tutti fatti con prodotti freschissimi della zona. E se facevamo una passeggiata nel giardino la frutta letteralmente ci cascava in testa cadendo dagli alberi. A causa dell’assenza dei conservanti in questi cibi freschi e locali, sono felice di dire che ci siamo sentiti tutti molto meglio. La nostra pelle è letteralmente cambiata. Nel mio caso la mia eczema, che mi rende pazza di solito, è scomparsa a 100% perché sono riuscita solo lì ad eliminare i conservanti e gli ormoni aggiunti nei cibi che si consumano nei paesi del “primo mondo” che causano questo disturbo. Vivevamo in modo più semplice e naturale, mangiavamo in modo biologico e locale per forza. Tra l’altro facevamo il bucato a mano col sapone locale (come le donne fanno all’aperto nelle piazze in tutto il paese) e stendevamo il nostro bucato all’aperto come fanno loro—e come si fa dappertutto in Italia. Abbiamo potuto visitare la città mentre era ancora “viva” per un paio di giorni prima della sua chiusura totale. Questa cittadina colorata sembrava familiare pure anche se non ci eravamo mai stati prima…sembrava avere molto in comune con la cultura e la storia italiana che ci faceva sentire proprio a casa. Visualmente la città sembra italianissima. Non è difficile credere che la sua pianta urbanistica fosse disegnato da un romano, Giovanni Battista Antonelli, nel lontano 1524. La piazza principale, Plaza Mayor, si trova all’incrocio delle strade principali, come un cardo incrociato da un decumano. Nella Plaza Mayor c’è una fontana di donne, La Fuente de las Sirenas, creato da Diego de Porres nel 1739—e dicono che sarebbe stata basata in parte sulla fontana di Nettuno in Piazza Maggiore a Bologna creato da Giambologna nel 1565—e infatti sono simili (e scusate per queste due foto qui sotto delle due fontane che non sono mie—mentre tutte le altre qui e diverse altre sul mio Instagram sono state scattate da me). Come in Piazza Maggiore, attorno alla plaza d’Antigua si presentano grandi palazzi formali con colonne e portici, e poi c’è l’enorme Cattedrale di San José (San Giuseppe). Tutte le case d’Antigua sono costruite in uno stile “coloniale” oppure “spagnolo” e significa che si assomigliano alla fine tantissimo ad alcune case in Italia. Sono case di un piano ciascuno e hanno atri cioè patios che servono come fonti d’acqua, luce, e bellezza con piante e fiori tropicali e con le camere costruite attorno ad essi (e sotto i portici interni). Guardando sopra le case si vedono vulcani giganteschi che sembrano di sorgere subito fuori città. Uno di questi vulcani, Fuego, è attivo e rende l’esperienza visuale vicina a quella di Pompeii. Antigua è piena di chiese e d’ordini religiosi che conosciamo nelle città d’Italia. Non so se siano ancora attivi ma esistono oltre trenta conventi dei vari ordini quali le Clarisse, i Francescani, la Compagnia di Gesù, i Cappuccini, ed altri. Molte chiese si trovano in uno stato di rovine a causa del terremoto del 1713 che le ha distrutte. I fedeli le hanno ricostruite—ma dopo il secondo terremoto forte del 1773 hanno scelto piuttosto di lasciarle stare e quindi quello che vediamo oggi sono spesso grande strutture barocche con tetti crollati e i detriti dei loro colassi ancora per terra nelle vicinanze—qualche volta ancora nelle nave e cappelle. Rimane scioccante vedere monumenti importanti in un tale stato pure se in Italia ci siamo abituati a vedere varie rovine—come tante zone dei monumenti antichi a Roma oppure come a Palermo dove di recente ho visitato la Chiesa (senza tetto e in rovine) di Santa Maria dello Spasimo. Una pratica antica, della tessitura, sembra una cosa molto familiare alla cultura italiana d’una volta—ma qui questa pratica femminile “pre-colombiana” è tutt’ora in vita, anzi rimane l’attività principale di molte donne. Come in Italia nei tempi passati, la tessitura è praticata da donne di tutte le classi sociali e da tutte da quando sono piccole ed è un’arte imparata in famiglia dalle nonne, mamme, zie, e sorelle più grandi. È comune per le donne di creare tessuti per se stesse e per le loro famiglie—fanno soprattutto huipiles (camicie commode quadrate o rettangolari e fatte di cotone) ma pure cortes (gonne), borse, coperte, tovaglioli, cinture, ecc. Abbiamo incontrato diverse donne che passano un paio d’ore ogni pomeriggio con i loro telai, e sono telai portatili ed originali (un tipo che non penso di aver mai visto nella storia europea), che viene attaccato ad una specie di cintura alla vita loro e poi ad una colonna del patio se stanno a casa o ad un albero se stanno fuori casa. Queste artigiane inventano disegni complicati in testa che loro paragono alla composizione d’un puzzle matematico; hanno la capacità incredibile di realizzare forme colorati di vari animali, oggetti e simboli in modo regolare sulle tele. I loro simboli includono: quetzales (l’uccello nazionale che si trovano nelle foreste fresche di certe altitudini), l’anfora (che rappresenta le idee che si versano fuori dalla mente di ogni donna che tessa), fiori, colibrì, leoni, serpenti, diamanti, forme astratti, coppie di galli e galline, e molt’altro. Ogni pueblo in Guatemala ha il suo disegno (oppure diversi suoi disegni) immediatamente riconoscibile da tutti e in tutto il paese; in altre parole identificare la provenienza delle tele portate identifica pure la provenienza delle donne che le indossano—tranne il mix di vestiti portate di alcune donne attive nel mondo della politica che portano una varietà di elementi tessili di vari pueblos per rappresentare tutte le donne indigene, cioè tutte del mondo pan-Maya. Poi è utile sapere che Ixchel è il nome della dea Maya che aiuta le femmine a fare tante cose nel loro mondo, incluso la tessitura. Gli italiani sono venuti qui fin dal Cinquecento e soprattutto nell’Ottocento quando migliaia d’immigranti sono arrivati da tutta la penisola. Oggi malgrado la chiusura di tutto per il virus si notano le organizzazioni italiane in città come la "Sociedad Dante Alighieri Club Cultural” e nella capitale un grande “Istituto di Cultura Italiana.” Ci sono pubblicità nei giornali locali per lezioni di lingua italiana con docenti di madrelingua. Ad Antigua ci sono parecchie ristoranti con nomi italiani: La Pasta Nostra, Tre Fratelli, Osteria da Francesco, Santo Spirito, Caffè Mediterraneo, La Toscana, Pizzeria Napoli, Mamma Roma, ed altre. Vorrei aggiungere che tutti i ristoranti e bar italiani (e tutti gli altri presenti) che preparano pasti da portare via usano per legge una specie di “plastica” che sarebbe invece un materiale 100% biodegradabile, e che sacchetti di plastici ed altri tipi di plastici di mono-uso sono rari se non impossibili a trovare. L’Italia proibisce l’uso di molti oggetti plastici e la gente è molto sensibile alla loro diffusione. Per esempio nella scuola media di mia figlia a Roma la plastica mono-usa è stata vietata da anni sulla sua proprietà ma la Guatemala è molto più avanti rispetto alle norme italiane (e non ne parliamo rispetto alla situazione nel Missouri dove il governatore dello stato e i nostri rappresentanti a Washington rifiutano di creare leggi che tutelano l’ambiente contro i danni delle produzioni della plastica). Quindi alla fine ci sono tante tracce italiane ad Antigua: la pianta urbanistica e il modo di costruire le case, le chiese, ed i conventi; la religione e la venerazione dei santi poi l’enorme festa della Settimana Santa; la lingua spagnola derivata dal latino che spesso riusciamo a capire—o quasi; la presenza di migliaia di persone d’origine italiana ed i loro costumi, cibi e i nostri istituti di cultura, ecc… Insomma tutti questi elementi rendono la visita ad Antigua molto familiare. Ho quasi dimenticato dire che il presidente attuale di Guatemala sia un medico d’origine (e di cittadinanza) italiana: Alejandro Giammattei. A causa della sua preparazione professionale e al fatto che non vuole che il virus si estenda nel paese, ha subito sviluppato un piano per contenerlo e ben prima che ci fosse nemmeno arrivato. Prima che un caso fosse conosciuto, le mascherine sono state obbligatori e c’è stato un coprifuoco quotidiano dalle ore 16 (poi cambiato dalle 17) fino alla mattina dopo, e la chiusura totale ogni weekend di tutto da venerdì pomeriggio fino a lunedì mattina—e se uno non segua queste regole di base può essere multata di 150,000 Quetzales (cioè $20,000 USD) e la polizia è dietro ogni angolo almeno ad Antigua per controllare la gente. Ogni volta che volevamo entrare in un negozio d’alimenti oppure in una farmacia già alla soglia della porta ci davano del gel per disinfettare le mani, misuravano le nostre temperature, solo una persona alla volta poteva entrare, e mettevano uno spray dappertutto sulle nostre scarpe per ammazzare l’eventuale virus per terra. Quando siamo partiti alcuni giorni fa non si poteva ancora attraversare le frontiere di una regione ad un’altra e il trasporto pubblico era ancora fermo dall’inizio di marzo. Giammattei parla al popolo ogni domenica sera in televisione e quindi sapevamo della crisi nel paese e nel mondo dagli occhi di un medico che vuole evitare il contagio. Si, sto parlando d’un paese considerato “limitato” oppure “del terzo mondo” per molte cose ma per il rispetto per la salute e per salvare vite, ci siamo sentiti ben più sicuri ed avanti qui rispetto a molti altri paesi, grazie ad un piano nazionale seguito da tutti per legge. Qui a causa delle precauzioni seguite (e che in alcuni esempi si assomigliano alla situazione in Italia con i coprifuochi, ecc.) la curva è sempre rimasta piccola e piatta. Fino ai primi giorni di giugno la Guatemala ha perso circa cento persone—una tragedia di sicuro—ma una cifra che non ha nulla a che fare con altri posti “avanzati” che conosciamo. Malgrado il lockdown in effetto da tutti i tre mesi in cui ci siamo stati, siamo riusciti a conoscere e a fare tante cose: abbiamo potuto visitare Antigua (almeno per strada da lunedì a venerdì in orari precisi), abbiamo conosciuto alcuni tessitori indigeni affascinanti che lavorano di giorno per strada, ed in albergo abbiamo imparato molto della cucina e della cultura maya e guatemalteca, e abbiamo stretto amicizie con diverse persone che lavoravano lì. Nel frattempo mia figlia come mio nipote hanno seguito le loro lezioni online per concludere l’anno scolastico, mia sorella è riuscita a dipingere tanti quadri basati sulla vita popolare guatemalteca, ed io sono riuscita ad insegnare italiano tramite Zoom alla SLU e a concludere il semestre in modo quasi normale. Ho scritto qualche comunicato stampa per mia sorella per le sue prossime mostre, e stavo finendo di scrivere un libro su una protagonista bolognese. Passando del tempo in Guatemala ci ha fatto vedere un modo di vivere più semplice, un modo che ci dà speranza nel ritorno ad una vita più semplice per tutti, ad una vita più legata alla natura, una più in armonia con l’ambiente ed insomma una vita molto più rispettosa verso le risorse preziose della terra—com’è pure vissuta dagli italiani soprattutto in campagna e nel meridione (e una volta dappertutto) dove le famiglie sono orgogliose dei loro orti e dei loro prodotti fatti a mano e in casa e dove si spreca ben poco che viene regalato dalla natura. Malgrado la pandemia vissuta in un posto sconosciuto prima, ci siamo riusciti a sentirsi tutti molto bene e “a casa” grazie alla gentilezza della gente locale, alla comprensione del presidente italo-guatemalteco che si comporta in modo efficace, alla buona cucina sana e naturale (e spesso italiana), al clima perfetto, alla vita che si assomigliasse visualmente molto all’Italia, e forse soprattutto alla semplicità—e sarebbe una semplicità che non è per nulla un passo indietro ma un passo ben più avanti rispetto alla realtà di molti posti considerati “avanzati” nel mondo. ¡Gracias para la atención y hasta luego…espero! Elizabeth Bernhardt, PhD Lecturer of Italian at Saint Louis University Benvenuti! Ecco la seconda edizione della newsletter che serve ad avvicinare St. Louis e Bologna, città gemellate nel 1987, e ri-gemellate nel 2017. Il nome qui è stato cambiato rispetto alla prima edizione uscita qualche mese fa. La prima edizione si chiamava “La voce del popolo” che è un bel nome con tante connotazioni positive per quello che vorremo promuovere come organizzazione internazionale; però nel frattempo sono arrivata io e ho pensato che sarebbe bello trovare, se possibile, un nome più specifico e creativo, che magari legasse qualcosa di comune tra queste due città, un nome che magari c’entra in modo più preciso con due posti cosi diversi.
Allora, avendo vissuto quasi tutta la mia vita tra St. Louis e Bologna, ogni tanto la gente di qua e di là mi chiede: “Ma sono simili queste due città?” Negli ultimi vent’anni ho dato diverse risposte, ma la prima cosa che noto tra di noi è che condividiamo un clima simile, quasi uguale, e quindi “godiamo” di molta umidità e, come conseguenza, di molte zanzare… Ma a parte il clima e gli insetti, noto che St. Louis e Bologna sono due luoghi costruiti—almeno in parte e duranti alcuni secoli delle loro storie—in mattoni. Le due città hanno quindi origini umili in comune: sono costruite dalla terra, e dalla terra similmente rossa, malgrado le loro posizioni geografiche lontanissime tra di loro. Queste due città sono state costruite dalle mani d’ artigiani che hanno creato e usato questo materiale pratico e letteralmente basilare per noi tutti. Con questo titolo, vorrei avvicinare le culture delle due città per arricchire i lettori di St. Louis e di Bologna, facendoli conoscere meglio e facendolo con un articolo interessante alla volta, per contribuire alla “costruzione” della conoscenza della gente tra due città e in modo “terra terra” dalla base in su. In secondo luogo trovo bello il fatto che gli studenti bolognesi chiamino i loro testi più pesanti e impegnativi “mattoni” — un nome che, non solo richiama questo stesso oggetto di cui stiamo parlando, ma è un termine della parlata degli studenti ed è legato alla sapienza che acquistano e che hanno reso Bologna famosa come “la dotta.” Per ultimo, il nostro titolo “mattoni rossi”, riflette un altro dei soprannomi di Bologna che viene chiamata “la rossa” per diversi motivi: per il colore dei suoi mattoni, ovviamente, per le tonalità “ufficiali” rossastre dipinte sull’intonaco che copre i mattoni (il cui pigmento appartiene pure alla stessa terra), e per lo spirito “rosso” cioè “sociale” di Bologna che gode di un’enorme università piena di giovani studiosi di tutta la penisola e del continente europeo (e nei nostri tempi, pure del tutto il mondo), e delle loro idee nuove che scambiano e si infiltrano da secoli nel modo di pensare bolognese. Da secoli Bologna è simbolo della massima espressione della vita studentesca in Italia, ed è un posto conosciuto in tutto il mondo per la sua Università fin dall’anno 1088 (o nei dintorni) quando lo studium fu fondato. Quindi si dice che Bologna abbia uno spirito colto, libero e “rosso,” cioè uno spirito giovanile con gran voglia di conoscere il mondo, e che rende la città particolarmente attiva, spiritosa, artistica, poetica, e per forza ben-informata—e sono tutte caratteristiche che piacciono quando si pensa ad una newsletter informativa. Desideriamo promuovere esattamente questi principi, con questa nuova pubblicazione. Gli articoli importanti presenti in queste pagine sono la prova del nostro desiderio di lavorare in modo “costruttivo” per conoscerci meglio. Vi auguro buona lettura! A Conversation on Race with Ngone Seck, an Italian Citizen with African Roots Living in St Louis. Interview Conducted by Michael Cross Ngone, you were born and raised in Italy. You are an Italian citizen and a person of color. What was your experience growing up in Italy as someone born of an immigrant family of African descent?
I had quite a difficult time fitting in with my peers during my younger years in Italy. My parents are from Senegal, but I was born and raised in Italy for 13 years. I was the only black girl in my class from kindergarten to 6th grade, and it definitely wasn’t easy because my peers didn’t have much awareness regarding diversity. My classmates simply didn’t think it’d be possible for a black person or any other person of foreign ethnicity to be considered an Italian citizen. You learned Italian just like any other girl or boy growing up in Italy. You attended school just like your peers. Were you looked upon differently even though you spoke fluent Italian and embraced the Italian way of life, or do you feel that you were treated the same as your peers who were not persons of color? I’ve always loved my country. I grew up with a deep admiration for it and love for the culture. Growing up, I spoke Italian much more often than my parents' native tongue Wolof. Eventually, I grew a thick northern Italian accent that still leaves its traces in my voice. Although I sounded exactly like any other Italian girl or boy, I faced racism on multiple occasions because of the color of my skin. My peers had the misconception that Africans were savages who live like uncivilized animals. I lived in Collio di Vobarno in the city of Brescia, one hour north of Milan. I attended Scuola Primaria Giorgio Enrico Falck and Scuola Media Statale A. Migliavacca. I was pushed intellectually daily, and to this day, I rave about the education system in Italy. During my years in Italy, I never realized the advantage of the education I was receiving, but I can certainly say that it put me at great advantage once I entered the American schooling system. However, while I was given an amazing education at a young age, I also received much discrimination and racism growing up. Tell us about your journey to the United States and specifically why you and your family came to St Louis? What has been your experience in this city as a person of color? During the decades my family lived in Italy, my dad worked for an industrial factory called Fondital SPA which manufactures heaters. My mother worked for a similar factory which is now out of business because of worker’s rights lawsuits. My parents both worked at their industrial jobs for over 15 years, but my mother lost a long legal fight against her employer after she and many others found out that they were being underpaid according to their contract and were not receiving their full benefits. For that reason we migrated to the United States because of better job opportunities for my mother. I honestly love St Louis. After 8 years here, I have grown to love my home away from home very much, although I have experienced many eventful days here. Upon arriving in St Louis, we first lived in the Versailles apartments in the heart of Ferguson. There I learned first hand how truly dangerous the world is - a fact that I was shielded from and unaware of during my years in the peaceful small city of Vobarno. After 2 years of living in the United States, I witnessed the events surrounding the shooting of Michael Brown on Canfield Drive which was just a 3 minute walk from my apartment. I watched from my bedroom window, in the fall of 2014, as a man approached the QT gas station just feet away from me and set it on fire with a match and a container of gasoline. This was the event that started the snowball effect and began the historic Ferguson protests, looting, and arson. This also happened just a couple of days before my first day of my freshman year of high school, and to this day, I remember how terrified I was. I was shaking and panting as I stood in the middle of the protest area to catch the school bus on my first day of high school. Of course, I’ve also had amazing memorable experiences in St Louis: studying and performing in the HEAL Center for the Arts, attending many concerts at the Sheldon and Powell Halls, spending weekends in the Delmar Loop with college friends, and becoming a member of the student board of directors at the Federal Reserve Bank of Saint Louis, along with many more. However, even during triumphant moments such as those, I was reminded of the unfair treatment my skin color receives in this world. On one of my days at the Federal Reserve Bank, I shared an elevator ride with a lady working in the building. That morning I spent two hours creating an updo with my natural hair that I was very proud of, but all that pride was shattered in the one minute I spent in that elevator. The lady said to me something along the lines of “sweetie your hair is cute, but I would recommend you straighten your hair instead next time. It would look more professional.” It pains me so much to think that my natural hair texture isn’t seen as “professional” even when combed back in an organized updo. Attacks and beatings on persons of color in Italy have unfortunately become more and more common each year. Small towns are not immune to these vicious attacks. In the past two years, in the small town of Partinico, Sicily, four Gambians and an Ivorian citizen were beaten and assaulted by several attackers for racist motives. In the exact same town, a 19 year old girl from Senegal who was working at a local cafe, was harshly beaten by four men while one of them screamed insults at her: "vattene via sporco negro" which means "go away dirty negro". Her beating came after the men taunted her for three days at the cafe in Partinico where she worked. This anger and hatred against a girl of color who was simply doing her job is nothing new in certain parts of Italy. What are your thoughts on why these situations continue to occur? In my personal experience racism in Italy can be pretty heavy. It seems to me that the lack of diversity and education regarding race creates a grey area. To the youngsters, this gray area sparks questions such as “Why am I white and why are they dark brown?”, “Why are there more of us in this room than those people?”, “If there are more of us, does it mean we’re better?” Those unanswered questions along with a commonly publicized notion of the uncivilized and savage Africa seem to develop a sense of superiority which eventually causes individuals to look down on us, at times with hatred. Of course, that is my personal speculation, but these thoughts are the products of a severely bullied little Ngone eating her lunch in a school closet while the rest enjoy outdoor playtime. Some Italian cities and towns experience a higher rate of hate crimes than others. Are there certain areas which persons of color are not advised to go? I’m certain there are. As a child I often overheard the grown ups discussing such towns and warning each other. However I was too young to understand or remember the details. Racism in the U.S. can appear more subtle while racism in Italy can be more blatant. From your experience, can you reflect on the differences between racism in Italy and racism in the United States? I believe I can better answer using examples from my experiences: In 6th grade, palestra, or gym, was my favorite class. I was very athletic and enjoyed outrunning the boys. One day, as I collected my items from the classroom to head to the gym, I was approached by three boys also heading to the gym. I was alone in the long narrow hallway and the boys were running towards me. Before I had the time to process what was happening I was soaked from head to toe with soapy water. My eyes were burning and it was freezing cold, but I managed to squint my eyes and see the boys giggling at me saying “we wanted to see if all that brown on your skin would wash off. It looks dirty.” I was speechless, truly. I felt a gut wrenching sensation shoot through me while I watched them walk away as if they hadn’t just shattered my world. In confrontations such as that one, I was lucky to walk away without serious physical injuries. However I’ve often been kicked, punched, and rocks were thrown at me at times. The worst of those physical confrontations also happened in 6th grade. Yassin, an Arabic boy craving the acceptance of his caucasian Italian friends, pulled my chair from under me right as I was sitting down. I hit my bottom on the floor with force and was taken to a hospital the next day after being punished by the principal for blaming my “innocent” classmate. I couldn’t walk or sit for weeks and this incident resulted in a bruised tailbone that still pains me to this day almost eight years later. In my years in America, I have never experienced anything close to what I’ve been through in my childhood. Maybe it’s because this country has seen one of the worst cases of racism during its colonial period and is still in the process of healing from it. Perhaps during this healing process, the leadership of black rights activists has created a lot of awareness and compassion for the African-American community. In my opinion, that lack of mainstream activism is what allows for such blatant racism in Italy. Italy is located at the heart of the Mediterranean and has always had strong links to Africa over the past three millennia. African-Italian author, Igiaba Scego, once said: "Italy could be the perfect pivot between continents, between Europe and Africa, yet it persists in denying its mixed-race identity as a country made of diversity. Everyone has passed through here: Arabs, Austrians, Africans, the French, the Spanish. This is Italy, a mixture of different blood and skins. When it finally accepts this identity, it will once again be the Bel Paese we all love." In reflecting on these words, I get a sense of hope, the virture which is always at the forefront of her writing. In your experience, what are some positive exchanges you've had on race? What are some improvements that you've seen taken place? What are you hopeful for that will change in your lifetime? My heart explodes with joy when I witness a person step out of their privilege to humbly help someone who is needy in the black community: not with a meal, not with money necessarily, but with knowledge and guidance that will equip them with the power to rise above racial stereotypes. I attended an unaccredited high-school comprised of almost entirely low-income, first generation African students. I witnessed first hand students taking public transportation for over two hours everyday to make it to school from their homeless shelters. I've seen teen pregnancies that cost girls their futures, the use of drugs as an escape from difficult situations at home, I’ve had bright friends and classmates become victims of gang related shootings, and many other terrible things. Every one of these kids’ lives could have been forever altered, and maybe even saved, if someone stepped up to guide them and teach them what their parents and grandparents weren’t taught: building a credit score, tax filing, networking, following a passion, starting a profitable business, healthy coping mechanisms, building and maintaining functional and healthy relationships, investing and saving money, as well as many other life skills that are almost nonexistent in many underprivileged communities. I have a lot to learn myself, but I have taken the initiative to start a sisterhood of young black women coming together to bond and support each other. I aim to provide guidance in areas I’m knowledgeable in, and connect my small community with resources in areas which are in desperate need of hope. I want to influence my community while creating a safe space where these individuals are able to grow, support each other, confide in one other, feel seen, cared for and loved as they aim to achieve goals they have for themselves. No matter what I achieve for myself, I am not winning if my people don’t win. Ngone, you've undergone many obstacles throughout your life and yet you seem to not only persevere, but thrive. What can you teach us about your experiences? We have to be here for one other, we have to realize what shaped us and how we could contribute to the growth of underdeveloped communities by sharing the knowledge, resources, and skills we possess and have received. Racism and racial inequality could go extinct if we take real action and reach out to those who really need it, especially if each of us helps one other person. The effects of our actions will ripple exponentially. I also would like to note that I LOVE la mia bella Italia and I miss her so much. I have forgiven anyone that has hurt me in my past, and still do believe that Italy is the most beautiful country there is. The fact that you can forgive those who have hurt you in the past is something beautiful and is a reminder to all of what a strong woman you are. Bullies are everywhere in life and it's important to rise above them and, moreover, rise above their hatred. Much of this hatred is due to ignorance but also fear. Deep down inside those same people who lash out in anger or demean others based on race, or any other motive for that matter, are only masking their own deep insecurity. It's been a pleasure once again, Ngone. Thank you for being a part of our inclusive Italian community, for taking part in our activities, for bringing to light your story, and for your positive impact on all of us. We love you, Ngone. Exclusive Interview by Michael Cross with Nicholas Karidis, President of Juventus Academy Saint Louis Soccer, or calcio in Italian, is by far the most popular sport in Italy. The spirit of soccer remains strong and passionate and has contributed to the nation's collective memory and sense of identity. The Italian style of soccer is marked by its unique tactical and defensive approach. Up and down the peninsula, there are great teams with great fans. One team in particular, however, stands out: Juventus. Unlike most Italian teams, whose fans are concentrated around their particular city or region, the fan base of i Bianconeri is widespread throughout Italy and the Italian diaspora making the team a symbol of italianità. Today, I have the privilege of speaking with Nicholas Karidis, who quite literally brought Juventus to St Louis.
Nicholas, it is very exciting to have such a famous Italian team being represented in St Louis. What inspired you to open an academy here? It is truly an honor to have been chosen by Juventus Football Club to represent their prestigious and global powerhouse organization. Through a long and vigorous application process, the Karidis Group International's youth soccer club was selected to represent the Midwest as an official youth academy of Juventus Football Club. KGI’s Juventus Academy Saint Louis (JASTL) became the 9th Juventus Academy in the United States, and the only academy in the Midwest. The club’s initial history in St Louis, dating back to 2007, has always shown a strong foundation rooted in European football training platforms, so we are excited to see our club take it to an even higher level guided by Juventus Football Club. Joining the Juventus family has opened up vast resources and support from one of the most successful and decorated football clubs in the world. The philosophy at the heart of Juventus Football Club’s work with young players is parallel to how we have always run our club - helping to develop our players as people first, and second, as smart, creative and dynamic critical thinking footballers. What programs and tournaments do you have in St Louis and where are they located? What age groups do you target? Juventus Academy Saint Louis offers programs for all youth ages 3-19. Our programs include the following three levels:
We also host multiple leagues and tournaments throughout the year. Our main events are our tournaments. The Americas Cup is hosted by Juventus Academy Saint Louis in the Fall while the Juventus Academy Champions Cup is hosted in the Spring. These tournaments take place locally in St Charles. We are also famous for hosting multiple 3v3 indoor tournaments at our indoor facility, Olympia, located in St Charles. Our Winter Indoor League is also popular with the local clubs where we play 6v6 on our indoor turf space. Tell us about the "Juventus Way". What does it mean and how do you implement it? Building upon our philosophy, we aim to develop footballers through a vision which combines technical aspects with mental, emotional and interpersonal ones. The “Juventus Way” of training aims to develop players through the following five points: Style of Play, Technical, Tactical, Mental and Emotional/Social. The Juventus training platforms and vast player resources and opportunities, as well as coaching support and education directly from Juventus Football Club in Italy, will help propel our footballers to the next level.
What are you doing to increase diversity among your participants in St Louis? We firmly believe that there is a strong link between diversity and high level organization performance. In order to increase diversity among our participants in St. Louis, we encourage all to come and experience our unique and tight knit family. Our coaches and volunteers are from around the globe and around the United States. They bring new insights and passions for the game that they share with our members. We support local businesses and communities through outreach programs, volunteering, and using their products or services. The diversity is growing in St. Louis and we always invite all to join and volunteer. We run our foundation on family and making the love for football available to all. There are quite a few young Italian soccer players in St Louis who travel here to play college soccer. Are there any coaching or volunteer opportunities for these young men and women? 100% yes! We are always looking for volunteers and coaches. As we continue to sustainably grow our academy, we want passionate and qualified individuals to join our coaching staff. If anyone is interested in being a part of Juventus Academy Saint Louis, please reach out to our Academy Director, Corey Adamson at [email protected]. |
AuthorsGiovanna Leopardi Year
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