Intervista esclusiva di Michael Cross all'Onorevole Francesca La Marca, Deputata al Parlamento Italiano, Circoscrizione Estero - Ripartizione Nord e Centro America. Le comunità di cittadini italiani e italofoni di tutto il mondo sono costituite da persone con varie convinzioni politiche. La scorsa settimana abbiamo avuto il privilegio di intervistare l'On. Fucsia Nissoli di Forza Italia. Oggi abbiamo l'onore di fare un’intervista con l'On. Francesca La Marca del Partito Democratico. Grazie mille della sua disponibilità.
Come mai ha deciso di diventare un membro del Parlamento e, in particolare, essere rappresentante dei connazionali che vivono all'estero? Sono un'italiana di seconda generazione, nata a Toronto, con doppia cittadinanza, italiana e canadese. La mia famiglia allargata, pur essendo perfettamente integrata nel tessuto sociale canadese, ha conservato la lingua e le tradizioni delle origini. In più, fin da piccola, ho fatto con i miei vita associativa nell'ambito della comunità italo-canadese e quasi ogni anno trascorrevamo le vacanze estive in Italia. Nei miei studi superiori ho avuto la possibilità di perfezionare la lingua italiana nel confronto non solo dell'inglese, ma delle altre lingue di studio, il francese e lo spagnolo, nel quadro di una formazione multilinguistica e multiculturale. Gli italiani all'estero, dunque, io non li ho incontrati per strada, ma sono parte integrante della mia vita, così come io stessa sono un tassello della loro realtà. Quando si è presentata l'opportunità di far vivere queste esperienze nelle istituzioni italiane per consolidare in grande quel ponte che io ho costruito in piccolo con il Paese delle origini, mi è sembrato naturale mettermi a disposizione. Gli elettori hanno evidentemente compreso che le mie motivazioni sono profonde e che il mio intento è quello di rendere un servizio ai miei connazionali, in trasparenza e lealtà. Quali sono le questioni che ritiene rilevanti e qual è la sua visione a lungo termine in qualità di deputata al Parlamento eletto dai cittadini italiani che vivono nel Nord e Centro-America? La scala di priorità che ho cercato di rispettare nel mio impegno parlamentare è costruita su questi punti: il recupero della cittadinanza per chi è nato in Italia e il riconoscimento per le donne, e loro discendenti, che l'hanno perduta involontariamente sposando uno straniero; la promozione della lingua e della cultura italiana; il sostegno alle comunità d'affari e alle Camere di commercio italiane all'estero per l'attività che svolgono a favore del Made in Italy e dell'internazionalizzazione dell'economia italiana; il rilancio e l'incremento del turismo di ritorno, vero fattore propulsivo della ripresa italiana; il rafforzamento dei servizi consolari per i connazionali con un particolare riguardo al sostegno dei consolati onorari, e altro ancora. Un filo rosso che tutti li lega è costituito dalla legge sull'istituzione della “Giornata nazionale degli italiani nel mondo”, che avevo già presentato nella scorsa legislatura, quando si era bloccata per via dello scioglimento del Parlamento alla fine del 2017, e che, mi auguro, a breve venga calendarizzata per l’approvazione da parte della Camera. In prospettiva, il mio vero obiettivo, attraverso una pressione continua e una serie di proposte normative e di altro genere, è quello di concorrere ad aumentare la consapevolezza nell'opinione pubblica e nella classe dirigente italiane che gli italiani all'estero sono per l'Italia un’arma in più per rilanciare il Paese dopo il disastro della pandemia e competere con vantaggio nella dimensione globale. La lingua italiana per la nostra comunità è di massima importanza. Quali sono i passi che sta compiendo in modo che ci siano risorse disponibili per i programmi di lingua italiana all'estero? Penso anch'io che la lingua e la cultura siano la carta strategica più importante che l'Italia ha nelle sue mani per proiettarsi con successo nel mondo. Voglio ricordare che se fino ad oggi le risorse ad esse destinate hanno raggiunto standard accettabili, lo si deve soprattutto all'attività dei rappresentanti del PD, che ha consentito di ritornare a 12 milioni per lo svolgimento dei corsi degli enti gestori, di rendere permanente questo budget in bilancio e, soprattutto, di istituire il Fondo quadriennale per la promozione della lingua e della cultura nel mondo, dotato di ben 150 milioni, approvato dal governo Gentiloni di centrosinistra, che è stato in questi anni una vera manna dal cielo. Ora, però, le cose rischiano di cambiare bruscamente perché con il 2020 il Fondo scade e si rischia di rimbalzare all'indietro. Con i miei colleghi del PD eletti all'estero stiamo cercando di ottenere sia il prolungamento che il rifinanziamento. Siamo riusciti a riaprire una finestra anche per i prossimi anni ma i soldi sono ancora troppo pochi. Questa sarà una delle nostre battaglie nella prossima legge di bilancio ma poiché a me piace parlar chiaro non posso fare a meno di dire che sarà dura, molto dura. Perché? La pandemia ha comportato una polarizzazione di risorse sui problemi della salute, dell'occupazione e della ripresa economica. Si sta raschiando il fondo del barile. Ripeto, non sarà facile, ma ci proveremo perlomeno a limitare il ridimensionamento del fondo. Lingua e cultura sono una cosa seria, in tempi difficili, come questi, non meno che in tempi normali e il mio impegno c’è e ci sarà sempre. Come Lei ben saprà, le riforme strutturali delle istituzioni che rappresentano gli italiani all'estero sono necessarie da tempo. Senza un consolato a St Louis, i cittadini italiani qui presenti hanno grandi difficoltà nell'ottenere informazioni e assistenza per quanto riguarda una vasta gamma di esigenze. Il COMITES, inoltre, non e’ stato realmente presente nel venir incontro alle esigenze della nostra comunità sempre più in crescita e sempre più giovane. Quali sono i passi che farà per far sì che le varie istituzioni, finanziate dalle tasse pagate dagli italiani, siano ritenute responsabili del loro operato? Dal nostro punto di vista, il modo di operare del COMITES dovrebbe venir modificato radicalmente. Quali riforme strutturali propone per trasformare il modo in cui viene gestito? Capisco il disagio dei connazionali di St. Louis e sono sinceramente solidale con loro e con le comunità che proprio per il loro attivismo maggiormente avvertono i limiti operativi delle nostre strutture amministrative. D'altro canto, è necessario considerare che in oltre dieci anni di blocco del turnover del personale del ministero degli Esteri si è perduto oltre un terzo degli effettivi e questo purtroppo ha inciso sulla quantità e qualità dei servizi, proprio nel momento in cui crescevano le esigenze da soddisfare. Per la verità, negli ultimi anni si è riaperto il circuito delle assunzioni del personale, sia pure senza reintegrare interamente le perdite degli anni passati, ma prima di arrivare a un assestamento operativo delle nuove figure ci vorrà un po' di tempo. In ogni caso, poiché quella dei servizi consolari, come ho detto, è una delle mie battaglie fondamentali, sono a disposizione di chiunque da St Louis voglia segnalarmi situazioni sulle quali sia possibile intervenire efficacemente. Quanto ai COMITES, resto convinta che la prima riforma sia dargli i soldi per fare delle cose utili per la comunità e la possibilità di muoversi con una certa autonomia, liberandoli dai lacci nei quali spesso sonno irretiti. Circa i soldi, con nostri emendamenti parlamentari, siamo riusciti a reintegrare il milione di euro che il precedente governo aveva eliminato. Circa i poteri, c'è una recente circolare del MAECI che consente loro di fare anche attività sociali e culturali prima bloccate e di usare i fondi per progetti speciali. Non è tutto, ma incominciamo a fare concreti passi in avanti, occupando gli spazi che si sono aperti, senza aspettare un'ora X che rischia di arrivare chissà quando. Il Partito Democratico è orgoglioso di essere una voce progressista in un panorama politico italiano sempre diviso. Il diritto al voto è essenziale per esprimere le opinioni degli italiani all'estero. Nel 21° secolo, come vorrebbe rendere piu’ semplice il voto alle elezioni ed ai referendum per gli italiani all'estero? In molti hanno proposto piattaforme di voto online. Crede siano fattibili? Cosa ne pensa della proposta? Senza fare propaganda spicciola, mi limito a dire che in una fase così convulsa e drammatica per la società italiana e forse per la democrazia italiana, il fatto che vi sia al governo una forza riformatrice, equilibrata e riformista come il PD, dotata di una elevata cultura di governo, è un bene non per noi, ma per l'Italia. Basta pensare al peso che nel buon esito della trattativa europea hanno avuto persone come Gentiloni e Gualtieri. Il voto all'estero va certamente adeguato ai tempi, facendo tesoro dell'esperienza acquisita. Senza buttare, però, il bambino con l'acqua sporca, ma anzi facendo passi concreti nella giusta direzione. Quindi, per quanto mi riguarda, terrei intanto il voto per corrispondenza con tutti gli accorgimenti necessari per assicurare la tracciabilità dei plichi ed evitare possibili brogli. Non sono favorevole all'introduzione della richiesta da parte dell'elettore di votare per corrispondenza, di cui pure si parla, perché la stessa esperienza fatta per i COMITES ha contribuito a far precipitare la partecipazione degli elettori, e questo alla lunga sarebbe una minaccia per lo stesso voto estero. Contemporaneamente, sono dell'avviso che sia necessario avviare una seria sperimentazione del voto su piattaforme digitali, dopo avere risolto però i problemi di sicurezza che restano ancora delicati. Non ho dubbi, comunque, che il futuro vada in questa direzione. Cosa avrebbe il piacere di riferire, per concludere, agli italiani e agli italofoni che vivono a St Louis? Desidero salutare, infine, i connazionali e gli italofoni di St Louis e ringraziarli per la tenacia con cui preservano i rapporti con l'Italia. Voglio dire anche a loro che la prova durissima alla quale la pandemia ci sta sottoponendo, dovunque ci troviamo, deve rafforzare la consapevolezza che abbiamo sempre più bisogno gli uni degli altri. Incrociando il nostro impegno e il nostro desiderio di ripresa riusciremo a fare un'Italia più moderna e dinamica perché più capace di valorizzare e utilizzare le qualità della rete di comunità che ha nel mondo e che nonostante delusioni e difficoltà continuano a guardare ad essa con amore e fiducia.
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Cari Italiani a St Louis,
Vi riportiamo le istruzioni ricevute dall'Ambasciata in merito al REFERENDUM COSTITUZIONALE EX ART. 138 DELLA COSTITUZIONE INDETTO PER IL 20 E 21 SETTEMBRE 2020. ELETTORI TEMPORANEAMENTE ALL'ESTERO Gli elettori italiani che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovino temporaneamente all'estero per un periodo di almeno tre mesi, nel quale ricade la data di svolgimento del referendum popolare confermativo della legge costituzionale in materia di riduzione del numero dei parlamentari (20-21 settembre 2020), nonché i familiari con loro conviventi, potranno esercitare il diritto di voto per corrispondenza (art. 4-bis, comma 1, legge 27 dicembre 2001 n. 459), ricevendo il plico elettorale contenente la scheda per il voto all'indirizzo di temporanea dimora all'estero. Per esercitare il proprio diritto di voto per corrispondenza, tali elettori dovranno far pervenire AL COMUNE d'iscrizione nelle liste elettorali un'apposita opzione entro il 19 agosto 2020. L'opzione (esercitabile tramite il modulo allegato o in carta libera) può essere inviata per posta, telefax, posta elettronica anche non certificata, oppure fatta pervenire a mano al Comune anche da persona diversa dall'interessato. L'opzione, obbligatoriamente corredata di copia di documento d'identità valido dell'elettore, deve in ogni caso contenere l'indirizzo postale estero completo cui va inviato il plico elettorale, l'indicazione dell'Ufficio consolare competente per territorio e una dichiarazione attestante il possesso dei requisiti per l'ammissione al voto per corrispondenza (ovvero che ci si trova - per motivi di lavoro, studio o cure mediche - per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento delle consultazioni in un Paese estero in cui non si è anagraficamente residenti, oppure che si è familiare convivente di un cittadino che si trova nelle predette condizioni). L'opzione va resa ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica del 28 dicembre 2000, n. 445 (testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa), dichiarandosi consapevoli delle conseguenze penali in caso di dichiarazioni mendaci (art. 76 del citato DPR 445/2000). È possibile la revoca della medesima opzione entro lo stesso termine (19 agosto 2020). Si ricorda infine che l'opzione è valida solo per il voto cui si riferisce (ovvero, in questo caso, per le consultazioni referendarie del 20-21 settembre 2020). Ulteriori informazioni sul Referendum e sulle modalita' di voto sono reperibili alla pagina del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: https://www.esteri.it/mae/it/servizi/italiani-all-estero/referendum-costituzionale-2020 Intervista esclusiva di Michael Cross a Consuelo De Gobbi: mamma venuta a St Louis per l'intervento di suo figlio Oggi abbiamo il piacere di intervistare Consuelo De Gobbi che ha viaggiato dall'Italia a St Louis con la sua famiglia per un motivo molto specifico che vuole condividere con noi. Consuelo e la sua famiglia sono originari di Vicenza.
Consuelo, parlaci di ciò che ha portato te e la tua famiglia a St Louis. Eccomi qui, in una città degli Stati Uniti che mai credo avrei avuto l’idea di visitare se avessi deciso di fare una vacanza in America. Giovanni, mio figlio, ha 7 anni fatti l’8 febbraio, fratello minore di Anita, 11 anni tra qualche giorno, che è qui con noi per affrontare l’avventura di una vita. Giovanni è nato prematuro e ha una lesione celebrale molto tipica nei bambini nati prima di quando avrebbero dovuto. I polmoni non sono pronti e l’ossigeno viene a mancare per qualche millesimo di secondo, tanto poco ma abbastanza per creare una lesione che si chiama leucomalacia peri ventricolare. In sintesi? Problemi motori, forse gravi, forse meno, problemi cognitivi, di apprendimento, problemi problemi problemi... ti lasciano con il dubbio e l’incertezza...lasciano una famiglia che scopre tutto solo vivendo. Noi siamo stati fortunati perché Giovanni si è rivelato un bambino molto intelligente, solare, vivace e tenace. Tutte qualità che gli hanno permesso di raggiungere un cammino autonomo ma complicato e appesantito dallo schema tipico della paralisi spastica. Siamo seguiti fin dai primi mesi di vita di Giovanni presso un centro di riabilitazione pediatrica a Vicenza, la nostra città, in Veneto. Proprio qui ci è stato proposto l’intervento di Rizotomia Lombare Selettiva (SDR) perché l’unico intervento capace di migliorare la vita di Giovanni, soprattutto nella vita adulta, quando il peso e lo sforzo di portarsi appresso un corpo sbagliato può creare problemi insormontabili. Prima il Regina Magherita di Torino, poi il Gaslini di Genova, questi sono stati gli Ospedali di riferimento per questo tipo di intervento, ancora sperimentale in Italia. Nessuno dei due ci ha dato buone probabilità di riuscita, pochi successi e qualche esito negativo purtroppo. Io e mio marito non abbiamo accettato e inizialmente rinunciamo all’idea dell’intervento. Dopo un po’ di tempo abbiamo scoperto che l’equipe del Gaslini aveva imparato questa tecnica da un certo dott. Park, di origine coreana, con esperienza trentennale su interventi di Sdr e che opera al St. Louis Children’s Hospital a St. Louis in Missouri. Difficile solo pensarci, per una famiglia che non viaggia molto e non conosce la lingua inglese. Da lì è partita una serie di coincidenze. Abbiamo conosciuto delle persone che ci hanno aiutato ad avere un consulto da questo dottore stando comodamente seduti a casa nostra. Tramite la compilazione di un form, qualche domanda di anamnesi e qualche video di Giovanni, il dott. Park ci ha fatto sapere che nostro figlio era il candidato ideale per questo tipo di intervento e che i risultati sarebbero stati molto ottimistici in base alla sua esperienza. Lì, nero su bianco il nostro sogno si avverava, non abbiamo poi avuto dubbi, e nessuna incertezza. Peccato che i tempi di attesa per i pazienti internazionali era lunghissima, un anno e mezzo o due anni. Tanta attesa, tanta ansia, dopo mesi arriva la data, ma arriva anche il maledetto coronavirus che ha annullato la nostra prima data di partenza. Quando abbiamo avuto la seconda possibilità con un’altra data disponibile, purtroppo ora erano proprio gli Stati Uniti che non volevano far entrare gli italiani in confine, a meno che non si trattasse di vita o di morte... cosa che non era per fortuna, o per sfortuna non lo so, fatto sta che non non riuscivamo ad avere il visto per partire anche se la data si avvicinava. Alla fine ho deciso di rendere pubblico il mio caso, ho chiesto aiuto alle tv locali, ai social, ai giornali, a tutti i mezzi che potessero fare rumore e smuovessero le acque per trovare un appiglio e un aiuto. Nel giro di tre giorni ho avuto una mobilitazione pubblica tale che il consolato americano a Milano non ha potuto fare altro che autorizzarmi il viaggio dandoci il visto per entrare negli Stati Uniti. Un sogno che si avvera, un incubo che si trasforma in un sogno. Siamo arrivati tre giorni prima della prima visita con il dott. Park il quale ci ha ribadito l’importanza di questo intervento per mio figlio e proponendoci un secondo intervento che avrebbe migliorato ulteriormente la situazione di Giovanni. Si trattava di un intervento ortopedico, molto meno invasivo del primo che invece comportava una delicata incisione sulla spina dorsale. L’intervento ortopedico però avrebbe dovuto essere eseguito in un altro ospedale, il Mercy Hospital. Abbiamo accettato senza indugio, fidandosi ciecamente di questo medico, non aveva senso fare altrimenti a questo punto. Ed eccomi qui ora, a raccontare a posteriori la nostra gioia e la nostra gratitudine verso i medici e gli ospedali di questa città, rivelatasi a dir poco meravigliosa! Non eravamo predisposti a muoverci molto durante il nostro soggiorno data la situazione Covid. Il nostro unico pensiero era Giovanni e il suo intervento. Il Covid-19 ha sicuramente reso il viaggio più difficile del previsto. Come si sente tuo figlio ora dopo un percorso così tremendo e difficile? È stata molto dura per tutti, solo io ho potuto stare vicino a Giovanni perché le restrizioni dovute a questo virus impedivano ad entrambi i genitori e tanto meno ai fratelli e sorelle di assistere il bambino ricoverato. Per grazia di Dio fin dal primo giorno sono stata accompagnata da un angelo di nome Rossana Bonfanti, che oltre da farmi da interprete mi ha sostenuta e consolata con immensa e profonda umanità durante tutto il tempo trascorso qui a St. Louis. È stato davvero doloroso il post operatorio e molto straziante per una mamma vedere il proprio figlio soffrire così tanto. Per fortuna gli infermieri erano sempre pronti con gli antidolorifici e i giorni passando lenivano anche la sofferenza. Giovanni si è ripreso velocemente e ha superato dopo pochi giorni anche il secondo intervento con molta forza. Adesso sta meglio e ogni giorno migliora il suo cammino. Dovremo lavorare ancora tanto a casa con la riabilitazione ma ora non ci spaventa più nulla con un’esperienza così alle spalle. Siete riusciti a visitare qualcosa di interessante a St Louis? Con molta serenità siamo riusciti ad affrontare anche qualche gita fuori porta che ci ha permesso di conoscere meglio la vostra, ormai anche nostra, città. Forest Park ci ha fatti innamorare. Abbiamo visitato il museo della scienza, il planetario, lo zoo, l’acquario, la Magic House e il vostro imponente Arco, che ci ha letteralmente lasciati a bocca aperta. Non abbiamo avuto nessuna difficoltà avendo sempre incontrato persone gentili e disponibili. Un’ospitalità davvero disarmante a partire dalla vostra comunità ma non solo. La tua storia e soprattutto la storia di tuo figlio dovrebbe ispirare molte persone ad essere piu' grate per le piccole cose che ci capitano nella vita. Essere in grado di camminare non dovrebbe mai essere dato per scontato. Che dire. Siamo pronti a ripartire, tra qualche giorno torneremo a casa, portando con noi un esperienza tanto forte quanto meravigliosa. Un grazie dal profondo del mio cuore. Siamo molto felici che tu ci abbia contattato alcuni mesi fa e siamo molto lieti di averti aiutata, nel nostro piccolo. Grazie a te per aver condiviso questa bellissima storia con noi. Il viaggio che tuo figlio ha intrapreso per arrivare a questo punto è affascinante. Contiamo di vederti ancora una volta, qui negli Stati Uniti o magari in Italia. Intervista esclusiva di Michael Cross all'Onorevole Fucsia Nissoli Fitzgerald, Deputata al Parlamento Italiano, Circoscrizione Estero - Ripartizione Nord e Centro America. Quali sono le questioni che ritiene rilevanti e qual’è la sua visione a lungo termine in qualità di deputata al Parlamento eletto dai cittadini italiani che vivono nel Nord e Centro-America?
Ci sono questioni di carattere generale che riguardano gli italiani all'estero e questioni attinenti maggiormente le Comunità italiane del Nord e Centro America. Direi che sul piano istituzionale la cosa più rilevante e’ l'istituzione della Commissione Bicamerale per gli Italiani all'Estero che dovrebbe dare più risalto e forza, all'interno del Parlamento, alle politiche emigratorie. L'istituzione di tale commissione dovrebbe sopperire, con la sua forza istituzionale, la perdita del numero degli eletti all'estero così come sancito dalla riforma istituzionale. Poi ci sono le questioni che riguardano le politiche di non discriminazione fiscale che dovrebbero rendere a garantire anche a chi risiede all'estero di accedere alle agevolazioni IMU. Per tale questione ho presentato recentemente, una Proposta di Legge che è tesa a garantire il diritto alle esenzioni IMU prima casa anche per gli italiani all'estero nel rispetto dei trattati Ue, cosa che era stato di impedimento all’implementazione dei provvedimenti che garantivano l’esenzione IMU sulla prima casa dei pensionati italiani all'estero. Inoltre, credo che siano di particolare rilevanza le politiche di rafforzamento dei servizi consolari, quella per la cittadinanza, quelle per la promozione della lingua italiana, viva espressione del nostro patrimonio culturale, e quelle per la tutela e promozione del Made in Italy. A tal proposito, sono riuscita a far approvare un emendamento al Decreto Rilancio, per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, che prevede lo stanziamento di 5 milioni di euro aggiuntivi in favore delle Camere di Commercio Italiane all'Estero (CCIE). Sono fiera di questo risultato non solo per l'obiettivo raggiunto ma anche perché ho visto convergere sul mio emendamento anche altri colleghi, di altri schieramenti, che non erano riusciti a far avanzare le loro proposte emendative in merito alla stessa questione, cioè l’internazionalizzazione. Sono stata molto contenta di essere riuscita ad unire le diverse posizioni politiche per raggiungere un risultato importante per la promozione della nostra economia all'estero, dando sostegno alle CCIE che sono presenti sul territorio e sanno bene come aiutare le imprese italiane nei loro progetti di penetrazione commerciale all'estero. Come dico sempre: l'unione fa la forza! Per ultimo ma non per importanza vorrei citare anche l'attenzione alla tutela della figura di Colombo e del Columbus Day in USA, quale simbolo del nostro orgoglio identitario. Infatti, convinta dell'importanza di questo, ho presentato una mozione a Montecitorio per impegnare il Governo italiano ad agire, sul piano politico e diplomatico, per tutelare la memoria di Cristoforo Colombo oltre ogni forma di revisionismo storico. La mia mozione e' stata firmata dai parlamentari di tutti i gruppi politici e speriamo che possa arrivare presto in Aula per la discussione. Di seguito il link. Si è parlato molto della riforma strutturale dell'intero sistema di rappresentanza degli italiani all'estero. Cosa ne pensa e quali sono i cambiamenti che vorrebbe mettere in atto il prima possibile? Ecco, Lei tocca un aspetto fondamentale per la prosecuzione della vicenda politica degli italiani all'estero affinché possa continuare al meglio. Si tratta di riformare le modalità di voto correggendo tutte quelle storture che si sono manifestate in questi anni. In effetti, si sono fatti molti annunci ma pochi fatti ed oggi che c'è un eletto all'estero al governo credo che il tempo delle scuse sia finito! Bisogna agire subito per garantire la sicurezza del voto all'estero secondo i dettati della Costituzione affinche’ esso sia effettivamente libero, personale e segreto. E questo lo si può fare anche innovando con l'uso dei mezzi che le tecnologie informatiche ci mettono a disposizione: mi riferisco all'introduzione del voto elettronico a partire dalle elezioni dei Comites fino al voto per il Parlamento! I tempi sono maturi e peccato che non si utilizzata la prossima tornata elettorale per il referendum per fare una prima sperimentazione del voto elettronico! L'anno scorso, la nostra comunità ha lanciato il programma di lingua italiana di St Louis che ha riscontrato un successo sorprendente con oltre 70 partecipanti che frequentano regolarmente le lezioni d'italiano. Nel 1999, Franco Giannotti, nostro amico in comune, ha fondato il club “Italiano Per Piacere” come unico club di lingua italiana nel Midwest, che continua a prosperare fino ad oggi. Come puo’ vedere, la promozione della lingua italiana e’ tutt’ora una priorità per noi. Crediamo fermamente che la cultura si sviluppi intorno ad una lingua e che senza la lingua italiana una cultura italiana non possa essere trasmessa alle generazioni a venire. Potrebbe parlarci dell'importanza della promozione della lingua italiana negli Stati Uniti? Il programma di lingua italiana di St Louis è un fiore all'occhiello per la promozione della lingua italiana in USA e ringrazio Giannotti e tutti coloro che si sono impegnati in questa bella avventura. E dico bella non a caso perché la lingua italiana, la lingua di Dante, e’ la lingua della bellezza ! L'italiano è oggetto di grande interesse in USA sia da parte di chi ha origini italiane sia da parte di chi ama la cultura italiana e per questi l'italiano e’ uno strumento fondamentale per comprendere meglio la musica, l'arte e l'enogastronomia italiana. Infatti, nella scorsa Legislatura ho promosso un progetto in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e la scuola Marconi di New York, con il Patrocinio del Consolato Generale d'Italia a New York, che ha permesso a due giovani studenti di origine italiane di fare un percorso di studio di tre mesi a Roma centrato sul rapporto tra lingua italiana ed enogastronomia. Un successo che credo sia da istituzionalizzare mettendo insieme le varie realtà educative presenti negli Stati Uniti ed in Italia! MICHAEL J CROSS President of St Louis - Bologna Sister Cities and creator of the series AUTENTICO: Cooking with Italians in St Louis The new weekly series AUTENTICO aims to showcase classic Italian cuisine from native Italians who live in St Louis. Authentic Italian food is simple, healthy, seasonal, and where luxury ingredients are used in moderation. Italian food is hyper-diverse within each region and the series' goal is to highlight each region's unique flavor and tastes. Each week a new episode is published on the YouTube Channel of the St Louis Italian Community.
Today, over 1,500 Italians live in the St Louis metropolitan area with the bulk of new arrivals being young professionals, doctors, researchers, and students. Realizing that every region of Italy is represented in St Louis gave inspiration to the city's Italians to illustrate the diversity of Italy's cuisine. Below are the links to each of the four episodes which have been filmed thus far. Episode 1: Maria Piarulli, a native of Puglia, prepares the classic Italian dish Risotto with Leeks and Gorgonzola. Not only is Maria a fabulous cook, she is also a professor at Washington University in St Louis. Episode 2: Luciano Racca prepares the antipasto di sedano, noci e formaggio and pairs it with Luciano is a native of Piemonte and is a wine maker with Raineri Gianmatteo. Episode 3: Giovanna Capaldo prepares the classic dish: Gnocchi alla sorrentina. Giovanna is a native of Napoli (Naples, Italy) and lives in St Louis with her husband. Episode 4: Back by popular demand, Luciano Racca prepares the classic dessert of his native Piemonte, pesche ripiene al forno. Luciano uses both Italian and English in this episode. Gianpaolo Cono - Dedicazione del quadro "Spirit of St Louis" alla comunità italiana di St Louis6/30/2020 GIANPAOLO CONO Artista alla Galleria Martucci, Napoli E’ stato naturale e spontaneo dedicare la tela simbolo di tutte le mie mostre, “Spirit of Saint Louis”, alla comunità italiana della città di Saint Louis. La tela che adesso è in mostra alla Galleria Martucci di Napoli, è nata per essere manifesto del mio pensiero artistico - pensieri liberi ed indipendenti, alla ricerca di una comunità di persone aperte all’integrazione ed alla condivisione. Tutte qualità che nella mia fantasia rispecchiano lo spirito del celebre “volo” di Lindbergh, “volo” sostenuto da una città indipendente, come la città di Saint Louis.
Conoscendo, purtroppo solo attraverso pagine web, la comunità di Saint Louis, ho rivisto quello “spirito” in tutte le iniziative ed in tutte le persone che ne fanno parte, lo stesso spirito che incentivò me tanti anni fa a realizzare il quadro Spirit of Saint Louis. Per concludere vorrei citare le parole del giornalista Cristian Iorio, autore dell’articolo pubblicato sul quotidiano Il Roma …”Vedendo la mostra, finalmente capisco perché l’artista Gianpaolo Cono abbia voluto dedicare l’opera manifesto Spirit of Saint Louis alla comunità italiana di Saint Louis. Perché lo “spirito” che percorre tutte le opere in mostra, sono opere migranti che mettono radici negli occhi dei visitatori…” Anche l’Italia ha i suoi George e le sue Breonna: Razzismo e proteste antirazziste in Italia6/9/2020 DR. ELENA DALLA TORRE, PH.D. Lecturer of Italian, Washington University in St Louis Il 2 giugno l’Italia ha festeggiato il giorno della Repubblica, giorno che suggella l’entrata, 74 anni fa, in una nuova era di democrazia e di ricostruzione, segnata dal voto delle donne. Con la nascita della Repubblica, l’Italia si lasciava alle spalle la distruzione della guerra, ma anche la pesante eredità del Fascismo, con la sua ideologia razzista e colonialista. Ma lasciarsi alle spalle quel passato non dovrebbe significare dimenticare o ignorare gli effetti che tale ideologia ha avuto sulla cultura italiana contemporanea fino ad oggi.
I nati, come me, nella provincia italiana degli anni 70, hanno studiato poco, male o per niente il colonialismo italiano - che cominiciò ben prima del Ventennio fascista. Nella provincia italiana del Nord, i Neri erano Sammy Barbot, il conduttore del programma musicale Disco Ring, o il tenero Arnold della seria TV (per gli Americani “Different Strokes”), o il venditore ambulante di orologi, braccialetti e walk-men nelle strade della mia piccola città piemontese. All’inizio c’era curiosità nei confronti della diversità culturale ed etnica, dicono le scrittrici Igiaba Scego e Leila El Houssi, in una recente intervista pubblicata da L’Espresso. Poi dopo l’11 settembre, tutto è cambiato. Alla curiosità, dicono Scego ed E Houssi si è sostituito il sospetto e l’ostilità generalizzata. Fino al punto che quell’ostilità Scego se la sente addosso come un marchio. “Mi sento papabile al pestaggio” afferma la narratrice nel suo racconto “Salsicce”. E poi continua:” Ci accusano di avere la coda di paglia, di invocare il razzismo alla minima sciocchezza, ma vuoi sapere una cosa? Il razzismo ahimé non è una burla. Cazzo, vorrei che fosse una megaburla globale, una farsa di internet, ma la realtà è che se sei nero devi convivere con il sospetto”. (1) È invece bastato internet a far capire che il pestaggio di George Floyd non era farsa, ma l’ennesimo atto di linciaggio di un Afroamericano da parte di un poliziotto bianco. Quel video, diventato virale, ha scatenato una protesta globale. In questi giorni, migliaia di persone si stanno radunando nelle piazze italiane portando come grido di protesta antirazzista le ultime suffocate parole di George Floyd “I can’t breathe”. Il grido di protesta condensa il dolore e la rabbia contro un razzismo sistemico, che come un virus, distrugge le vite di coloro che, in tale sistema non contano o contano poco, ma sui cui corpi sfruttati tale sistema si fonda. Le proteste in Italia hanno il sapore di una rivoluzione pacifica, fatta da collettivi universitari e gruppi di attivisti impegnati su vari fronti dalle Sardine, all’Arcigay, da Non una di meno e Amnesty a Razzismo Brutta Storia e Abba Vive. La verità è che le proteste che si organizzano ovunque in Italia non riguardano solo quel che succede negli USA, a Ferguson o a Minneapolis. Le proteste italiane testimoniano di una presa di coscienza di un razzismo sistemico che è intorno a noi, che è dentro di noi. Tale razzismo ha una storia specifica, che si parli degli USA (genocidio delle popolazioni indigene, schiavitù, Jim Crow, politiche carcerarie, politiche di frontiera) o dell’Italia (politiche coloniali e politiche migratorie e di frontiera). Tuttavia, in quanto cittadini o immigrati bianchi, noi godiamo di un privilegio che non sempre mettiamo in discussione, diventando complici di meccanismi oppressivi. E così anche l’Italia ha i suoi George e le sue Breonna e i suoi Eric. Pensiamo al cimitero che è diventato il Mediterraneo, pieno di corpi senza vita, e senza nome. (2) Su di essi si giocano da anni le necropolitche di governi che alimentano la paura e l’odio dell’altro. Pensiamo alle aggressioni ai danni di Mohamed Ba, attore ed educatore senegalese, accoltellato nel maggio del 2009 nel centro di Milano. Pensiamo a Mor e Cheikh, immigrati dal Senegal e residenti a Firenze, colpiti nel dicembre 2011 mentre lavorano al mercato di San Lorenzo. (3) Pensiamo all’omicidio di un altro Senegalese, Idy Diene a Firenze nel marzo del 2018. Pensiamo ai braccianti africani che raccolgono pomodori in Puglia, comandati da un caporalato. Pensiamo alla prostituzione e allo sfruttamento delle donne nigeriane che fanno ormai parte della famigerata “tratta delle nigeraiane”. Ma pensiamo anche alle volte in cui in Italia si dice di non essere razzisti, ma poi si dà per scontato che ragazz* ner* o asiatic* che prendono il caffé accanto a noi, vengano da chissà quale Paese straniero, quando invece sono nat* nel nostro paesello. Lo recita Ghali nella sua canzone “Cara Italia” che è ormai diventata l’inno di un’Italia multiculturale e multietnica: “Quando mi dicono, vai a casa, io rispondo, sono già qua”. Ghali è la voce rap di una giovane generazione di Italiani, migliaia dei quali non sono, davanti alla legge, nemmeno cittadini italiani, poiché nati da genitori stranieri. Per loro, come documenta il regista italo-ghanese Fred Kuwornu non esiste ancora una legge di cittadinanza sulla base dello “ius soli” che garantisca continuità e stabilità. (4) Il fatto che il colore della pelle ti renda straniero a casa, o il pensare che la questione razziale sia inesistente (la presunta “racelessness” or “colorblindness”) hanno un fondamento razzista, come spiega anche la studiosa Fatima El Tayeb. (5) Esso si fonda sulla costruzione della bianchezza come presupposto delle nazioni europee. In Italia affonda le radici nell’idea fascista che i Neri italiani non esistevano, idea che divenne legge con il Manifesto della Razza, emanato da Mussolini nel 1938, proprio nel periodo in cui le unioni interraziali si moltiplicavano nella cosiddetta “Africa Italiana”. Eppure la storia americana tra 700 e 800 ci racconta che gli immigrati dal Sud Italia arrivarono in USA come persone libere bianche per poi essere considerati Neri perché svolgevano i lavori dei Neri nei campi di canna da zucchero, e vivevano nelle comunità Afroamericane della Louisiana. Per un certo periodo, gli Italiani scatenarono un vero e proprio panico che indusse gli Americani a delimitare il concetto di “bianchezza” e a decidere che gli Italiani non ne facevano parte. Questo panico anti-italiano fu soprattutto panico razzista che sfociò anche in episodi di linciaggio. (6) In questi giorni tutti ci chiediamo come possiamo AGIRE per contrastare il linguaggio del razzismo. C’è chi scende in piazza e marcia, c’è chi fa volontariato, c’è chi dona e fa raccolta fondi. C’è chi fa chiamate. C’è chi si informa e divulga. C’è chi legge. Da insegnante ed educatrice, ritengo che le nostre scelte educative e curriculari siano da sempre fondamentali per elaborare un linguaggio antirazzista e antisessista, e decolonizzare il curriculum. Negli anni di dottorato, ebbi incontri folgoranti con il cinema africano francofono, con l’energia poetica e visionaria di Audre Lorde, con le riflessioni sull’ontologia Nera di Frantz Fanon. Nei miei corsi le questioni di razza e di genere sono al centro della discussione. Ad esempio, le student* trovano nella vivacità provocatoria dei testi di Igiaba Scego un modo per riflettere e comparare questioni razziali e razzismo. Tuttavia accanto alla decolonizzazione del curriculum, occorre che le università continuino a diversificare il corpo studentesco e ad aumentare l’accesso ad un’istruzione di qualità per favorire una conversazione e un confronto reali tra student* e i loro diversi vissuti. Affinché gli studenti e noi tutti educatori facciamo dei nostri corpi, così diversi, un luogo di continua interrogazione, proprio come suggerisce Frantz Fanon, in chiusura di “Pelle nera, maschere bianche”. (1) Si veda la raccolta di racconti “Pecore nere” edita da Laterza dove Igiaba Scego. (2) Si vedano i documentari “Closed Sea” di Andrea Segre o “Fuocammare” di Gianfranco Rosi o il film “Mediterranea” di Jonas Carpignano. (3) Si veda il bellissimo documentario di Dagmawi Ymer, rifugiato datll’Etiopia, “Va’ Pensiero. Storie ambulanti” su http://www.va-pensiero.org/ (4) Si veda il documentario “18 ius soli. Il diritto di essere italiani.” (2012) (5) Si veda di Fatima El Tayeb, “European Others: Queering Ethnicity in Postcolonial Europe” (2011) (6) Si veda l’articolo di Brent Staples, sul New York Times dal titolo “How Italians Became White”. (2019) DR. REBECCA MESSBARGER, PH.D., Professor of Italian and Director of the Italian Department at Washington University in St Louis, Affiliate Professor of History, Art History, International and Area Studies, Performing Arts, and Women, Gender, and Sexuality Studies Art—literary, visual, performative—has served throughout history to translate the suffering experienced by individuals and societies during a catastrophic pandemic, as well to conceive and, indeed, to spur renewal of the individual and of the social order. The Medieval author Giovanni Boccaccio sets his masterwork, the Decameron (1351), in the midst of the mass mortality of the 1348 Bubonic Plague, which the author witnessed first-hand in his city of Florence. More than half of the citizenry, including Boccaccio’s father and stepmother, died of the contagion, which would extinguish the lives of 40-60% of the population of Europe. In the preface, the author explains to his target audience of women readers why he frames his collection of one hundred humorous, ribald, and tragic stories with this world-shattering event. “This horrid beginning will be to you even such as to wayfarers is a steep and rugged mountain, beyond which stretches a plain most fair and delectable, which the toil of the ascent and descent does but serve to render more agreeable to them; for, as the last degree of joy brings with it sorrow, so misery has ever its sequel of happiness.” The ghastly reality of the plague necessitates taking refuge in fiction. Boccaccio’s imagined brigata of young nobles flee the death and chaos in Florence for a villa in the countryside, where they gather in the garden to tell each other 100 stories (one apiece for 10 days) and are thus able to recreate through literary art the social bonds the plague had broken. For his actual readers, the grim historical backdrop is meant to heighten the pleasure of the narrative. As Giuseppe Mazzotta has noted, literature allows the reader “to quit the arena of history …and retreat to the garden” (1986). Far more than an evasion, however, it is meant to be a contemplative and renewing retreat. Boccaccio’s tales frequently center on the power of narrative itself, not only to reveal and to relieve the human predicament, but also to deceive. Boccaccio tacitly cautions that art is reflection and its rhetorical tools can serve to crystalize as well as to distort the truth. Devastating pandemics have compelled artists throughout history to reflect and to reflect on the experience. The British author Daniel Defoe and the Italian poet and novelist Alessandro Manzoni each wrote historical novels based on extensive archival research about the seventeenth-century plague pandemic that swept through Europe. In ways reminiscent of Boccaccio, both authors also explored the range of human reactions to the spread of deadly infection, mass death, social upheaval, isolation and quarantine, as well as the official response to the crisis by ruling state authorities and the church. In Defoe’s Journal of the Plague Year (1722) and Manzoni’s The Betrothed (in the original Italian I promessi sposi, 1827) fear looms as a contagion often more deadly than the plague itself. Manzoni, who had been schooled in Enlightenment ideals, includes a scene in his novel that evokes and condemns one of the most notorious examples in history of inhumanity and the abuse of state power in response to fear provoked by the pandemic. The vivid episode in the novel recalls the mass hysteria in Milan in 1630 that led to the false accusation, the pitiless public torture and execution, and desecration of the remains of two innocent men, Guglielmo Piazza and Giacomo Mora, whose fictitious crimes and glorified punishment were engraved by the Milanese State on a marble Column of Infamy that stood for 200 years. Through the art of the word in his international bestseller, Manzoni renounced and atoned for this injustice and, by illuminating it, sought to deter such future crimes against humanity. Artists have reckoned with and rectified endemic and new injustices that tend to show themselves with violent clarity during times of pandemic. The HIV/AIDS pandemic that began in the 1980s, provoked a radical rethinking of what constitutes art, its poetics, and its political, social, and moral imperatives. Theater, literature, and especially the visual arts confronted not only an elite arts consumer, but a more a general public with the health crisis and harrowing experience of those simultaneously most affected by the disease and most disregarded by government and public health authorities: gay men. Artists such as David Wojnarowicz, collaborators Anthony Aziz and Samuel Cucher, Keith Haring and Theresa Frare, among many others, translated their personal experiences of the ravages and loss of the disease into graphic images that in other times would have been hidden by the forces of social and political quarantine. Paradoxically, therefore, the wreckage and loss caused by pandemic have fomented insurgent artistic creation. Whole artistic movements, it has been argued, grew out of the individual and collective experience of pandemic. Elizabeth Outka in her book Viral Modernism (2019), has shown how the personal experience of sickness and loss during the 1918-1919 influenza gave birth to some of the most important literary works of the early 20th century, including T.S. Eliot’s Wasteland; William Butler Yeats’ The Second Coming; and Virginia Woolf’s Mrs Dalloway. Already, of course, the seeds of Covid-19 are bearing artistic fruit. Across the globe artists are crafting new narratives with words, images, objects, sounds, and all manner of technology to reflect the experience of our own catastrophic time. MICHAEL J CROSS President of St Louis - Bologna Sister Cities Caroline Williard is a professional seamstress well known for her elegant dresses in fashion shows and pageants across the U.S. Prior to the COVID-19 pandemic, creating face masks probably wouldn't have crossed her mind and making Italian Tricolore face masks would have most likely been considered a joke. In fact, creative face masks were almost nonexistent before the virus. Yet here we are. Today, one can find masks in every color, size, and with every pattern imaginable.
Three weeks ago, what began as a fun experiment for Caroline, has led to a steady stream of business. She began creating custom masks with various themes for a few friends. When a friend inquired about making a Italian tricolore mask, she agreed to make a few not knowing there would be such a great demand for them. Since then, just in the past couple weeks, she has sold over 150 Italian Tricolore masks to individuals and companies from Philadelphia to Los Angeles and everywhere in between. Around St Louis, the face masks have been popping up everywhere. Ionia Atlantic Imports, an importer of Italian wines, purchased the masks for all their employees. They can be seen delivering wines showing off the colors of the Italian flag all around the city. 15% of Caroline's sales are being donated to the St Louis - Bologna Sister Cities, a non-profit organization which fosters mutually beneficial relations in economic development, education, art, and culture between St Louis and Bologna. It is often during the most difficult times that individuals like Caroline become the most generous. On behalf of the entire Italian community in St Louis, and in particular, of the Sister Cities organization, we wish to thank Caroline for her generosity and wish her the best of success in her profession. CHIARA ARGENTERO - Italiani Ovunque Una voce portentosa e una passione per la musica lirica ereditata dalla mamma e dal nonno fanno di Benedetta Orsi, mezzosoprano bolognese trapiantata negli Stati Uniti, un talento italiano di quelli che incantano il pubblico d’oltre Oceano. La cantante è diventata mamma in piena pandemia, con tutte le difficoltà del caso.
Una formazione tutta italiana la sua: diplomata in Canto Lirico al Conservatorio di Modena e studente al tempo stesso dell’Accademia Filarmonica di Bologna ha frequentato anche Master Class europee con mezzo soprani del calibro di Teresa Berganza in Spagna. La sua passione, nasce da piccola, all’età di quattordici anni frequentando la scuola bolognese di Tania Bellanca, che riproponeva spettacoli di Broadway in lingua originale. Il primo approccio è con la musica pop e il teatro, ma Benedetta come spesso le dicono i suoi insegnanti, è molto dotata e un talento “sprecato” per quel tipo di musica. Più di uno le propone la lirica, che si adatterebbe meglio alle sue capacità. La vera chiave di volta per la sua vita artistica la deve alla mamma che è sempre stata una fervente frequentatrice dei teatri e una grande amante della musica classica. Così, davanti a una giovane adolescente incerta sul suo futuro e completamente a digiuno di opere teatrali, mamma Orsi decide di portarla alla Scala di Milano a vedere “La Traviata” di Verdi diretta da Riccardo Muti. Ricorda: Finito lo spettacolo ho detto: se io ho anche un’unica possibilità nella mia vita di fare qualcosa sul palcoscenico è quello ciò che voglio fare. Gli esordi e l’approdo a New York Dopo il diploma al conservatorio, Benedetta Orsi inizia a interpretare molte opere di musica sacra, soprattutto nel nord Italia: Modena, Parma, Milano. La sua carriera prende il volo però a Manchester debuttando nei ruoli delle tre grandi regine donizettiane: “Anna Bolena”, “Maria Stuarda” e “Roberto Devereux” per tre anni consecutivi. Il suo centro però è sempre Bologna. In Inghilterra rimane il tempo delle produzioni per poi tornare in Italia e riprendere le interpretazioni sul territorio nazionale. Dice: La mia base è stata Bologna fino al 2009, quando poi si sono aperte le porte degli States grazie ad un concorso che ho vinto, che mi ha permesso di rimanere a New York per quattro mesi con un visto lavorativo. Qui ho fatto il mio primo debutto alla Carnegie Hall insieme alla fondazione Alexander & Buono International. La Carnegie Hall, per Benedetta rappresenta non solo il sogno di una vita, ma anche un vero e proprio trampolino di lancio per la sua carriera che da lì in poi si sviluppa nella Grande Mela. Grazie infatti alla sua interpretazione, la stessa fondazione decide di assumerla come collaboratrice, figurando come sponsor per l’ottenimento del visto lavorativo a lungo termine. Per i successivi quattro anni la mezzosoprano bolognese calca i principali teatri di New York e Miami. L’importanza della lingua italiana nell’opera Oltre ad esibirsi in scena, Benedetta Orsi ricopre anche un ruolo come insegnante di dizione italiana rivolta ai cantanti per la Fondazione con la quale collabora. Dice sorridendo: Uno penserebbe che sia scontato per un cantante approfondire una lingua, anche se non è la sua per interpretare un’aria. Invece non è così. Ci sono molti artisti che non hanno la più pallida idea di che cosa cantino, non solo in America, anche in Italia. Il suo essere italiana doc le permette di aiutare tanti colleghi ad affrontare il palcoscenico nel modo adeguato. Grazie a questo lavoro scopre anche la sua passione per l’insegnamento e, dopo aver ricevuto tanto dai suoi maestri di canto nel tempo, è felice di poter restituire ad altri allievi lo stesso entusiasmo. Galeotta fu la Carmen di Bizet Nel 2017, Benedetta Orsi ottiene un contratto per interpretare la “Carmen” di Bizet a Saint Louis, dove si ferma un mese per il debutto. Qui conosce un giovane Direttore d’Orchestra domenicano, Darwin Aquino con cui è un immediato colpo di fulmine. La sintonia che si instaura tra i due mette in moto una serie fortunata di conseguenze lavorative che si traducono in offerte quasi immediate sia da parte della compagnia teatrale, sia da parte dell’Università Statale del Missouri. La scelta di trasferirsi definitivamente a Saint Louis è spontanea e immediata. Dopo un breve ritorno a New York, Benedetta e Darwin decidono di stabilirsi insieme a Saint Louis. Si sposeranno a Santo Domingo l’anno successivo. Un cambiamento incisivo Il passaggio da New York a Saint Louis è molto netto, ma non per questo meno positivo. Spiega la mezzosoprano: A New York ogni giorno è una sfida per mantenere il posto di lavoro, per trovare nuove realtà con cui collaborare. Il bacino di cantanti che quotidianamente affollano i casting è sorprendente. Mentre Saint Louis ha una realtà musicale bellissima e a misura d’uomo: ci sono teatri, un’orchestra sinfonica, una filarmonica, tre teatri d’opera e c’è moltissimo lavoro sotto il profilo musicale. È stato un po’ tornare indietro a quello che mi mancava. Ricorda molto l’Italia. Ho ritrovato la dimensione della casa e la serenità delle quattro mura. Benedetta Orsi continua stabilmente il suo lavoro in Università insegnando canto lirico e dizione, e parallelamente ha il suo studio dove insegna canto privatamente. Non mancano le apparizioni sui palcoscenici importanti, che rappresentato sempre il fulcro della sua passione. Dal teatro d’opera alle incisioni dei dischi Nel 2015 Benedetta ha inciso il suo primo album solista dal titolo “Christmas around the world” che rappresenta un mix di generi dal classico al jazz, L’album viene candidato ai Global Music Award California dove riceve due medaglie d’argento. Dopo il successo del primo disco, nel 2019 la mezzo soprano viene contattata per registrare un altro album questa volta dedicato all’amore, dal titolo evocativo “La Vox d’amour”, una raccolta di arie d’opera e da camera francesi e che questa volta viene candidato per ben 3 medaglie ai Global Music Award. L’amore ancora una volta è l’ingranaggio che porta dei cambiamenti nella vita di Benedetta Orsi, la sua relazione con Darwin, evolve anche sotto il profilo artistico, regalando alla sua voce una tonalità ancora più dolce e matura di prima. Dice: Qualsisia persona completa con un’altra metà, raggiunge una maturità e un livello emotivo che si manifesta nello stesso tempo necessariamente anche nella musica. Le differenze con l’Italia Il suo grazie più grande, Benedetta lo deve alla sua famiglia, che sin dagli inizi l’ha sempre spinta a provare, sperimentare e andare dove c’erano possibilità concrete di carriera. Dice: Purtroppo l’aspetto negativo del nostro lavoro è che ci vogliono grandi disponibilità economiche. Soprattutto se le possibilità lavorative si manifestano all’estero, è indispensabile all’inizio avere le spalle coperte. Il primo scoglio da superare spesso è l’accesso alle selezioni Partecipare ai concorsi canori in Italia costa moltissimo, in alcuni casi parliamo di centinaia d’euro, mentre in America il costo massimo per un’audizione è di 35 dollari, alle volte è solo richiesto un contributo per il pianista. I giovani negli Stati Uniti hanno la possibilità di sperimentare molto di più, di farsi conoscere con più facilità e di approdare sul palcoscenico, in Italia questo è un processo più difficile e non sempre alla portata di tutti. Il sogno italiano L’orizzonte più immediato si è concretizzato da pochissimo e rappresenta senza dubbio una delle sinfonie più belle che Benedetta e Darwin abbiamo composto insieme: la nascita del loro primo figlio. Un grande rimpianto di Benedetta Orsi, da sempre innamorata dell’Italia, è quello di essersi espressa poco nel Paese del Bel Canto, la sua carriera è esplosa all’estero, ma il suo sogno nel cassetto è interpretare “Sansone e Dalila” alla Fenice di Venezia. Dice: Siamo entrambi innamorati del clima Europeo, abbiamo lavorato molto in Germania, Francia e Inghilterra. E ovviamente siamo innamorati dell’Italia, se ci fosse un’occasione lavorativa interessante per rientrare, la prenderemmo al volo. L’arrivo del primo figlio in piena pandemia Covid-19 Di certo il momento storico rende un po’ più complicata la realizzazione dei sogni della mezzo soprano italiana perché anche negli Usa sono numerose le restrizioni legate alla pandemia, che ha messo in ginocchio moltissime realtà locali e debilitato fortemente tutte le attività legate al mondo dello spettacolo. Dice Benedetta: Purtroppo a causa del covid19 molte attività musicali sono state cancellate o posticipate: quest’estate mi avrebbe visto coinvolta in una serie di concerti con l’orchestra per il lancio del mio nuovo album qui in America, ma purtroppo al momento tutto è stato sospeso. Ancora in forse gli eventi a partire dai primi di ottobre, anche se si parla già di un possibile concerto “virtuale” anziché aperto al pubblico. Posticipate anche le attività corali per le quali l’orizzonte sembra ancora più lontano. Anche Benedetta Orsi, che è una delle principali coriste del Women’s Hope Chorale, deve accettare le decisioni del governo di rimandare il debutto della Messa Jazz a St. Louis che doveva tenersi a maggio, a novembre, con la speranza che non venga rinviato nuovamente. Ma oltre alle limitazioni professionali, Benedetta è stata colpita personalmente dalla pandemia. Lo scorso 2 aprile infatti ha dato alla luce il suo bambino, con parto cesareo, in un clima surreale. Racconta: Per fortuna il boom del virus non era ancora arrivato a St. Louis e così mio marito ha potuto assistere e starmi accanto, ma ogni mattina c’erano continui check per essere sicuri che non avessimo febbre o sintomi, non si poteva lasciare la stanza ed il personale infermieristico era ridotto. Ma il difficile è arrivato quando ci hanno comunicato che mi avrebbero mandato a casa dopo nemmeno 48 ore dall’intervento: trovarci a casa, soli con un neonato, senza nessun aiuto ed io senza potermi muovere dal letto è stato difficile. Quando dopo due giorni ho avuto alcune complicazioni, ho dovuto decidere se andare al pronto soccorso (cosa sconsigliata dalla mia ginecologa vista la possibilità di contrarre il coronavirus) o stare a casa sperando che non fosse niente di grave. E per fortuna cosi è stato. Il dispiacere più grande è stato non poter avere i miei genitori vicini. Avevano pianificato di venire in America fino alla fine di aprile, poi ovviamente hanno dovuto rinunciare per il lockdown. Trovo che la cosa più terribile del Corona Virus risieda nella privazione degli affetti più cari, l’impossibilità di stare accanto alle persone che amiamo. Benedetta però oggi ha una forza in più che le arriva proprio dal suo piccolo Riccardo e dalla gioia di essere ormai una mamma a tempo pieno e guarda con positività al domani, con la certezza che anche dalle situazioni critiche può nascere un mondo migliore in grado di farci apprezzare davvero le sorprese che ci riserva la vita. STEFANO VENDITTI - CAMPOBASSO.IT
Studentessa, sportiva, fotografa, atleta di primo piano. Sono solo alcune delle mille sfaccettature di una giovanissima campobassana che con il suo carattere e la sua determinazione sta conquistando l’America. La città a stelle e strisce di Saint Louis, infatti, è da qualche mese la sua nuova realtà. Dove sta affinando le sue abilità e i suoi diversi talenti sportivi e professionali. Una ragazza che ha ben chiaro i suoi obiettivi e il suo percorso formativo. Che ha accettato una vera e propria sfida in un momento cruciale per la sua crescita umana e professionale. Ilaria Marino è partita per l’America con il preciso intento di fare un salto di qualità. Un salto di qualità nel suo percorso personale ed umano e di studentessa. Una scelta coraggiosa e determinata che da sempre ha ricevuto l’appoggio della sua famiglia. Famiglia che ha sempre rappresentato per lei le basi solide sulle quali costruirsi come donna, come professionista, come sportiva. Una ragazza d’oro pronta a conquistare il mondo grazie alla sua cordialità e alla sua estrema determinazione. Una giovane campobassana che sta portando in auge il buon nome della sua città natale Campobasso e dell’intero Molise. Un ambasciatrice della “molisanità” in una terra che può offrire tanto ad una ragazza con un talento fuori dall’ordinario. Come quello che Ilaria ha nel suo Dna. Ilaria fa parte di quella generazione di giovani campobassani che fuori dai confini regionali e nazionali stanno ottenendo il meritato riscontro al loro talento. Presentati sia come atleta sia come studentessa Il mio nome è Ilaria ho 17 anni, compiuti da pochi mesi, e abito a Campobasso, città in cui sono nata e cresciuta. Quando si tratta di parlare di me è sempre abbastanza difficile, forse perché non so mai bene quale delle tante sfaccettature di me raccontare. Mi piacerebbe iniziare con cosa mi rende felice nella vita, che può sembrare abbastanza banale, ma non lo è affatto. Si tratta come prima cosa della mia famiglia, che mi ha sempre supportata in ogni scelta, anche la più pazza, e nonostante tutto riesce sempre a sorprendermi senza deludermi mai. Sin da quando andavo alle elementari non posso negare che mia madre mi ha sempre aiutata e appoggiata in ogni difficoltà, ed è anche a lei che devo il mio attuale stile di vita del non arrendersi mai. Successivamente ho desiderato sempre di più di poter fare le cose autonomamente. Mio padre anche se impegnato con il lavoro, è sempre stato presente, e ogni suo momento libero lo passa con me e mio fratello coinvolgendoci in attività di famiglia. All’età di 10 anni, dopo aver praticato danza classica e nuoto, mi sono avvicinata al mondo della ginnastica ritmica presso la società ASD Ritmica JAD, lo sport che mi ha cambiato la vita. Se non fosse stato per mia madre che quella sera mi chiese ‘Allora ti va di provare?’ probabilmente non avrei mai messo piede in quella palestra e ora non sarei la persona che sono. La ginnastica ritmica non mi ha formato solamente a livello atletico, bensì soprattutto a livello caratteriale e umano. Mi ha insegnato valori importantissimi, che mi porterò dietro per il resto della vita. Anche per merito della mia allenatrice Enza Fusco che mi è sempre stata vicina durante questo percorso. Questo sport insieme alla scuola durante la settimana sono sempre state le cose che hanno occupato la maggior parte del mio tempo, ma non mi è mai pesato più di tanto, perché mi hanno sempre appassionato entrambe. Di solito dedico il weekend alle uscite con i miei amici e un po’ di svago. La scuola che frequento è il liceo linguistico, studio inglese francese e tedesco, e credo che non avrei potuto fare scelta migliore di questo indirizzo. Nel mio tempo libero una passione che coltivo sin da quando ero piccolissima (grazie a mio padre) è la fotografia, è ciò che mi piace di più in assoluto insieme al cinema. Provo sempre a trasmettere emozioni attraverso le mie fotografie, e quando ci riesco è una gioia immensa. In genere fotografo tutto ciò che mi colpisce e che possa creare un momento perfetto. Ho sempre cercato di unire fotografia e sport, per questo motivo amo scattare anche durante competizioni sportive, come il Giro d’Italia (il ciclismo è uno sport che mi appassiona tantissimo) o tutte le gare di Ginnastica Ritmica, della mia società e non solo, ma quella più importante è stata i Mondiali che si sono tenuti a Pesaro nel 2017. Sto coltivando questa passione, e mi piacerebbe imparare sempre di più, infatti ho partecipato a diversi corsi, workshop, e concorsi fotografici. Difatti durante gli studi nella scuola americana, ho scelto e frequentato la classe di fotografia, in cui è stata allestita una mostra alla fine del semestre e sono state aggiunte diverse delle mie fotografie scattate durante l’anno con la macchina fotografica analogica. L’opportunità di partire per Saint Louis come si è concretizzata? Sin da quando ero bambina sono sempre stata definita come ‘una sognatrice ad occhi aperti’, ho sempre desiderato di poter vedere la città di New York, e studiare in una ‘scuola con gli armadietti’, crescendo però ho avuto sempre di più il desiderio di realizzare qualcuno dei miei tanti progetti. Trovandomi in un liceo linguistico e in vista di una scelta futura di una ipotetica università, frequentare il quarto anno in una High School americana mi è sembrata un’opportunità da non poter perdere. Durante il secondo e il terzo anno di scuola superiore ho iniziato ad informarmi su tutti i possibili modi per frequentare un anno di studi all’estero, e finalmente ad agosto del 2019 all’età di 16 anni dopo un anno di preparazione, ho lasciato l’Italia. Molti tuoi coetanei avrebbero molti timori ad affrontare un periodo formativo così lungo e lontano da casa. Cosa ti aspetti da questa opportunità di studio e immagino di crescita esponenziale? Beh, in effetti mi sono sentita dire da molte persone che fossi pazza, coraggiosa, responsabile o tanto altro e probabilmente ero un mix di tutto questo. Personalmente credo solo che prima o poi dobbiamo separarci dalla nostra vita di sempre, dai nostri genitori, dalla nostra ordinarietà. C’è chi se ne va di casa prima, chi molto tardi e chi addirittura non se ne va. Io ho deciso che per un anno avrei voluto vivere una vita diversa, lontano dal posto che mi ha vista crescere, conoscere nuove persone, immergermi in una cultura a me sconosciuta, e vedere con i miei occhi com’è questo paese di cui tutti parlano. Posso solamente dire che questo anno in America mi ha completamente fatta crescere e diventare una nuova persona, mi sono ritrovata completamente sola a vivere situazioni a cui, se fossi rimasta in Italia, non avrei neanche mai pensato. Sicuramente mi aspetto una crescita a livello didattico e culturali; sociale, per il larghissimo raggio di relazioni e rapporti in tutto il mondo creato sia prima sia durante questa esperienza; ed infine una crescita a livello personale, che come ho già accennato, ha portato ad un’indipendenza e autonomia, che caratterizzano oramai la mia quotidianità, e un modo totalmente nuovo di vedere le cose. L’America vista dagli occhi di una giovane ragazza campobassana, puoi descrivercela? Appena scesa dall’aereo a New York non avevo realizzato di essere effettivamente lì e mi sembrava di vivere in un sogno, come lo era stato per tanti anni. Se potessi descrivere con una sola parola gli Stati Uniti sarebbe: ‘grande’, infatti la mia prima impressione arrivata a St. Louis è stata che tutto fosse enorme, dalle strade alle case, dagli edifici ai negozi, dalla bottiglia del latte al bicchiere, qualsiasi cosa è più grande del normale. Stando all’estero mi sono accorta anche di quanto magnifica e meravigliosa sia l’Italia, e di quante cose gli altri paesi mancano. La differenza più evidente è sicuramente la scuola. Gli studenti passano la maggior parte della loro giornata a scuola, e la loro vita gira tutta intorno ad essa. Gli edifici scolastici oltre ad essere spaziosi e in continua manutenzione, offrono l’opportunità di praticare diversi tipi di sport o unirsi ai club pomeridiani, di qualsiasi classe che si può studiare anche durante le lezioni la mattina riguardante qualunque campo: scienza, informatica, lingue, arte, teatro, musica…ovviamente la scuola predispone di laboratori ed aule enormi in grado di poter praticare ogni materia citata (e non solo). Dagli occhi di una diciassettenne di una piccola realtà come Campobasso ho notato che a livello economico anche le piccole cittadine degli Stati Uniti funzionano in modo eccezionale, soprattutto per l’efficienza nelle infrastrutture spaziose e sempre in continuo cambiamento. Inoltre la tecnologia è presente nella quotidianità, e molto di più rispetto a come la utilizziamo noi, ad esempio, alcune persone fanno la spesa completamente online. Per quanto riguarda le persone, posso dire che sono tutte sempre gentili e sorridenti, all’inizio mi sembrava strano che gli estranei si dicessero ‘buonasera’ tra loro, ma poi mi sono abituata, e ho capito che gli americani sono fatti cosi, sono sempre cortesi anche se la loro giornata magari è stata la peggiore della loro vita. Parallelamente oltre a studiare stai avendo la possibilità di migliorarti anche dal punto di vista sportivo e della ginnastica ritmica? Per quanto riguarda lo sport, la Ginnastica Ritmica non è uno molto diffuso a differenza della Ginnastica Artistica, Cheerleading o danza, ma ho avuto la possibilità di poter sperimentare e provare due nuovi sport non molto praticati in Italia. La mia scuola americana, la Parkway Central High School, ha una vasta scelta di sport che cambiano in ogni stagione, io durante la ‘Fall season’ cioè la stagione dell’Autunno ho avuto il piacere di entrare nella squadra JV di Softball, uno sport simile al Baseball ma solamente per le ragazze, ed è stata un’esperienza fantastica, la nostra squadra era molto affiatata e ci vogliamo ancora bene, e i coach erano bravissimi. Rispetto alla ginnastica ritmica questo sport è molto molto diverso, ma ho avuto il piacere di provare una cosa nuova che mi ha riempito il cuore di ricordi stupendi che porterò sempre dentro di me. Sport ancora più diverso, durante la ‘Spring season’ ovvero stagione di Primavera, Lacrosse: uno sport che mi è piaciuto tanto ma che ho potuto praticare solamente per un mese a causa delle chiusura delle scuole. L’emergenza coronavirus, puoi dirci come segui gli sviluppi in Italia? Quando andavo a scuola, prima che la chiudessero, il mio professore di Government ci faceva vedere in ogni lezione dei video aggiornamento di ciò che succedeva ogni giorno in America e nel mondo. Per quanto riguarda il periodo in cui è iniziata la quarantena sono in continuo contatto con la mia famiglia e seguo le notizie online. E in America, a Saint Louis la situazione attuale? Ha modificato la tua routine quotidiana? Nella città di St. Louis per ora la regola sarebbe di stare a casa e uscire solamente per le emergenze come fare la spesa o comprare farmaci. I controlli non sono così severi come in Italia, quindi le persone sono ancora libere di circolare senza conseguenze penali. La mia routine quotidiana è stata completamente stravolta, prima uscivo di casa alle 6:30 e rientravo intorno alle 18:00, e durante la giornata andavo a scuola, e successivamente agli allenamenti. Mi piace stare in mezzo alle persone, e tutto ad un tratto mi sono ritrovata a non fare più le cose che facevo prima, come tutti ovviamente, e a non poter vedere più i miei amici studentessa e i professori. Ho iniziato a seguire i corsi online della scuola americana di giorno, e quelli della scuola italiana di notte. Durante i prossimi mesi avrei dovuto concludere questa esperienza, con il Prom (il ballo di fine anno) e la Graduation finale. Mi sarebbe piaciuto molto poter concludere al meglio questo percorso, ma è andata così e ora la mia speranza e il mio augurio è solo che tutto ritorni alla normalità! Come si è organizzata Saint Louis per fronteggiare il coronavirus? Attualmente tutti i negozi e gran parte dei parchi sono chiusi, i ristoranti sono aperti solamente per prendere il cibo nel posto e mangiarlo a casa o per consegna a domicilio. In Italia gli studenti sono tutti in modalità a distanza online con i loro rispettivi percorsi formativi, tu? Come ho già accennato sto frequentando la scuola americana online di giorno, eseguendo i compiti di ogni classe, i professori sono in continuo contatto con noi attraverso delle domande o questionari online in cui ci chiedono in continuazione come sia il nostro umore e cosa facciamo durante la giornata. Di notte mi collego con la scuola italiana in video lezione per seguire tutto ciò che stanno trattando al momento. Terminata questa esperienza pensi che l’America possa far parte del tuo futuro di studentessa e di sportiva? Probabilmente sì, probabilmente no. Non sono ancora sicura di ciò che vorrò fare terminati i miei studi alle scuole superiori, magari qualcosa che riguardi la fotografia, il cinema, l’arte. Come atleta spero di poter continuare a praticare sempre sport, perché è ciò che mi fa stare bene e mi libera da tutti i pensieri. Come studentessa credo ci sia ancora un po’ di tempo per pensarci, ma spero che riuscirò a trovare ciò che più mi piace e che mi possa appassionare per il resto della vita. A message from Elisabetta, volunteer nurse of the Italian Red Cross, San Donato Milanese, to the Italian Community of St Louis:
To my fellow Italians in St Louis, I will attempt to write a few words even though my heart is full of emotions and words of gratitude for all of you, so the words will actually be more than just a few. Over the course of not many hours, your initiative has already raised a very important amount of money! Thank you for your generosity, for your closeness, for your affection. My name is Elisabetta and I have been an Italian Red Cross volunteer for over 20 years. I work in ambulances where we provide emergency services and other forms of assistance. Never as in this last month have I been afraid of doing what I’ve been doing for a lifetime; never would I have imagined that Italy, my country and Milan, my city, could go through this type of tragedy. In a matter of days the situation has degenerated, in the hospitals the intensive care units are full of Covid-19 patients and we are starting to run out of steam and resources. We volunteers are engaged in the transportation of the ill and we do have some individual protective gear, but the biggest fear right now is that supplies and manpower won’t be enough to cover this emergency. Your help is immense and I am so grateful to you for it. I hope to be able to meet you all and hug each and every one of you in person one day. Be brave and careful, always! Elisabetta -- Elisabetta Salvati Croce Rossa Italiana - Comitato Locale San Donato Milanese +39 02-5272137 Via Croce Rossa, 6 - 20097 - San Donato Milanese __________________________________ Carissimi italiani a St Louis, provo a scrivervi due righe anche se il mio cuore è gonfio di emozioni e parole di gratitudine per voi tutti quindi, le righe, saranno un po’ di più. Dopo pochissime ore dalla vostra iniziativa avete già raccolto una somma davvero importante! Grazie per vostra generosità, per la vostra vicinanza, per il vostro affetto. Io mi chiamo Elisabetta, sono una volontaria in Croce Rossa da più di 20 anni. Opero sulle ambulanze dove gestiamo primo soccorso e servizi assistenziali. Mai come in questo ultimo mese ho avuto paura di fare ciò che faccio da una vita, mai avrei immaginato che l’Italia, il mio paese e Milano, la mia città, potessero vivere un dramma del genere. Nel giro di pochissimi giorni la situazione è degenerata, negli ospedali i reparti di terapia intensiva sono pieni di pazienti Covid-19 e iniziano a mancare le forze e gli strumenti. Noi volontari siamo impegnati nel trasporto dei malati e abbiamo i presidi di protezione individuale ma la più grande paura è quella che possano non essere sufficienti per coprire l’emergenza in termini di tempo e di persone. Il vostro aiuto è immenso e ve ne sono davvero grata. Spero un giorno di potervi conoscere e abbracciare tutti di persona. Siate coraggiosi e attenti, sempre! Elisabetta -- Elisabetta Salvati Croce Rossa Italiana - Comitato Locale San Donato Milanese +39 02-5272137 Via Croce Rossa, 6 - 20097 - San Donato Milanese PRESS RELEASE: 4 April 2020
The Italian Community of St Louis is inviting all St Louisans to help support the selfless health personnel and volunteers who are working around the clock at the epicenter of the Covid-19 pandemic in Northern Italy. Money raised will be transferred to the Croce Rossa Italiana - San Donato Milanese, a local branch of the Italian Red Cross that is coordinating efforts to combat the outbreak in several hard-hit areas in and around Milan. Money will be used to buy critical equipment and materials, in particular ffp ⅔ masks, surgery masks, gloves, disinfectant and tyvek personal protective equipment. The coronavirus outbreak tearing through Italy has turned a nation that is known for donating medical expertise and equipment abroad into a country in need. Hospitals in hard-hit regions like Lombardy are at a saturation point. Health workers are describing immense pressure and war-like conditions in the fight to treat patients. Every day is a scramble to find more intensive care beds for the critically ill, as well as medicines and basic protective equipment, including masks and gloves. Any contribution, big or small, will make a huge difference. Thank you from the bottom of our hearts and please spread the word! Italy needs help NOW. #westandwithitaly #siamoconvoi #covid19 #unitaliacheaiuta To make a donation, please visit our gofundme page: https://www.gofundme.com/f/we-stand-with-italy-coronavirus Visit the Croce Rossa Italiana - Comitato di San Donato Milanese Facebook page: https://www.facebook.com/cri.sandonatomilanese/ For questions and messages of support: Elisabetta Salvati, volunteer nurse, CRI Comitato di San Donato Milanese [email protected] With gratitude, The Italian Community of St Louis St Louis - Bologna Sister Cities Club Italiano Per Piacere DENIS ALESSIO Corrispondente Una bella giornata di sole ha accolto il 3° Carnevale Veneziano di St Louis. Soulard, il quartiere di St. Louis che ospita il secondo piu’ grande Mardi Gras e festival degli Stati Uniti, era pieno di giovani e gente allegra vestita con costumi colorati che lanciavano coriandoli. Poiché il passato francese di St Louis influenza ancora la cultura locale, varie altre etnie continuano a le moderne celebrazioni di St Louis dal periodo che inizia dopo le vacanze di Natale e culmina il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri, che segna l'inizio della Quaresima, un tempo di digiuno per i cristiani di tutto il mondo. In Italia, questa periodo si chiama Carnevale e gli italiani di Saint Louis hanno celebrato con gusto sabato 22 febbraio all'eclettica Mad Art Gallery nel mezzo di Soulard.
Numerosi Italiani di tutte le età e provenienti da tutte le regioni italiane si sono riuniti, anche in costumi in stile veneziano, per ballare, mangiare, cantare ed ammirare i dipinti di Evelyn Astegno, un'artista vicentina che ha presentato la sua serie MASQUERADE all'evento. Un gran numero di ospiti erano appena a St Louis: studenti e ricercatori post dottorato delle varie università dell'area metropolitana e giovani professionisti che hanno fatto di St Louis la loro nuova casa. Oltre 150 persone hanno partecipato all'evento che comprendeva sei studenti di scambio italiani, diversi membri del Club italiano del Saint Louis University e due giocatori di calcio italiani dell'Università di Maryville, Vittorio Sasso ed Emil Antonacci. Tra i partecipanti anche il veneziano Piero Scapini, CEO di Nooter/Eriksen, una società di ingegneria termica con sede a St Louis e uno sponsor della comunità Italiana. Frank Leta, CEO della Frank Leta Automotive Family, ha fatto una generosa donazione per l'evento e ci ha onorato della presenza della famiglia Leta, mettendo in mostra la loro nuovissima Honda NSX da $ 120K, edizione 2020. Giorgio Bucci, CEO di Arteco Global, è stato ancora una volta sponsor principale dell'evento per il terzo anno consecutivo e lo abbiamo ringraziato ancora una volta per la sua continua generosità nei confronti della comunità italiana. Gli antipasti per l'evento includevano una vasta gamma di salumi, prosciutto, vari formaggi italiani e olive tutti donati dalla Volpi Foods, la cui CEO, Lorenza Pasetti, è stata una forte sostenitrice della comunità italiana per molti anni. Purus Vodka, una Made in Italy e di proprietà della STL, ha fornito cocktail ed una cabina fotografica. Lo chef Ron Buechele ha preparato una lunga sfilza di autentici cibi italiani: l’indiscussa regina della serata è stata indubbiamente la carbonara. Magnifico Food, importatore di autentici prodotti italiani, ha fornito premi per i vincitori del miglior costume e dei migliori dessert fatti in casa. Luciano Racca di Raineri Gianmatteo ha generosamente donato i suoi vini piemontesi. Sono stati inoltre rilasciati buoni regalo per i migliori ristoranti italiani della regione, tra cui: l’Agostino’s Ristorante della famiglia Gabriele di Palermo, in Sicilia, e Acero Ristorante, uno dei ristoranti preferiti dagli italiani di St Louis. Il premio per il costume più creativo è stato assegnato a Marco Hayes, 5 anni, il cui vestito colorato è stato realizzato a mano da suo padre Riccardo Hayes. Le vincitrici del concorso di dessert sono state Nerina Giannotti, che ha ottenuto il maggior numero di voti per i suoi crostoli fatti in casa, un dolce tradizionale di carnevale originaria dell'Italia nord-orientale e più precisamente dei dintorni di Trieste e d'Istria. Le altre vincitrici erano Jessica Hayes con il suo tiramisù fatto in casa ed i deliziosi dolci di carnevale di Carrie Mispagel. Uno dei momenti salienti della serata è stata la performance delle Arti Marziali di Bologna guidate da Ken Harding e dei suoi dodici performers migliori della St Louis School of Arms. La tradizione bolognese delle arti marziali ha origine nel Medioevo. St. Louis ha la particolarità di avere l'unica scuola full-time della “Arti Marziali di Bologna” non situata in Italia. Gli organizzatori del Carnevale di quest'anno sono stati: la comunità italiana di Saint Louis, le città gemellate di Saint Louis - Bologna ed il club ltaliano Per Piacere, l'unico di lingua esclusivamente italiana del Midwest. I volontari per l'evento di quest'anno sono stati: Jessica Hayes, Roberto Lanzara, Scott Hoff, Federica Bertolini, Michael Cross e Cav. Franco Giannotti. L'intrattenimento musicale è stato fornito da DJ Carlos Suarez e Ismael Camacho del Club VIVA. DENIS ALESSIO
Correspondent A beautiful sunny day welcomed the 3rd annual Carnevale Veneziano in St Louis. Soulard, the St Louis neighborhood which hosts the second largest Mardi Gras parade and festival in the U.S., was bustling with youngsters and revellers dressed in colorful costumes throwing beads and trinkets. As St Louis’ French past still influences the local culture, various other ethnicities continue to impact the modern St Louis celebration of the period of time beginning after the Christmas holidays and culminating on the day before Ash Wednesday, which marks the beginning of Lent, a time of fasting for Christians worldwide. In Italy, this time is called Carnevale and St Louis Italians celebrated con gusto on Saturday, February 22nd at the eclectic Mad Art Gallery in the midst of a typical Soulardian bacchanal. Italians of all ages and from all regions of Italy came together, many in Venetian style costumes, to dance, eat, sing, and also admire the paintings of Evelyn Astegno, an artist from Vicenza who debuted her series MASQUERADE at the event. A large number of guests were new arrivals to the St Louis region, i.e., students and post doctoral researchers at the various universities in the metro area and young professionals who have come to call St Louis home. Over 150 attended the family friendly event which included six Italian exchange students, several members of the Italian Club at Saint Louis University, and two Italian soccer players from Maryville University, Vittorio Sasso and Emil Antonacci. Attendees also included the Venetian native Piero Scapini, CEO of Nooter/Eriksen, a thermal engineering firm headquartered in St Louis and a sponsor of the Italian community. Frank Leta, CEO of the Frank Leta Automotive Family, made a generous donation for the event and the Leta family were present for the festivities, showcasing their all new $120K 2020 Honda NSX sportscar. Giorgio Bucci, CEO of Arteco Global, was once again a main sponsor of the event for the third year in a row and was thanked for his continued generosity towards the Italian community. The appetizers for the event included a diverse spread of prosciutto, salami, various Italian cheeses, and olives all donated by Volpi Foods, whose CEO Lorenza Pasetti, has been a strong supporter of the Italian community for many years. Purus Vodka, a Made in Italy and STL owned vodka, provided cocktails and a photo booth. Chef Ron Buechele created a spectacular spread of authentic Italian foods with his carbonara con pancetta being a favorite of the evening. Magnifico, importers of authentic Italian products, furnished prizes for the champions of the the best costume and best homemade dessert competitions. Luciano Racca of Raineri Gianmatteo generously donated his wines from his vineyards in Piemonte. Gift certificates to the region's best Italian restaurants were also given out including: Agostino's Ristorante by the Gabriele Family of Palermo, Sicily, and Acero Ristorante, a favorite of Italians in St Louis. The top prize for most creative costume went to 5 year old Marco Hayes whose colorful and elaborate outfit was hand-made by his father Riccardo Hayes. Winners of the dessert competition were Nerina Giannotti who won the most votes with her homemade crostoli, a traditional carnevale pastry native to north-eastern Italy and more specifically to the region of Trieste and Istria. Other winners included Jessica Hayes and her homemade tiramisu and Carrie Mispagel's scrumptious carnevale torts. One of the evening's highlights was the performance of the Arti Marziali di Bologna led by Ken Harding and twelve of his best performers from the St Louis School of Arms. The Bolognese tradition of martial arts has its origin in medieval times. St. Louis has the distinction of having the only full time Bolognese martial arts school outside of Italy. Organizers for this year's Carnevale were: Italian Community of Saint Louis, St Louis – Bologna Sister Cities, and Italiano Per Piacere, the Midwest’s only exclusively Italian speaking club. Volunteers for this year's event were: Jessica Hayes, Roberto Lanzara, Scott Hoff, Federica Bertolini, Michael Cross, and Cav. Franco Giannotti. Music entertainment was provided by DJ Carlos Suarez and Ismael Camacho of Club VIVA. |
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