Intervista esclusiva di Michael Cross all'Onorevole Francesca La Marca, Deputata al Parlamento Italiano, Circoscrizione Estero - Ripartizione Nord e Centro America. Le comunità di cittadini italiani e italofoni di tutto il mondo sono costituite da persone con varie convinzioni politiche. La scorsa settimana abbiamo avuto il privilegio di intervistare l'On. Fucsia Nissoli di Forza Italia. Oggi abbiamo l'onore di fare un’intervista con l'On. Francesca La Marca del Partito Democratico. Grazie mille della sua disponibilità.
Come mai ha deciso di diventare un membro del Parlamento e, in particolare, essere rappresentante dei connazionali che vivono all'estero? Sono un'italiana di seconda generazione, nata a Toronto, con doppia cittadinanza, italiana e canadese. La mia famiglia allargata, pur essendo perfettamente integrata nel tessuto sociale canadese, ha conservato la lingua e le tradizioni delle origini. In più, fin da piccola, ho fatto con i miei vita associativa nell'ambito della comunità italo-canadese e quasi ogni anno trascorrevamo le vacanze estive in Italia. Nei miei studi superiori ho avuto la possibilità di perfezionare la lingua italiana nel confronto non solo dell'inglese, ma delle altre lingue di studio, il francese e lo spagnolo, nel quadro di una formazione multilinguistica e multiculturale. Gli italiani all'estero, dunque, io non li ho incontrati per strada, ma sono parte integrante della mia vita, così come io stessa sono un tassello della loro realtà. Quando si è presentata l'opportunità di far vivere queste esperienze nelle istituzioni italiane per consolidare in grande quel ponte che io ho costruito in piccolo con il Paese delle origini, mi è sembrato naturale mettermi a disposizione. Gli elettori hanno evidentemente compreso che le mie motivazioni sono profonde e che il mio intento è quello di rendere un servizio ai miei connazionali, in trasparenza e lealtà. Quali sono le questioni che ritiene rilevanti e qual è la sua visione a lungo termine in qualità di deputata al Parlamento eletto dai cittadini italiani che vivono nel Nord e Centro-America? La scala di priorità che ho cercato di rispettare nel mio impegno parlamentare è costruita su questi punti: il recupero della cittadinanza per chi è nato in Italia e il riconoscimento per le donne, e loro discendenti, che l'hanno perduta involontariamente sposando uno straniero; la promozione della lingua e della cultura italiana; il sostegno alle comunità d'affari e alle Camere di commercio italiane all'estero per l'attività che svolgono a favore del Made in Italy e dell'internazionalizzazione dell'economia italiana; il rilancio e l'incremento del turismo di ritorno, vero fattore propulsivo della ripresa italiana; il rafforzamento dei servizi consolari per i connazionali con un particolare riguardo al sostegno dei consolati onorari, e altro ancora. Un filo rosso che tutti li lega è costituito dalla legge sull'istituzione della “Giornata nazionale degli italiani nel mondo”, che avevo già presentato nella scorsa legislatura, quando si era bloccata per via dello scioglimento del Parlamento alla fine del 2017, e che, mi auguro, a breve venga calendarizzata per l’approvazione da parte della Camera. In prospettiva, il mio vero obiettivo, attraverso una pressione continua e una serie di proposte normative e di altro genere, è quello di concorrere ad aumentare la consapevolezza nell'opinione pubblica e nella classe dirigente italiane che gli italiani all'estero sono per l'Italia un’arma in più per rilanciare il Paese dopo il disastro della pandemia e competere con vantaggio nella dimensione globale. La lingua italiana per la nostra comunità è di massima importanza. Quali sono i passi che sta compiendo in modo che ci siano risorse disponibili per i programmi di lingua italiana all'estero? Penso anch'io che la lingua e la cultura siano la carta strategica più importante che l'Italia ha nelle sue mani per proiettarsi con successo nel mondo. Voglio ricordare che se fino ad oggi le risorse ad esse destinate hanno raggiunto standard accettabili, lo si deve soprattutto all'attività dei rappresentanti del PD, che ha consentito di ritornare a 12 milioni per lo svolgimento dei corsi degli enti gestori, di rendere permanente questo budget in bilancio e, soprattutto, di istituire il Fondo quadriennale per la promozione della lingua e della cultura nel mondo, dotato di ben 150 milioni, approvato dal governo Gentiloni di centrosinistra, che è stato in questi anni una vera manna dal cielo. Ora, però, le cose rischiano di cambiare bruscamente perché con il 2020 il Fondo scade e si rischia di rimbalzare all'indietro. Con i miei colleghi del PD eletti all'estero stiamo cercando di ottenere sia il prolungamento che il rifinanziamento. Siamo riusciti a riaprire una finestra anche per i prossimi anni ma i soldi sono ancora troppo pochi. Questa sarà una delle nostre battaglie nella prossima legge di bilancio ma poiché a me piace parlar chiaro non posso fare a meno di dire che sarà dura, molto dura. Perché? La pandemia ha comportato una polarizzazione di risorse sui problemi della salute, dell'occupazione e della ripresa economica. Si sta raschiando il fondo del barile. Ripeto, non sarà facile, ma ci proveremo perlomeno a limitare il ridimensionamento del fondo. Lingua e cultura sono una cosa seria, in tempi difficili, come questi, non meno che in tempi normali e il mio impegno c’è e ci sarà sempre. Come Lei ben saprà, le riforme strutturali delle istituzioni che rappresentano gli italiani all'estero sono necessarie da tempo. Senza un consolato a St Louis, i cittadini italiani qui presenti hanno grandi difficoltà nell'ottenere informazioni e assistenza per quanto riguarda una vasta gamma di esigenze. Il COMITES, inoltre, non e’ stato realmente presente nel venir incontro alle esigenze della nostra comunità sempre più in crescita e sempre più giovane. Quali sono i passi che farà per far sì che le varie istituzioni, finanziate dalle tasse pagate dagli italiani, siano ritenute responsabili del loro operato? Dal nostro punto di vista, il modo di operare del COMITES dovrebbe venir modificato radicalmente. Quali riforme strutturali propone per trasformare il modo in cui viene gestito? Capisco il disagio dei connazionali di St. Louis e sono sinceramente solidale con loro e con le comunità che proprio per il loro attivismo maggiormente avvertono i limiti operativi delle nostre strutture amministrative. D'altro canto, è necessario considerare che in oltre dieci anni di blocco del turnover del personale del ministero degli Esteri si è perduto oltre un terzo degli effettivi e questo purtroppo ha inciso sulla quantità e qualità dei servizi, proprio nel momento in cui crescevano le esigenze da soddisfare. Per la verità, negli ultimi anni si è riaperto il circuito delle assunzioni del personale, sia pure senza reintegrare interamente le perdite degli anni passati, ma prima di arrivare a un assestamento operativo delle nuove figure ci vorrà un po' di tempo. In ogni caso, poiché quella dei servizi consolari, come ho detto, è una delle mie battaglie fondamentali, sono a disposizione di chiunque da St Louis voglia segnalarmi situazioni sulle quali sia possibile intervenire efficacemente. Quanto ai COMITES, resto convinta che la prima riforma sia dargli i soldi per fare delle cose utili per la comunità e la possibilità di muoversi con una certa autonomia, liberandoli dai lacci nei quali spesso sonno irretiti. Circa i soldi, con nostri emendamenti parlamentari, siamo riusciti a reintegrare il milione di euro che il precedente governo aveva eliminato. Circa i poteri, c'è una recente circolare del MAECI che consente loro di fare anche attività sociali e culturali prima bloccate e di usare i fondi per progetti speciali. Non è tutto, ma incominciamo a fare concreti passi in avanti, occupando gli spazi che si sono aperti, senza aspettare un'ora X che rischia di arrivare chissà quando. Il Partito Democratico è orgoglioso di essere una voce progressista in un panorama politico italiano sempre diviso. Il diritto al voto è essenziale per esprimere le opinioni degli italiani all'estero. Nel 21° secolo, come vorrebbe rendere piu’ semplice il voto alle elezioni ed ai referendum per gli italiani all'estero? In molti hanno proposto piattaforme di voto online. Crede siano fattibili? Cosa ne pensa della proposta? Senza fare propaganda spicciola, mi limito a dire che in una fase così convulsa e drammatica per la società italiana e forse per la democrazia italiana, il fatto che vi sia al governo una forza riformatrice, equilibrata e riformista come il PD, dotata di una elevata cultura di governo, è un bene non per noi, ma per l'Italia. Basta pensare al peso che nel buon esito della trattativa europea hanno avuto persone come Gentiloni e Gualtieri. Il voto all'estero va certamente adeguato ai tempi, facendo tesoro dell'esperienza acquisita. Senza buttare, però, il bambino con l'acqua sporca, ma anzi facendo passi concreti nella giusta direzione. Quindi, per quanto mi riguarda, terrei intanto il voto per corrispondenza con tutti gli accorgimenti necessari per assicurare la tracciabilità dei plichi ed evitare possibili brogli. Non sono favorevole all'introduzione della richiesta da parte dell'elettore di votare per corrispondenza, di cui pure si parla, perché la stessa esperienza fatta per i COMITES ha contribuito a far precipitare la partecipazione degli elettori, e questo alla lunga sarebbe una minaccia per lo stesso voto estero. Contemporaneamente, sono dell'avviso che sia necessario avviare una seria sperimentazione del voto su piattaforme digitali, dopo avere risolto però i problemi di sicurezza che restano ancora delicati. Non ho dubbi, comunque, che il futuro vada in questa direzione. Cosa avrebbe il piacere di riferire, per concludere, agli italiani e agli italofoni che vivono a St Louis? Desidero salutare, infine, i connazionali e gli italofoni di St Louis e ringraziarli per la tenacia con cui preservano i rapporti con l'Italia. Voglio dire anche a loro che la prova durissima alla quale la pandemia ci sta sottoponendo, dovunque ci troviamo, deve rafforzare la consapevolezza che abbiamo sempre più bisogno gli uni degli altri. Incrociando il nostro impegno e il nostro desiderio di ripresa riusciremo a fare un'Italia più moderna e dinamica perché più capace di valorizzare e utilizzare le qualità della rete di comunità che ha nel mondo e che nonostante delusioni e difficoltà continuano a guardare ad essa con amore e fiducia.
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AuthorsGiovanna Leopardi Year
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