Elizabeth Bernhardt, PhD, intervista Betty Zanelli, Visual Artist e docente di Decorazione e Fashion Design presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna Tanti anni fa ho incontrato un’artista molto interessante in Via delle Belle Arti, quando abitavo di fronte a lei e molto vicino alla Pinacoteca di Bologna. Durante gli anni siamo diventate amiche e visto che tutta la sua vita si svolge nel mondo d'arte, ho pensato che sarebbe bellissimo conoscerla meglio qui! Ecco alcune domande. Da quando hai saputo che volevi diventare artista? Hai altri artisti in famiglia? Come sei riuscita a realizzare il tuo desiderio in questo campo? Ho sempre saputo di voler diventare un’artista, anche se da bambina non mi era ancora chiaro quale disciplina mi piacesse di più, tra il disegno, la scultura e la fotografia. Quello che posso dirti è che sono stata una fotografa molto precoce. Mio padre era giornalista, critico cinematografico, con una grandissima passione per il cinema e per la fotografia. Aveva sempre con sé la sua Rollei che gli chiedevo di poter usare fin dalla più tenera età. Mi regalò quindi una macchina fotografica tutta per me, una AGFA ISO-RAPID I che ho amato moltissimo. Ho iniziato a fotografare quindi a sei anni e non ho mai smesso… ora uso una reflex digitale Nikon e una Lumix Panasonic LX100. Per rispondere alla domanda su come sono riuscita a realizzare il mio desiderio, devo dire che non è stato facile. Ho cambiato percorso di studi per iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, al corso di Pittura. E non ho mai smesso di pensare ogni giorno in termini di creazione. Mi chiedo sempre “what’s next?” e trovo sempre nuovi materiali, diverse suggestioni e scenari, nuovi stimoli. L’artista lavora sempre, anche quando nel suo studio guarda il muro bianco, o una crepa del pavimento. Cosa ti piace creare? Dove si può vedere il tuo lavoro in mostra (o magari online in questo momento particolare)? Lavoro per associazioni di idee, per stratificazioni: un lavoro sulla memoria e sul tempo. Ho un forte interesse per quello che è dimenticato dall’uomo, oggetti e luoghi abbandonati, coperti da una patina di oblio. Uso media diversi, disegno e fotografia soprattutto, ma quando ne ho la possibilità preferisco un’opera di tipo installativo perché mi interessa molto lavorare sullo spazio e presentare un racconto completo, che preferibilmente includa vari linguaggi, fotografia, oggetti, disegno e pittura, quest’ultima è spesso integrata alla fotografia, diventando così una nuova immagine alterata dalle sovrapposizioni in un inganno ottico tra ciò che è vero e ciò che è dipinto. Una mia opera è in mostra in questo periodo presso il palazzo dell’Assemblea Regionale a Bologna, ma il mio lavoro si può vedere sul mio sito www.bettyzanelli.com o sulla mia pagina instagram. Dove insegni e che tipo d’arte ti piace insegnare? Insegno all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove sono docente di Decorazione e Fashion Design. Insegnare mi piace molto, è un dialogo continuo con i giovani molto stimolante. La cosa che mi interessa di più è trasmettere agli studenti la passione per l’arte e far nascere la fascinazione. Trasmettere la forza rivoluzionaria che rappresenta. Per me è come passare il testimone ai giovani artisti. La città di Bologna e la cultura bolognese influiscono sul tuo lavoro? Come? Qui si apre un capitolo difficile. Credo di avere un rapporto di odio/amore con Bologna: cerco sempre di lasciarla, più sono lontana più sono felice, ma poi non so come, vi faccio ritorno. Ho cominciato a viaggiare assieme alla mia famiglia molto presto. Mio padre era inviato a Parigi e quindi da bambina ho passato là molto tempo. Poi abbiamo iniziato a seguirlo anche ai festival cinematografici e abbiamo avuto la possibilità di vedere un po’ di mondo. E così, appena ho potuto, me ne sono andata. L’occasione si è presentata con una mostra al PS122 di New York. Sono partita per New York giovanissima, avevo appena finito l’Accademia. Era la metà degli anni ’80 e ho trovato una città incredibile, così traboccante di creatività, di arte ad ogni angolo di strada, di opere d’arte grandiose dentro a meravigliosi musei accanto alle piccole gallerie alternative del Lower East Side. Una sensazione elettrizzante di libertà, di possibilità di creare qualsiasi cosa, di essere qualsiasi cosa. Insomma, il sogno di ogni giovane artista. Avevo trovato il luogo più lontano da Bologna, non solo geograficamente, ma anche concettualmente. Per questo ed altro, a New York mi sono fermata per 8 anni e ho lavorato lì come artista, un pezzo di vita molto importante per la mia crescita personale, utile per la mia formazione, la mia creatività e la mia professionalità. Quindi per rispondere alla tua domanda, direi proprio di no, Bologna non influisce sul mio lavoro. New York prima e Berlino in seguito, hanno influenzato il mio lavoro. Bologna rappresenta altre cose, per me: è una culla accogliente, una madre rassicurante; è l’aria dolce di casa, delle sere sui colli, del cinema in piazza, degli amici fidati. Hai un’opera d’arte preferita a Bologna oppure magari un artista bolognese preferito? A chi visitasse Bologna per la prima volta, cosa consiglieresti di vedere? Bologna è una città bellissima, ricca di monumenti e opere d’arte a ogni angolo di strada. Suggerisco in particolare di visitare le chiese, numerosissime a Bologna, ricche di opere meravigliose, anche dove meno te l’aspetti. Per quanto riguarda la mia opera d’arte preferita a Bologna, ti direi la Basilica di Santo Stefano, detta “Le Sette Chiese”, una serie di chiese incastrate una dentro l’altra, in cui si può godere di veri gioielli di epoca romanica. Anche per trovare i miei artisti bolognesi preferiti bisogna andare un po’ indietro nel tempo: sono due donne, la pittrice Lavinia Fontana (1552-1614) e Properzia de’ Rossi (1490 circa-1530), una straordinaria scultrice troppo spesso dimenticata.
1 Comment
4/17/2021 11:42:12
Dear Betty: Io sono uno scultore e mi piace le arte..
Reply
Leave a Reply. |
AuthorsGiovanna Leopardi Year
All
Archives
September 2024
|
|
Contact us:
|