ANNA SICCARDI Harper's Bazaar Magazine Tratto dal romanzo di Sally Benson, Meet me in St. Louis - in italiano Incontriamoci a St.Louis -è un “Christmas musical” che racconta la storia delle quattro sorelle Smith, interpretate da un cast d’eccezione: Margaret O’Brien - al suo esordio -, Mary Astor, Agnes Smith e Judy Garland, che proprio su questo set incontra il regista Vincent Minelli, suo futuro marito. La trama è semplice ma non priva di svolte: ambientato nei giorni che precedono il Natale del 1904, mentre St. Louis è in fermento per l’Esposizione Mondiale che inaugurerà in primavera, il padre Smith propone alla famiglia di trasferirsi a New York per un’importante opportunità di lavoro. Contrariamente al previsto, la prospettiva di lasciare St. Louis getta le sorelle nella disperazione: l’idea di cambiare città, scuole e amici è spaventosa, specialmente per Esther - Judy Garland -, innamorata del vicino di casa Tom Drake - interpretato da John Truett -. Trama a parte, Meet me in St. Louis ha una storia peculiare: il processo di produzione è complesso e viene interrotto più volte, a causa di problemi di budget - arriva a costare un milione e mezzo di dollari, cifra esorbitante per i tempi - e di conflitti interni alla Metro-Goldwin Meyer. Le tensioni tra gli sceneggiatori e il producer, il mitico Joseph Mankievicz, sono tali da spingere quest’ultimo a lasciare la MGM per la Fox e a lasciare anche Judy Garland, con cui Mankievicz aveva una relazione clandestina. Altro problema è lo stato di salute di Garland, che soffre di esaurimenti nervosi e forti emicranie, dovuti a una crescente dipendenza da anfetamine e barbiturici - sul finire della carriera, Garland accuserà la MGM per la continua prescrizione di farmaci per massimizzare le prestazioni dei suoi attori; ma altre star dell’epoca, tra cui Micky Rooney, negano questa pratica e attribuiscono a Garland l’intera responsabilità della propria dipendenza -. Comunque sia, i diari di produzione riportano numerosi episodi di isteria da parte dell’attrice, costantemente in ritardo sul set e incline al conflitto con il resto del cast. Scontenta di alcune parti dello script, Garland costringe Louis B. Meyer, capo della MGM, a diverse modifiche in corso. Del resto, Judy Garland è già una star, adorata dal pubblico e garanzia di incassi. A salvare il clima di lavorazione è la complicità che si crea tra l’attrice e il regista: nonostante Garland abbia appena chiuso la relazione con Makievicz e stia già frequentando Orson Welles, ai tempi sposato con Rita Hayworth, finisce per innamorarsi di Vincent Minelli. Già a fine riprese i due vanno a convivere e si sposano nel 1945, appena dopo l’uscita del film. Esattamente un anno dopo, nel 1946, nasce la loro unica figlia, Liza Minelli.
Un altro motivo per cui Meet me in St. Louis segna uno spartiacque per la carriera di Judy Garland è il cambio di look proposto della truccatrice Dorothy Ponedel, chiamata sul set da Minelli per “aggiustare” il make up delle interpreti. Cresciuta alla MGM accanto a bellezze di prim’ordine come Ava Gardner e Liz Taylor, Judy Garland si considera il brutto anatroccolo e, negli anni, tenta di modificare i propri lineamenti con capsule dentarie e dischetti che modificano leggermente la forma del naso. Dorothy Ponedel fa piazza pulita di questo armamentario e, grazie al make up, la trasforma in una bellezza non convenzionale ma accattivante, diventando la truccatrice personale di Garland per il resto della sua carriera. Nonostante le difficoltà del “dietro le quinte”, Meet me in St. Louis raccoglie un successo di pubblico e d’incassi senza precedenti, triplicando l’investimento nelle solo prime settimane di proiezione. Nominato a quattro Oscar, il film ne incassa uno appositamente pensato per la giovanissima esordiente Margaret O’Brien, che ha appena sette anni all’uscita del film- un “Oscar giovanile” -. L’American Film Institute inserisce Meet me in St. Louis tra i 10 miglior musical di tutti i tempi e due delle canzoni interpretate da Garland nel film diventano dei classici -“The Trolley song” e “Have yourself a merry little Christmas”-.
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